AL RIFUGIO SEMENZA

(IN ALPAGO)

 

 

La mappa del percorso

 

Un dislivello di circa 1000 metri è quello che bisogna superare per raggiungere il Rif.Semenza (m.2020) da Malga Cate (m.1051) dove è possibile parcheggiare l'auto. Si segue la forestale che s'incunea lungo la Val Salatis compresa tra il Monte Messer (m.2230) a Nord e il Guslon (m. 2193) a Sud.

Già sui primi tornanti nelle zone d'ombra cresce il rododendro peloso che trova nei terreni calcarei il suo habitat ideale:

 

 

 

Rhododendron hirsutum

 

Per le foto panoramiche la luce è pessima, meglio va per i dettagli e dunque per fotografare i fiori.

 

La Val Salatis

 

A Casera Campitello si trova un "Moltrin " una struttura tipica della montagna d'Alpago; di forma circolare, realizzata in sassi, permetteva di radunare le pecore per la mungitura.

 

Casera Campitello

 

" Il Moltrin "

 

Il Moltrin

 

Da notare che in Alpago veniva allevata un pecora autoctona " la alpagota " dal caratteristico muso macchiato e con le orecchie corte. Forniva latte, lana, carne e permetteva dunque alle famiglie di soddisfare i bisogni primari. Oggi complice la presenza dei lupi molti pastori hanno chiuso con l'alpeggio e se va bene tengono le pecore a valle, rinchiuse in qualche stalla.

La valle si sviluppa da Est a Ovest e sul lato a << solivo >> sono presenti imponenti ghiaioni su cui arrancano con difficoltà ma caparbiamente rododendri e pini mughi:

 

 

 

 

A Pian de le Stele (m.1438) termina la forestale e inizia il sentiero che attraversa dapprima il bosco per poi inoltrarsi in un dedalo di macigni coperti da muschi e fiori di cui alcuni già sfioriti.

Siamo infatti oltre la metà di luglio e il Camedrio Alpino mostra le sue chiome penzolanti, gli acheni piumosi e bianchi:

 

 

 

Dryas octopetala sfiorito

 

 

 

Il sentiero s'inerpica tra i mughi e la vegetazione si fa più rada lasciando spazio alle specie in grado di colonizzare i ghiaioni ma anche alle gole carsiche che sbucano o meglio sarebbe dire s'imbucano ovunque:

 

Pino mugo in primo piano

 

Allium schoenoprasum

 

L'aglio ungherese è la comune erba cipollina ma la specie selvatica cresce nelle zone temperate e fredde dell'Eurasia spingendosi oltre i 1800 metri. Stessa altitudine per il salice glabro ossia senza peli sulle foglie, le cui capsule floreali ossia i frutti lasciano le sementi al vento.

 

Salix glabra

 

Quando superiamo i 1900 metri di quota, ecco che i colori giallo, blu e violetto predominano sul verde; la Vulneraria comune è la prima che s'incontra:

 

Anthyllis vulneraria

 

Myosotis alpestris

 

Poi c'è l'azzurro del Nontiscordardime alpestre unitamente al rosa dell'acino alpino:

 

 

 

Clinopodium alpinum

 

 

Il papavero retico che ama i sassi e quanto più di inospitale esista, denota con la sua presenza quanto è cocciuta la vita anche in pieno antropocene insapiens!

 

Oreomecon alpina

 

Oreomecon????? Io lo conoscevo come papavero retico ma una ricerca in Acta Plantarum mi ha fatto venire un certo mal di testa viste le complicazioni. Teniamoci la sua bellezza e mettiamo da parte le classificazioni.

 

Tutta colpa di Banfi e company

 

 

Doronicum grandiflorum

Aquilegia einseleana

 

Ho qualche dubbio sul tipo di doronico ma è sicuro che l'asteracea dai grandi fiori gialli, cresce qui sui macereti come è tipico della specie. Qualche aquilegia blu spunta solitaria lungo il sentiero. Cresce numerosa molto più in basso ai piedi del Teverone come visto nella precedente puntata.

 

 

Quelle macchie gialle sono relative ad un altro fiore che cresce a queste quote e di cui si fa gran uso nei cortili ossia il fratello cugino cultivar eliantemo:

 

Helianthemum nummularium

 

E' specie degli ambienti aridi, luoghi rocciosi, preferibilmente su substrato calcareo e cresce fino ai 2.500 m s.l.m. Ma saliamo più su superando i 1900 metri.

