AI PIEDI DEL MONTE ROSA

 

Precisiamo subito che a differenza del Rosengarten........

......il toponimo italiano Monte Rosa e quello francese Mont Rose non derivano dalle tinte rosa che colorano il massiccio all'alba e al tramonto,

ma piuttosto dal latino " rosia ", attraverso il termine del patois valdostano " rouése " o " rouja ", che significa " ghiacciaio".......

 

Ultime luci sul M.te Rosa

 

A Nord di Biella le prealpi sono percorse dalla panoramica Zegna, strada fatta costruire dagli imprenditori omonimi che ancora oggi si occupano di lane e tessuti affini. La ditta è tutt'ora operante in questo settore e la sua fabbrica è sita a Trivero dove la strada proviente da Rosazza in Val del Cervo finisce dopo circa 25 km.

Questa strada è importante per due motivi uno legato ai panorami e l'altro di ordine geologico. La Linea Insubrica la faglia che divide la zolla europea da quella africana taglia la panoramica quasi ortogonalmente a Bocchetta Sessera prima di inabissarsi nella pianura biellese sotto chilometri di depositi risultanti dallo smantellamento delle Alpi a opera di fiumi e ghiacciai.

 

 

Strada panoramica Zegna

 

 

L'omonima Oasi Zegna è menzionata come luogo importante anche per la flora ma vuoi la stagione inoltrata o qualche altro motivo, di fiori sui prati sommitali non c'era traccia; probabilmente la quota media intorno ai 1400 m. non permette grandi fioriture dopo il mese di giugno e inoltre fatto questo negativo per l'escursionista, la zona è infestata da zanzare che approdano direttamente dalle risaie del vercellese; un vero flagello che già ci perseguitava dal lago di Viverone - Serra di Ivrea compresa.

Il M.te Rosa lo si può vedere dalla bocchetta successiva, quella di Margosio. Alzata alle 5.30 per la foto canonica all'alba:

 

 

 

 

 

Il massiccio del Rosa dista in linea d'aria 35km ma con il tele della compatta è perfettamente distinguibile:

 

 

Il Rosa da Bocchetta Margosio

 

A sinistra il primo 4000 è il Castore seguito dalla cuspide del Lyskamm; Punta Parrot, Gnifetti e Nordend sono nella parte centrale. Sulla Gnifetti è posta la Capanna Margherita ( m.4554 ) il rifugio più alto delle Alpi.

Per osservare bene il massiccio e in particolare la parete Est la cosidetta parete himalaiana che misura 2600 metri di dislivello, bisogna salire però a Macugnaga  percorrendo la Valle Anzasca:

 

 

Alba sul Rosa dall'hotel Cristallo di Macugnaga

 

Ore 5.00

 

Ore 6.40

 

Il massiccio è visto questa volta da Est: a sinistra c'è la punta Gnifetti, poi lo Zumstein innevato, la Doufour rocciosa è la più alta del gruppo ( m.4634 ) e infine a destra la Nordend.

A titolo informativo riporto le seguenti note da Wikipedia:

 

.....altri tentativi si susseguono, finché il 22 luglio del 1872, i britannici William Martin Pendlebury, il fratello Richard Pendlebury e Charles Taylor, la guida italiana Giovanni Oberto, la guida svizzera Ferdinand Imseng e la guida austriaca Gabriel Spechtenhauser riescono nell'impresa, raggiungendo la Punta Dufour dalla parete di Macugnaga lungo il canalone Marinelli.

 

 

Per dare un'occhiata più da vicino al ghiacciaio e alla flora ai piedi del massiccio il punto di partenza obbligato è il Belvedere raggiungibile in seggiovia.

Poco sopra la stazione di arrivo il panorama si fa grandioso, le cime sono coperte dalle nuvole e la morena glaciale attrae lo sguardo come una calamita:

 

 

 

 

Si distinguono due bracci che si dividono proprio sullo spigolo del Belvedere colonizzato a 2000 m. di altituidine dai larici.

Il ghiacciaio o quel che ne resta è ben sotto la coltre dei detriti che lo ricopre; lo attraverseremo per raggiungere il rif. Zamboni.

