SULL'ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

e sulla FRUIZIONE DELLA STESSA

 

 

Scendendo dagli altipiani di Folgaria tra Val d'Astico e Pasubio, teatri delle cruente battaglie del 15-18 , si arriva prima a Tonezza del Cimone per poi scendere ad Arsiero. Poco più a Sud a Velo d'Astico abbiamo fatto tappa per dare un'occhiata alle vestigia industriali di Schio e zone limitrofe, occhiata che si rivelerà più fuggevole che mai...quasi nebbia!

 

 

 

Monumento a Antonio Fogazzaro a Villa Montanina

 

 

Antonio Fogazzaro nato nel 1942 a Vicenza e morto ivi nel 1911, ha trascorso a Velo d'Astico gli ultimi anni della sua vita. Lo scrittore è noto sopratutto per il romanzo " Piccolo Mondo Antico " pubblicato nel 1896 e ambientato durante la seconda Guerra d'Indipendenza sul lago di Lugano.

Fu Mario Soldati a prendere in mano il libro e a tradurlo in film nel lontanissimo 1941.

Vista l'evoluzione del linguaggio cinematografico sarebbero molti i film da rifare.....mi viene in mente per citarne alcuni " Il Mulino sul Po " di Bacchelli, " Il giardino dei Finzi Contini " di Bassani ma presumo ce ne sarebbero molti altri vista la sterminata letteratura esistente.  

Sul lago Ceresio in località Valsolda a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, esiste un'altra villa dello scrittore ( gestita dal F.A.I. ) a cui a quanto pare, non mancavano i denari visto che di ville a lui intitolate ve ne sono innumerevoli sparse tra Veneto e Lombardia.

Dalla lettura del suo romanzo si comprende che Fogazzaro è il teorico del " grande amore ", quello esclusivo, delle anime nobili, singolari e tormentate, un amore sognato che appartiene sostanzialmente alla letteratura ma non alla realtà. Il gusto è chiaramente tardo romantico e l'ambiente è quello piccolo borghese che aderì ai valori del Risorgimento italiano. Fu senatore del Regno e si occupò a lungo della contrapposizione tra darwinismo e creazionismo non accontentando ne gli uni ne gli altri.

 

 

 

Antonio Fogazzaro (1842-1911)

 

 

Tornando a Velo d'Astico cominciamo subito col dire che Villa Montanina , voluta e progettata dallo scrittore in stile Liberty dopo aver subito ingenti danni durante il primo conflitto mondiale è ora occupata dalle suore che presumo si dedichino agli infanti dell'attiguo asilo.

In pratica della villa originale almeno per quanto riguarda gli interni non è rimasto nulla.

Stessa cosa dicasi di Villa Velo struttura privata utilizzata per matrimoni ed eventi.

Dunque due buchi nell'acqua....luce eterna dona loro  recita la scritta in bronzo sul lucernario Art Deco del parco...alias mettiamoci il cuore in pace.

 

 

 

 

Riprendiamo la strada verso Schio non prima di aver dato un'occhiata ad un'altra villa un tempo di proprietà dell'industriale della lana Alessandro Rossi:

 

 

 

Villa Rossi a Santorso

 

Costruzione imponente fu donata al comune perchè ne facesse buon uso....quale non si sa, visto che è chiusa e le persiane come i vetri delle finestre cadono a pezzi. Per fortuna c'è il parco con dei bellissimi esemplari di Taxodium:

 

 

Tassodio (Taxodium disticum)

 

Albero originario dell'America del Nord è una cupressacea a foglie caduche. Altra caratteristica le sue radici che normalmente vivono a contatto con l'acqua formano dei pneumatofori impressionanti attraverso i quali la pianta respira:

 

 

Arte Naturale....4 miliardi di anni e vieppiù

 

Che dire? Queste radici sembrano un gruppo scultoreo di persone oranti. La natura ha fantasia da vendere!

Giunti a Schio agli angoli delle strade del centro si vedono numerosi cartelli che indicano quelli che un tempo furono delle fabbriche davvero importanti.

Il fondatore Francesco Rossi costruì il primo opificio attiguo alla roggia grande, un canale fluviale deviato dal torrente Leogra che serviva per azionare le macchine per la lavorazione della lana. La Fabbrica Alta in via Pasubio, come recita il cartello ha un elevato valore monumentale, urbanistico e sociale e fu presa a simbolo dell'attività industriale veneta della seconda metà dell'800 come ebbe a dire l'editore Einaudi nella collana Storia d'Italia.....

