CADINI DI BRENTON E MINIERE DI VALLALTA  

 

 

 

La cartina riporta due siti importanti all'interno del Parco delle Dolomiti Bellunesi, uno di tipo geomorfologico ( Cadini di Brenton ) e uno legato alla storia mineraria di queste zone ( California e Vallalta ).

Raggiunto Sospirolo si devia a sinistra verso la selvaggia Valle del Mis caratterizzata dall'omonimo lago artificiale. I cartelli indicano divieto di balneazione e uso di natanti....ma non si capisce perchè. Quali differenze esistono con il lago del Corlo? Bisognerebbe chiederlo alla direzione del parco....

Sarebbe il caso di rivedere alcune regole che rendono poco fruibile un parco che è quasi abbandonato a se stesso ma intanto qualche barchetta naviga placidamente tra le acque smeraldine e qualche turista fa il bagnetto nelle stesse, come dire che le regole esistono per non essere rispettate.

Abbiamo con noi la guida ( e qui bisogna complimentarsi con l'Ente Parco ) La montagna dimenticata di De Col e Olivotto. indispensabile anche per la visita di Valle Imperina e le sue miniere; anche in questo frangente è risultata indispensabile per alcuni approfondimenti.

Non dimentichiamo anche il volume n.1 della stessa serie dedicato ai Cadini di Brenton  autrice Pieranna Casanova.

 

Veduta del torrente Mis

 

Belle sono le parole di Dino Buzzati che descrive magnificandoli questi luoghi aspri selvaggi, quasi improbabili vista la similitudine con quelle stampe romantiche di fine 800 che tra dirupi, torrenti impetuosi e cime inaccessibili rendevano il paesaggio ritratto a dir poco ipotetico se non di pura fantasia ma communque affascinante.

 

 

I Cadini di Brenton sono una serie di marmitte o meglio calderoni costruiti dal torrente omonimo affluente di destra del Mis.

Per raggiungere il sito si lascia la macchina prima del ponte dove ha inizio il lago artificiale. L'alveo del torrente è costituito da rocce sedimentarie calcareo-dolomitiche vecchie di 200 milioni di anni. L'acqua e i sedimenti che essa trasporta producono l'abrasione della roccia specie in prossimità dei salti da un cadino all'altro; il movimento vorticoso origina dei calderoni dalla forma a botte più larghi sul fondo rispetto alla sommità.

 

 

 

Trattandosi di materiale carsico anche l'azione chimica fa la sua parte: l'anidride carbonica disciolta nell'acqua la rende acida e tale da produrre effetti di dissoluzione chimica del materiale carbonatico che costituisce i vari sedimenti rocciosi.

 

 

La profondità massima dei cadini è intorno ai 4 metri tenendo conto del fatto che alcuni sono ricolmi di sabbia. La cascata visibile nella foto è alta 7 metri ed esercita quindi una forte azione abrasiva sul cadino sottostante.

 

 

E' nelle zone laterali al cadino che i processi di dissoluzione chimica si manifestano maggiormente, specie per l'azione della pioggia.

 

 

La gola molto stretta del torrente Brenton, la poca esposizione produce una notevole influenza sul microclima e dunque sulle specie vegetali che abitano questi luoghi.

Il giglio giallo, la pinguicola e il raponzolo chiomoso, gli ultimi non ancora fioriti ( siamo a giugno ) colonizzano questi luoghi.

 

Giglio giallo (Hemerocallis lilio asphodelo)

Pinguicola alpina (Pinguicula alpina)

 

 

Raponzolo chiomoso (Phisoplexis comosa)

 

 

 

Ripresa la macchina dopo pochi chilometri si raggiunge Titele, si riaattraversa il Mis e si prosegue per Pattine piccolo borgo semiabbandonato posto di fronte a quello che era California e l'anima della frontiera per ricordare il bel libro di Matteo Righetto dedicato all'epopea del contrabbando.

Nel romanzo ambientato a cavallo del Brenta i protagonisti scambiano il tabacco con il rame e l'argento delle miniere del Primiero, quelle della Val Canali appena aldilà del Passo Cereda sullo stesso spartiacque geologico che divide i calcari dalle ignimbriti del Lagorai. La differenza importante è che a fine Ottocento il Primiero apparteneva all'Austria mentre Gosaldo e California erano in terRitorio italiano; differenza non di poco visto che i protagonisti dovevano vedersela sia con le guardie regie che con quelle della Zollwache. E tutto questo per non vivere nella miseria più nera quella della montagna in salita.