 

 

 

 

Il livello del ghiacciaio si è abbassato di decine di metri, la morena sullo sfondo indica l'orientamento verso sinistra della lingua glaciale proveniente dal canalone Marinelli; in primo piano i serracchi ricoperti dai materiali di deposito. E' lampante che la temperatura in aumento sull'intero pianeta e non certo per cause naturali ha contribuito al ritiro dei ghiacciai dell'intero arco alpino e non solo. Riserve d'acqua a parte il suo ritiro comporta anche una diminuzione della pressione laterale sulla costa della montagna, ragione per la quale i larici sullo sfondo hanno i piedi di argilla e rischiano di venire giù.

Il salice di cui ho qualche difficoltà a individuarne la specie, colonizza la morena:

 

 

Salix glabra - Salice glabro (?)

 

 

Fatto interessante è che superata quest'ultima ci si muove in cresta e sul lato opposto dove scorre impetuoso un torrente inizia lo spettacolo dei fiori che sembrano  concentrarsi tutti qui:

 

 

Senecio doronicum - Senecio doronico

 

 

Carduus defloratus - Cardo dentellato

 

 

Cerastium arvense - Peverina a foglie strette

 

 

Campanula scheuchzeri  - Campanula di Scheuchzer

 

 

Anche per la nigritella più rossa che nera esiste qualche difficoltà di catalogazione:

 

Nigritella rossa

Costolina alpina

                          

 

La zona prossima al rifugio Zamboni ( m.2070 ) è ricca di rododendri aggrappati agli enormi massi caduti dalla montagna:

 

 

 

 

 

 

Veratrum album

Gentiana acaulis

 

 

Sempre ai piedi delle rocce crescono bei mazzi di questa margherita d'alta quota:

 

Tanacetum alpinum -  Tanaceto alpino

 

e bei tappeti di silene:

 

Silene acaulis - Silene acaule

 

 

Saliamo fino al lago delle Locce a circa 2250 m. di quota dove la vegetazione scompare o quasi:

 

 

 

Quello che attrarrà poco tempo dopo la  nostra attenzione, sarà una enorme frana di sassi, ghiaccio e acqua staccatasi da un canalone laterale al Marinelli:

 

 

 

Par di capire che la parete Est del Rosa non sia più percorribile da nessuna cordata a meno che non si tratti di intrepidi suicidi. Troppo forte il disgelo senza contare che alcuni serracchi in precario equilibrio fanno da cornice alle rocce a 4000 metri di altezza:

 

 

Per conferma cito ancora da Wikipedia:

L'8 agosto 1881 perdono la vita tre alpinisti: Damiano Marinelli e le guide Ferdinand Imseng e Battista Pedranzini rimangono uccise per la caduta di una valanga. Unico superstite il portatore Alessandro Corsi che scende a dare l'allarme a Macugnaga. Il clamore che provocò questa tragedia contribuì ad alimentare la fama di parete delle valanghe che non abbandonò più la parete Est della montagna.

 

Nel lago galleggiano alcuni frammenti di ghiaccio che costituiscono un bel quadro astratto dalle forme cangianti:

 

 

 

Sulla via del ritorno abbiamo ancora tempo per annoverare qualche altra specie botanica:

 

Trifolium alpinum - Trifoglio alpino

 

 

Phyteuma scheuchzeri - Raponzolo di Scheuchzer

 

 

Pedicularis tuberosa - Pedicolare zolfina

 

Myosotis alpestris- Nontiscordardimé alpino

 

 

E' comunque il giallo del senecio a farla da padrone in questa stagione; non ricordo di fioriture simili in alcun altro luogo delle Alpi.

 

 

La Punta Gnifetti (m.4554)

 

"  L'ESTATE CANCELLA I RICORDI PROPRIO COME SCIOGLIE LA NEVE, MA IL GHIACCIAIO E' LA NEVE

DEGLI INVERNI LONTANI, E' UN RICORDO  D'INVERNO CHE NON VUOLE ESSERE DIMENTICATO "

                                                                                                                                                                           

                                                                                                                                                                                da  : LE OTTO MONTAGNE  di Paolo Cognetti

 

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