Merita qualche parola in più la scogliera devoniana del Coglians, splendidamente conservata assieme alla sua rampa che scendeva ad est nel bacino: infatti, nella Creta di Collina - Pal Piccolo troviamo calcari ancora assai fossiliferi, calcareniti grossolane e anche brecce depostisi sulla rampa prossima al margine della scogliera.....
La scogliera aveva un’estensione di circa 10 km per 5, paragonabile a quella degli atolli attuali del Pacifico e corrisponde a un accumulo organogeno di oltre 1200 m, con più di 500 specie descritte in gran parte dal grande geologo carnico Michele Gortani (stromatopore e tabulati, tetracoralli, briozoi, alghe, brachiopodi, gasteropodi, ortoceratidi, trilobiti ...).
La specie di brachiopode della fine del Devoniano inferiore
Karpinskia conjugula consuelo, tipica di lontane regioni uralo-asiatiche e comunissima alla Creta delle Chianevate, fu definita da Gortani “la più bella specie” della pur ricchissima fauna paleozoica carnica e fu da lui dedicata con il secondo nome specifico alla memoria della sorella...Dal volume “Il Tagliamento”, CiErre edizioni, 2006 di Adriano Zanferrari
Alpi Carniche:
e nel dettaglio il M.te Coglians:
Dal Rif.Tolazzi raggiungibile con l'automobile partendo da Forni Avoltri si può decidere se salire al Rif.Marinelli oppure al Rif. Lambertenghi posto sul valico di confine con l'Austria. Il Geo-Trail che inizia dal lago di Volaia e viene pubblicizzato in numerose guide ci ha suggerito di intraprendere la salita al secondo rifugio.
Il gruppo del Coglians lo si può osservare molto bene dal M.te Crostis; da Ravascletto 15km di salita su asfalto ( è possibile accorciare il percorso tagliando qualche volta per il bosco) portano alla sella che divide il Crostis dal Cimon di Crasulina:
La sella da dove ho scattato la panoramica è posta più a Est del gruppo del Coglians quasi sul meridiano del P.so di Monte Croce Carnico; in ogni caso la vista è spettacolare così come lo è il contrasto tra i verdi prati della Val Grande e le nude rocce grigie che la sovrastano.
La forma del paesaggio è rivelatrice di una storia geologica diversa e diversa è la natura delle rocce che compongono i rilievi in questione.
Ma qui le cose si complicano non poco...
Facendo un bel passo a ritroso nel tempo di circa 500 milioni di anni, all'inizio dell'era paleozoica si scopre che le attuali Alpi Carniche appartenevano ad una placca imparentata con quella Kazhaka ed erano a stretto contatto con i Monti Urali.
Dal volume “Il Tagliamento”, CiErre edizioni, 2006 di Adriano Zanferrari |
INDICE DEI NOMI: C = CARNIA K = KAZAKHSTAN S = SPAGNA F = FRANCIA P = POLONIA I = ITALIA T = TURCHIA IR = IRAN AP = PROMONTORIO AFRICANO AF = AFRICA M = MADAGASCAR IN = INDIA AU = AUSTRALIA |
Questa ipotesi è confermata dai ritrovamenti fossili che rivelano che la placca "Carnica" era isolata all'interno di un oceano molto vasto che ha permesso uno sviluppo notevolmente diversificato dal punto di vista biologico, maggiore di quello che si svilupperà nel Triassico.
Solo successivamente nel Carbonifero, la migrazione delle placche ha saldato la Carnia al continente Europeo e solo la recente orogenesi alpina ne ha messo in evidenza la conformazione.
Sta di fatto che questa zona delle alpi è alquanto vetusta e i fossili devoniani si ritrovano solo qui e sono incastonati nelle rocce grigie che sovrastano il Passo di Volaia:
Le specie botaniche, a differenza dei fossili magari quelli microscopici della letteratura scientifica, sono più alla portata dell'escursionista:
Hieracium villosum
Papaver raethicum
Dopo circa un'ora e 30min di cammino siamo in vista della méta:
A ridosso dei baraccamenti della prima guerra mondiale, sorge il Rif. Lambertenghi - Romanin (1995m.). Qui le rocce color ocra hanno una struttura reticolare a maglie molto schiacciate; sono probabilmente le più antiche dell Alpi Carniche appartenendo all'Ordoviciano (Formazione dell'Uqua - 450 milioni di anni circa).
L'Achillea del Clavena colonizza le fessure mentre il ferro conficcato a forza ricorda storie di guerra e di dolori:
Poco oltre il passo c'è il lago di Volaia qui fotografato da Est:
Nel libro del geologo Venturini (Edizioni Museo Friulano di Storia Naturale) vi è una foto analoga; le rocce grigie in alto risalgono al Devoniana, gli strati inferiori più antichi al Siluriano e Ordoviciano. A complicare le cose vi è intercalato uno strato del Carbonifero che nella normale storia geologica dovrebbe trovarsi al disopra dei calcari devoniani. Ma qui sono passate ben due orogenesi, quella ercinica del Carbonifero e quella alpina ben più recente del Cenozoico. Entrambe hanno contribuito a mescolare le carte ....
Sulla sinistra del passo c'è un'incredibile monolite che pare conficcata apposta nel prato; è il così detto pianoforte:
Fa da sfondo il lungo contrafforte dell'Alpe di Volaia.
Volgendo invece lo sguardo a destra del passo, ai piedi della parete Nord del Coglians è tracciato il Geo Trail che scende dalla Val Valentina tutta in territorio austriaco:
I cartelloni in lingua tedesca (anche se pare che la Regione Friuli abbia contribuito al finanziamento dell'opera) erano piuttosto malconci cosa strana a vedersi nell'Austria felix.
Molte le indicazioni sui fossili, poche quelle sulla stratigrafia ed età delle rocce visibili all'escursionista. Forse la visita molto frettolosa non mi permette di esprimere un giudizio obiettivo, ma penso che il Geo Trail abbia bisogno urgentemente di essere risistemato.
Percorrendo la valletta si osservano rocce di colore, struttura e orientamento diversi:
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Ma è solo su calcari grigi ed in particolare sui grossi massi franati dalla parete Nord del Coglians che si possono notare con una certa facilità dei resti fossili:
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Sulle nere rocce stratificate probabilmente peliti originate da depositi fangosi, crescono le sassifraghe:
Saxifraga paniculata
Saxifraga solcata
Mentre il geranio montano e il doronico di Clusio completano il quadro dei colori:
Camminare per monti, capirne la storia (per quella geologica il compito è piuttosto arduo) e ammirarne la bellezza....