 

 

 

 

Bel nome California, evocativo della corsa all'oro del lontano West degli Stati Uniti, oro che se presente in piccole tracce anche qui non era il metallo più abbondante. Fu il mercurio l'oro liquido di Vallalta, la valle che segue la faglia geologica della Valsugana, proseguimento naturale verso Sud - Ovest di valle Imperina.

Il prezioso metallo liquido veniva estratto da miniere scavate in prossimità del torrente Pezzea affluente di destra del Mis.

Numerose furono le gallerie scavate per estrarre il cinabro da cui ricavare il mercurio; le prime ricerche risalgono a fine settecento ad opera della Serenissima, la chiusura degli impianti avvenne intorno al 1879 a causa degli alti costi di estrazione. La ricerca fu ripresa negli anni 20, poi nel secondo dopoguerra e la storia della miniera si concluse difinitivamente nel 1962 anche a seguito di un incidente in cui perirono tre persone per l'inondazione di una delle gallerie.

A differenza di Valle Imperina i fabbricati sono praticamente scomparse o perchè demoliti per recuperare i materiali o perchè distrutti dalle innumerevoli inondazioni dei torrenti Mis e Pezzea che qui sono senza controllo.

 

 

Forni fusori

 

Da una delle gallerie fuoriesce acqua ferruginosa indice della presenza di materiali metallici.

 

 

 

Se California ebbe origine nel periodo in cui le miniere erano attive (il toponimo risale a metà 800 ), successivamente quando il borgo s'illuse di poter vivere grazie al turismo emergente dei primi anni 60, il colpo di grazia venne inferto dalla grave alluvione del 66 che cancellò praticamente tutto cambiando la morfologia del paesaggio e rendendo questi luoghi inabitabili.

 

L'Osteria dell'Orso Nero era piena di volti rubizzi e truculenti,

teste scarruffate e poggiate su ventri gonfi di giovani che sembravano vecchi

e di vecchi che sembravano cadaveri.

Denti ingialliti o marci, aliti pesanti, mascelle enfie cariche di capillari pronti a esplodere

come le mine nei cunicoli delle miniere.

....Gli operai inghiottivano di nascosto i metalli all'interno delle gallerie e li recuperavano a casa

ispezionando con cura le proprie feci...

Quei minatori non avevano speranza, non avevano un futuro e nemmeno un presente.

 

                                                                                                            da L'ANIMA DELLA FRONTIERA di MATTEO RIGHETTO

 

 

 

 

 

 

 

 

California oggi

 

 

Meglio è andata per Pattine (m.686) sul lato opposto del torrente che conserva qualche piccola perla come un bell'affresco parietale con immagini di angeli, beati e  santi:

 

 

 

 

 

O due bacili in ghisa utilizzati un tempo per fondere il mercurio ed ora come recipienti di una originale fontana:

 

 

 

Proprio da Pattine parte il sentiero che in circa un'ora conduce alla miniera; quello originario di fondo valle è stato spazzato via dal torrente stesso, come è successo recentemente anche per il ponte in legno che permetteva di raggiungere California sostituito con una trave pericolante. Come dire che da queste parti la forza della natura è incontenibile anche per l'abbandono dei luoghi che guarda caso ricordano il titolo del volume n.5 degli itinerari del Parco Nazionale.

 

 

California da Pattine

 

Il Piz de Sagron verso Ovest

 

 

L'effetto dell' uragano Vaia nell'ottobre 2018

 

 

Lungo il percorso di Vallalta

 

 

Il Casin (m.870)

 

 

 

 

Esistono da noi valli che non ho mai visto da nessun'alltra parte.

Identiche ai paesaggi di certe vecchie stampe del romanticismo che a vederle si pensava:

ma è tutto falso, posti come questo non esistono.

Invece esistono: con la stessa solitudine, gli stessi inverosimili dirupi mezzo nascosti da alberi e cespugli

pencolanti sull'abisso, e le cascate di acqua, e sul sentiero un viandante piuttosto misterioso.

Meno splendide certo delle trionfali alte valli dolomitiche recinte di candide crode.

Però più enigmatiche, intime, segrete,

La valle del Mis, per esempio, con le sue vallette laterali che si addentrano in un intrico di monti selvaggi

e senza gloria, dove sì e no passa un pazzo ogni trecento anni, non allegre,

se volete, alquanto arcigne forse, e cupe.

Eppure commoventi per le storie che raccontano, per l'aria d'altri secoli,

per la solitudine paragonabile a quella dei deserti.

 

                                                                                                                                                            DINO BUZZATI

 

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