A Cesiomaggiore ad una decina di chilometri da Feltre si trova questo interessante museo etnografico.
La villa ottocentesca con piacevole vista verso le colline e montagne della sinistra Piave, ospita una ricca collezione di rose antiche:
Il percorso museale inizia con una esposizione degli ambienti e oggetti tipici delle abitazioni rurali di questa parte del territorio prealpino.
Tra questi ambienti il più importante era sicuramente il " larin " che disposto al centro della cucina, permetteva la preparazione dei cibi e allo stesso tempo di riscaldare la stanza più importante della casa dove si riuniva l'intera famiglia nelle lunghe serate invernali.
Porta posate in legno e poggia pentole in ferro hanno una eleganza inconsueta:
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L'ambiente alpino è sempre stato un ambiente difficile specie in passato dove si poteva fare affidamento solo sulle proprie braccia e se andava bene sulle zampe di un asino o di un mulo. Il trasporto di derrate alimentari, di materiale da costruzione e di legname ha spinto i montanari a trovare soluzioni che permettessero di ridurre la fatica nello svolgimento di queste mansioni. Esistono così slitte dalle molteplici forme perchè create da artigiani di provenienza diversa e utilizzate per scopi diversi; le cosidette " musse " erano adibite al trasporto del legname e del fieno:
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Quegli stessi abili artigiani, fieri della loro capacità inventiva ma sopratutto tecnica, decoravano gli oggetti realizzati con il " marchio di fabbrica " simboli che ricordano l'arte " segnica " di Giuseppe Capogrossi; questo artista del 900, disponeva sulla tela a volte in modo razionale ma spesso libero, analoghe forme, geroglifici, cifre e segni dalla valenza primitiva e ancestrale,
Un'altra sezione del museo è dedicata all'emigrazione che ha coinvolto una parte cospicua della popolazione bellunese. Carestie, malattie ma sopratutto guerre hanno costretto queste genti a migrare a volte solo stagionalmente ma più spesso definitivamente verso paesi e luoghi dove le prospettive di vita fossero migliori. Restavano i vecchi e i bambini che vivevano dei magri proventi della terra e dei denari dei figli emigrati. Chi migrava scriveva qualche volta a casa per dar notizia di sè a parenti e famigliari:
Una migrazione del tutto particolare è quella delle balie da latte; nelle famiglie borghesi delle grandi città, le mamme affidavano i propri i figli alle balie ossia altre donne che avevano da poco partorito e potevano quindi allattare in questo caso figli non loro. Se da un lato le balie avevano il vantaggio di una vita sicuramente migliore da tutti i punti di vista, alimentare, della pulizia e anche sociale, lasciare il proprio figlio nel paese di origine affidandolo ai propri parenti deve essere stato un passo molto doloroso.
Accadeva poi che tra la balia e il bambino allattato, nascesse un legame affettivo molto più forte che tra il figlio e i veri genitori.
Il mondo è in ogni caso molto piccolo perchè la signora Maria di Mugnai dopo aver allattato il famoso regista Luchino Visconti è passata al servizio della famiglia Necchi; la loro villa di impronta razionalista si trova a Milano e l'ho potuta visitare alcuni anni fa.