Il campanile di S.Salvatore
Santa Giulia è il museo più importante della città di Brescia e probabilmente uno dei più belli d'Italia. I reperti conservati nelle sue sale raccontano 3000 anni di storia della città lombarda, dalla preistoria all'800. La sezione archeologica è davvero splendida e il sottosuolo dell'antico monastero benedettino fondato nel 753 dal re dei Longobardi Desiderio, ospita i resti della pavimentazione a mosaico di alcune dimore romane di età imperiale.
Domus dell'Ortaglia: Dionisio e la pantera
Di età greco-romana sono l'Afrotide-Vittoria del III secolo a.C. e i numerosi ritratti in bronzo dorato e pietra degli imperatori romani.
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La ricchezza dell'antica Brixia si riflette nei monumenti e corredi funerari, nelle ceramiche e negli oggetti preziosi provenienti dalla necropoli..
Il complesso di Santa Giulia è molto articolato; sono presenti ben tre chiostri di epoche diverse e quattro chiese: l'antica cripta romanica, la chiesa di S.Salvatore con l'oratorio delle monache, la chiesa di S.Giulia e l'oratorio di Santa Maria in Solario che ospita la croce gemmata di Desiderio.
Colonne romane della chiesa di S.Salvatore
Oratorio delle monache: affresco del tardo 400
Ma alla sezione archeologica abbiamo potuto dedicare poco tempo perchè il Museo di S.Giulia ospita fino a maggio 2008 la mostra dal titolo: "America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo". L'esposizione davvero interessante è costituita da un corpus di 170 opere, principalmente dipinti di paesaggio realizzati nel periodo compreso tra i primi decenni dell'Ottocento e gli inizi del 900. Alcuni dei pittori americani dell'epoca rispondono ai nomi di Thomas Cole (1801-1848), Frederic Edwin Church (1826-1900), Asher Brown Durand (1796-1886) nomi per noi totalmente sconosciuti, difficili da reperire anche sui libri d'arte.
T. Cole: Expulsion from the Garden of Eden,1828
Le opere di Cole sono cariche di simbolismo; come non riconoscere nella cacciata dal paradiso la situazione dell'uomo moderno?
F.E. Church: Niagara Falls, 1857
I soggetti dei pittori dell'Hudson River School, furono le isole e la costa atlantica, il paesaggio dei grandi laghi e le cascate del Niagara. L'Ovest epico all'inizio dell'Ottocento era ancora perfettamente sconosciuto e aggiungerei intatto. I loro paesaggi rispondono ai canoni del Realismo ma sono intimamente vissuti; lo stupore dell'artista di fronte agli spazi illimitati e alla natura del nuovo continente si riflette nella precisione della riproduzione del manto vegetale, delle rocce e dei cieli ma anche nel rapporto tra l'uomo il più delle volte assente e lo spazio naturale. La natura per questi artisti oltre che essere fonte di ispirazione è considerate un bene supremo, da rispettare e conservare.
Poichè non è stato possibile effettuare alcuna fotografia delle opere esposte ( quelle che vedete le ho prelevate da Internet ), la mia attenzione si è rivolta ai due video che insieme all'esposizione di alcuni oggetti dei nativi americani completavano la mostra.
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I video raccontano la guerra civile americana costata ben 600.000 morti e la fine di un popolo quello indiano. A quanto pare l'Europeo ha nel suo codice genetico questa peculiarità: amare il suo prossimo fino a vederlo estinto e rispettare il paesaggio fino a tagliare l'ultimo albero. Questa è infatti la visione che i nativi americani hanno dell'uomo bianco; egli sta percorrendo ancor oggi una strada che non porta da nessuna parte o peggio alla distruzione del pianeta, se non decide velocemente a cambiare rotta.
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Schiavitù e guerra civile americana (1861-1865)
L'ottimo film "In to the wild " si conclude drammaticamente con la morte del protagonista nelle ancora selvagge foreste dello Yukon. L'uomo bianco incapace di amare capisce solo dopo un lungo pellegrinaggio che la sua felicità può esistere solo se è condivisa con gli altri. Quando raggiunge questa consapevolezza tradotta nel film con la parola "saggezza " è troppo tardi per tornare indietro. Vivere in totale solitudine e con il giusto equilibrio nella natura non si addice all'uomo "civilizzato " e la natura indifferente ai destini e alle vicende umane prende il sopravvento.
Gli scenari futuri non dipingono più gli splendidi paesaggi della frontiera ma paesaggi ben più cupi.
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La fine di una epopea
A.B. Durand: Kindred Spirits, 1849
<< L'uomo deve smettere di pensare a se stesso come a un dio. Alla ricerca dell'illuminazione, della Terra Promessa o della via di casa, dovrebbe misurarsi con la Creazione, riconoscendo il suo vero posto in essa ed essere salvato sia dall'orgoglio che dalla disperazione >>.
Wendell Berry