 

 

Troviamo il lino dal colore delicato e il bianco cerastio unifloro....

Linum alpinum

Cerastium carinthiacum

 

Il geranio argentino copre la sommità con un manto prezioso: è questo il fiore che marca il passo di Laste:

 

Geranium argenteum L.

 

 

Ha una distribuzione singolare dato che è quasi estinta in Lombardia e assente in Piemonte e Val d'Aosta; pare si spinga sulle cime più alte degli Appennini e delle Apuane ma non più a Sud della Toscana.

 

Tipo corologico: Subendem. - Entità presente soprattutto nell'area italiana, ma con limitati sconfinamenti in territori vicini.

Distribuzione: Specie molto rara, che si presenta solo ai margini delle catene meridionali alpine e nell'Appennino settentrionale e nelle Alpi Apuane, considerata relitto glaciale terziario: dalle Alpi Goriziane alle Alpi Bergamasche, con poche stazioni nelle Alpi occidentali e nel Delfinato; in poche stazioni dell' Appennino Tosco Emiliano, e sulle Alpi Apuane dove si trova esclusivamente sulla Pania della Croce.

Habitat: G. argenteum è una specie di origine alpina migrata verso sud durante il periodo glaciale quaternario, colonizzando l'Appennino e rimanendo sulle Alpi solo nelle aree che non furono mai ricoperte dai ghiacciai. Cresce tra le fessure delle rocce, ghiaioni, rupi e detriti; litofila che preferisce l'esposizione meridionale, predilige substrati arenacei, marnoso-arenacei o calcarei. In Appennino esclusivamente su rocce silicee. 1.600÷2.200 m s.l.m.

 

 

 

Stiamo parlando di una specie rara, un relitto dell'era quaternaria fuggito alla morsa dei ghiacci e che merita ben più di una foto.

 

 

 

Ed ecco finalmente il passo ma se verso la Val Salatis si vede qualche cosa aldilà del bivacco tinteggiato di rosso, dall'altra parte bisogna accontentarsi del rifugio che sta poco più in basso.

Un vero peccato che il vento non squarci il velo.

 

 

Rif. Semenza (m.2020)

 

Breve sosta al rifugio giusto per una birra ed un panino. Ivi le cartoline sono esaurite e non mi resta che fotografare il quadro descrittivo posto all'ingresso:

 

Carlo Semenza (1893-1961)

 

Dunque il Carlo fu figlio del suo tempo, quello della prima e seconda industrializzazione del paese che trasformò nel bene e nel male la nostra società da agricola a industriale. In quel periodo che si protrasse fino agli anni 60, furono costruite dighe ed invasi dappertutto. Alcune dighe in zone troppo delicate dal punto di vista geologico con risultati che tutti conoscono (Leggi 60° anniversario della catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963).

Oggi in tempi in cui teoricamente la sensibilità ecologica consiglia prudenza, ci si affida ciecamente alla tecnologia e alla neonata intelligenza artificiale che succhia elettricità come una voragine.

Ma siamo sempre in ritardo e nell'emergenza. I cambiamenti climatici fanno la loro parte e spianano tutto perché il territorio è stato semplicemente abbandonato, depredato, cementificato e impermeabilizzato e altri ....ato.. ancora.

Ma la COP 28 ( Climate Change Conferenze del 2023 ) sei tu! Ma chi? Il presidente della conferenza è il sultano, maraja e beccamorto che abita in Qatar...per capirse quel che vende petrolio!

Sembra abbia fatto affari d'oro con la vendita del famoso oro nero perché ha conosciuto nuovi clienti...a cui ha pagato cena e pernotto! Una presa per il culo globale!

 

 

Vegetazione e flora

 

Dunque per quanto riguarda la flora ho fotografato alcune delle specie elencate in tabella. I frutti di madre natura sono il risultato di una intelligenza di 14 MILIARDI DI ANNI e pazienza se alcune specie sono estinte per cause naturali e cosmologiche...noi non eravamo lì a osservarle! Oggi la storia è un po' diversa e 8 miliardi di persone sono un peso insostenibile per il pianeta ma del problema della sovrappopolazione nessuno parla.

 

...MA VAFF....IL QATAR, LA COP, IL MARAJA, L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E PURE IL BOB DI CORTINA...

 

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