 

 

 

Fabbrica Alta su Via Pasubio

 

 

Di fronte c'è l'invisitabile giardino Jacquard costruito da Alessandro Rossi nel 1859:

 

 

Il giardino e teatro Jacquard

 

 

 

La Fabbrica Alta e relativo sito industriale

 

 

Tutto chiuso e sigillato ....che facciamo? Battiamo in ritirata? Eh minga! Sono arrivato a Schio per vedere questo celebratissimo sito industriale e non ho intenzione di lasciare vuota la memoria della G5X. Colpa della RAI Storia o 5 che sia che mette in onda bellissimi filmati sull'architettura patria...

Dal lato opposto rispetto all'entrata principale, i soliti ignoti hanno praticato un foro nella rete....indomito l'attraverso che come dice il proverbio tentar non nuoce...

 

 

 

La Fabbrica Alta dal lato Sud

 

 

Effettivamente i cinque piani che caratterizzano la Fabbrica Alta ne fanno un edificio imponente. Osservando la foto storica si nota che sono scomparsi sia la parte davanti sia quella ad essa ortogonale, l'antico opificio dell'epoca del Francesco. Un bel parcheggio, si fa per dire, sta ora lì dove c'era la prima serie di capannoni.

Mi inoltro con fare circospetto nelle vie interne, il verde cresce ovunque, sui tetti e tra i capannoni, è un' intricata foresta simile ad una giungla..e siamo in mezzo alla cittadina di Schio!

 

 

La centrale elettrica

 

I luoghi dell'abbandono, siano paesi o siti industriali hanno un fascino unico, tale che mi perderei tra i capannoni se la consorte non fosse rimasta fuori..

Ecco l'immagine più strabiliante che è possibile cogliere: da quanto è lì il capoccione in polistirolo retaggio di un probabile carnevale scledense?

 

 

Il teatro dell'abbandono

 

Effetto analogo ma forse non della stessa intensità e quel bidone azzurrognolo abbandonato in quel vuoto di colonne dipinte di giallo:

 

 

Ho il tempo contato dannazione e non mi rimane che l'ultimo scatto:

 

 

Monumento della seconda vita (1948)

 

Monumento a chi?  Vi risparmio il testamento del fu Alessandro Rossi, personaggio forse un po' paternalista ma quelli erano i tempi.

I tempi di una borghesia imprenditrice illuminata che pensò non solo a se stessa ma anche al benessere degli operai. Il Rossi che divenne senatore, edificò un quartiere operaio adiacente alla fabbrica, un asilo, una scuola di avviamento e molto altro ancora per sollevare la situazione materiale e culturale delle maestranze.

Questo dice in soldoni il testamento.

Vista la foresta che cresce intorno e che presto fagociterà anche il monumento, sorge spontanea la domanda chiaramente retorica, su quale sarà il futuro della cosidetta patria intesa come luogo di sviluppo ancora una volta sociale e materiale, luogo che non può prescindere dalla conservazione della memoria e quindi dei luoghi a cui essa fa riferimento.

Ovviamente non leggo il futuro ma questo ed altri esempi di sottocultura nazionale sono innumerevoli e dunque le sorti non saranno affatto luminose.

Salviamo la giornata che un casuale colpo di fortuna, dopo si tanta sfiga, mi permette di accedere in via straordinaria all'ex Lanificio Conte posto a poco distanza. Stanno allestendo uno stand sull'archeologia industriale (sigh! ) in cui l'indiscusso protagonista sarà il Rossi e le porte sono aperte. M'intrufolo e nella parte inferiore c'è la mostra del circolo fotografico scledense. Qui si fanno le cose in grande e il tema del lavoro è sviluppato in tutte le sue forme.

La panoramica che segue può rendere solo in parte l'idea del numero di opere in esposizione visto che a sinistra si sviluppa uno spazio analogo:

 

 

 

Spazio espositivo Lanificio Conte: mostra sul lavoro a cura del Circolo Fotografico Scledense

 

 

Nel pomeriggio lasciamo Schio per fare ritorno a Velo. Lungo la strada dopo Piovene Rocchette s'incontra la Birreria Zanella o Summano come recita la scritta:

 

 

Poco più avanti la strada si affianca all'antica ferrovia che univa Piovene ad Arsiero. Smantellata come tutte le tratte secondarie durante gli anni 60 o dello sviluppo della mobilità privata è stata fortunatamente convertita in pista ciclo-pedonabile e ne facciamo volentieri un tratto.

