Lo scorso mese di novembre non ho mancato il classico appuntamento con la Biennale d'Arte di Venezia 2009, manifestazione che seguo con attenzione da parecchi bi-anni. La mostra si divide nei due spazi dell'Arsenale e dei Giardini. L'Arsenale di Venezia è il luogo espositivo che prediligo per l'ambiente antico molto suggestivo e per gli spazi davvero immensi che sono a disposizione degli artisti; in questi spazi le opere d'arte sono valorizzate al meglio.
Ogni biennale ha un suo tema e teoricamente un filo conduttore anche se è assai difficile da intendere, almeno per i non esperti del settore; " MAKING WORLDS "- " FARE MONDI" era il titolo della Biennale di quest'anno e quindi ogni artista ha tentato di prefigurare un mondo del tutto personale.
"Esplorare i mondi intorno e davanti a noi attraverso l'arte " è l'intenzione dichiarata del curatore della manifestazione; egli aggiunge ancora che: "Un'opera d'arte è una visione del mondo e se presa seriamente, può essere vista come un modo di <fare> mondi ".
Una delle stanze dell'Arsenale ospitava l'installazione di Michelangelo Pistoletto: "Twentytwo less two" ossia una serie di 22 specchi di grandi dimensioni che sono stati distrutti a martellate a parte 2, dallo stesso artista durante la cerimonia d'inaugurazione. Lo specchio per l'autore è contemporaneamente rappresentazione della realtà attuale ma in questo caso anche di quella passata; sullo specchio rotto restano infatti forme nere, il documento di un atto, una fotografia - memoria di un passato. Lo specchio che rappresenta il "qui e ora " rimanda ad un atto creativo che appartiene al "passato ".
Proseguendo nella visita della mostra si possono osservare opere grafiche e istallazioni realizzate con materiali tra i più diversi. Nella foto che segue un lungo corridoio coperto realizzato in polistirolo e che nell'intenzione dell'artista avrebbe dovuto provocare una perdita di percezione nel visitatore è stato invece prontamente percepito dal fotografo, affascinato dai semplici ma piacevoli effetti di ombra e luce
Più avanti una enorme parete bianca è a disposizione di tre bastoni da passeggio che rievocano probabilmente il mondo poetico di Charlot:
E poi troviamo le fotografie di una autrice che parla del suo mondo-casa:
E di nuovo una grande installazione; un susseguirsi di U di cui non ho potuto appurare la consistenza del materiale, preso dall'enfasi di scattare la foto nell'attimo giusto, quello del lampo del flash di un altro visitatore:
Sullo sfondo campeggiava un'interessante opera grafica dalla forma di automobile: osservando con attenzione si notava che l'auto era in realtà un assemblaggio di disegni di innumerevoli oggetti, quelli del quotidiano o meglio del mondo che ruota intorno all'automobile un mondo come sappiamo pieno di aspetti sgradevoli tra cui il più sentito quello della mobilità diventata spesso immobilità.
In uno spazio attiguo alle Corderie un insieme di anelli mettevano a dura prova i visitatori che invitati a servirsene dovevano coprire gli spazi tra le due porte; meglio fermarsi a fotografare piuttosto che fare il verso ad un improbabile Yuri Keky.
Un'altra autrice si è divertita con i <buchi> e invitava i visitatori a osservare il mondo da un buco o ad appropriarsene: così la Maltaura ha pensato ad una nuova acconciatura:
mentre il sottoscritto ha fatto le prove pensando all'ultimo e definitivo passo quello detto del <Fabianski>:
Molti ancora sono stati i motivi di curiosità e stupore per l'incredibile creatività degli artisti invitati a esporre in questa Biennale del 2009 per cui mi riprometto di tornare in un prossimo futuro sulle immagini di questo avvenimento.
Gennaio 2010