GIBELLINA
NOTE A MARGINE
La valle del Belice è stata colpita dal terremoto nel lontano 1968. I seguito alle scosse che si verificarono tra il giorno 14 e 25 gennaio, Gibellina, Salaparuta e Montevago furono rasi al suolo; i superstiti, avendo perso le poche cose che avevano, vissero per giorni in uno stato di totale indigenza. Tra le macerie furono rinvenuti decine di morti il cui numero totale fu di circa 300 persone, più di 70.000 furono gli sfollati.
Ricordo che le polemiche che seguirono la ricostruzione andarono avanti per decenni; nel 1973 i baraccati erano 48.182, nel 1976 erano ancora 47 mila.
Le ultime 250 baracche con i tetti in eternit furono smantellate nel 2006.
Encomiabile fu l'apporto di artisti e architetti per la ricostruzione del paese di Gibellina riedificato a qualche chilometro di distanza da quello antico.
Il paese nuovo presenta tutta una serie di vie e piazze monumentali come la porta del Belice di Consagra (1920 -2005) costruita nel 1981. Leggo che l'artista scomparso il 16 luglio 2005 è stato seppellito a Gibellina per sua espressa volontà. (Allora, era il 2007 non lo sapevo e così mi sono perso la tomba monumentale e non ho potuto omaggiare l'artista scomparso!!!!!)
Nell'intenzione dei progettisti c'era l'idea di costruire un paese moderno dotato di tutti i servizi compresi un teatro, una biblioteca un centro civico.
Ricordo però che l'impressione fu quella di un paese troppo grande, disabitato, vuoto, quasi morto, una specie di museo all'aperto.
E' difficile ricollocare le persone in un altrove privo di storia anche se le case sono dotate di tutti i confort necessari. Manca il collegamento con le radici, con il territorio e questo non è più ricostruibile, il terremoto l'ha reciso fatalmente.
Il Sud Italia soffriva e soffre tutt'ora di una mallattia cronica: l'assenza di lavoro per cui abitare a Gibellina Nuova e rimanere disoccupati era ed è una contraddizione in termini.
Burri (1915-1995) l'artista dei " Cretti " ha messo la sua firma su Gibellina Vecchia. Il cemento delimita i vecchi edifici a ricordo di quella che in passato era la struttura del vecchio paese. E' una delle più significative opere di Land Art a livello mondiale; Burri ha avuto mano libera....il paese era un disordinato accumulo di rovine e con il Cretto il ricordo di quello che una volta era un abitato ricco di vita verrà reso immortale per sempre.
Leggo ancora che l'inaugurazione del Cretto è avvenuta nel 2015 in occasione dei ventanni della scomparsa dell'artista.....ammazza che opera lunga!!!!!
La fotografia del Cretto è abbastanza difficoltosa non essendovi una posizione adeguata per isolare l'opera dell'artista.....bisognerebbe disporre di una grù!!!!
Le fotografie sono state ottenute con macchina fotografica digitale.
" ......Il Grande Cretto evoca tanto la catastrofe avvenuta
quanto l’inestinguibilità della memoria che, pur velando ogni cosa, la
evidenzia. Davanti al Grande Cretto di Gibellina si comprende che la forma è una
cosa vera, che lo spazio è un pensiero diversamente replicabile e aperto e che
l’arte ha il potere di dare senso alle cose, con il più eloquente dei silenzi”
(Bruno Corà, catalogo della mostra “Burri I Cretti”).