 

 

 

 

E pensare che lì passava un treno che attraversava numerose gallerie alcune utilizzate nella prima guerra mondiale come postazioni di artiglieria.

 

 

 

 

All'orrido di Meda oggi una foto così spettacolare sarebbe impossibile da realizzare; la vegetazione è talmente folta che l'Astico molto più in basso è invisibile:

 

 

 

 

Puro Far West, i tempi di California, di Nevada della Yole e del contrabbando di tabacco in Valsugana leggi Matteo Righetto.....ecco appunto per fortuna che il treno della Brenta ancora esiste seppur a singhiozzo. Quanti rami cosidetti secchi farebbero oggi la gioia dei ciclo-turisti?

 

 

 

Il tracciato della vecia ferrovia veneta

 

 

Foto storica un po' confusa la seguente ma mi premeva far vedere l'incredibile ponte sull'Astico di un altro ramo secco, quello di Piovene - Asiago che saliva fino ai 1000 m di quota dell'altipioano.

 

 

La parte in ferro non esiste più e il buco nero di la dal ponte dista più di 200 m. Sarebbe stato spettacolare attraversare l'orrido sull'originale ponte in ferro.

 

 

Resti del ponte sull'Astico della tratta Piovene - Asiago

 

 Per capirci la fabbrica sull'Astico è molto più in basso e mi gira un po' la testa:

 

 

Concludiamo la nostra passeggiata sulla vecchia  " Ferrovia Economica "  fermandoci al casello n.6 ora trasformato in un bel punto di sosta per ciclisti e pedoni:

 

 

Il casello n.6

 

Per fortuna o necessità qualcuno non demolisce ma recupera le memorie del passato rifondendo loro nuova vita.

 

 

Il casello n.6.... oggi

 

NOTA:

Alle lamentele presenti nel testo ho dato seguito con una lettera al sindaco di Schio; pubblico per correttezza la risposta della responsabile dell'Ufficio Promozione del Territorio:

Egregio Sig. Riccardo di Valerio,
relativamente alle sue segnalazioni riguardanti il patrimonio di archeologia industriale, ci teniamo ad informarLa che del complesso ex Area Lanerossi il Comune di Schio è attualmente solo gestore della storica Fabbrica Alta  a causa di una procedura di Cessione Vincolata: i 13 ettari d'area e relativi edifici inclusi non sono quindi di proprietà del Comune ma di una società in liquidazione. Il patrimonio storico artistico del Comune di Schio è molto ampio e gradualmente si sta progettando il restauro o la rigenerazione degli spazi. Tenga altresì conto che il Comune di Schio non dispone delle medesime disponibilità finanziarie di altri Comuni presenti in Regioni a statuto speciale.
Valuti la possibilità di venire nuovamente a Schio durante il fine settimana oppure ci contatti per una visita guidata, molte sono le iniziative proposte e le occasione di visite guidate: vedrà che la Città le appare diversamente e molto accogliente!
Tutte le proposte, attività eventi sono visibili nel sito www.visitschio.it

La ringraziamo e porgiamo gentilissimi saluti

Ufficio Promozione del territorio

 

SPERIAMO CHE LA PROCEDURA DI CESSIONE VINCOLATA PROCEDA...................BAH!

LA BUROCRAZIA IN ITALIA E' ALL'ORIGINE DELLO SFASCIO DEL PAESE!

I SCHEY VENGONO BUTTATI DALLA FINESTRA!

HO PROMESSO IN OGNI CASO DI RITORNARE!

 

 

 

 

P.S.

 

Nel novembre 2019 ricorreva il bicentenario della nascita di Alessandro Rossi (1819 - 1898) e il comune di Schio stava organizzando una mostra sul grande industriale quando mi trovavo lì in visita. Purtroppo non ho potuto vedere la mostra dato che la inauguravano una settimana dopo. ( Sob....si potevano visitare anche gli edifici chiusi e il parco)

Sul web c'è questo link con una piccola audioguida: http://www.rossi200.it/

 

 

 

 

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