<< Il fascino di quei tre nomi irradiava la suggestione di una storia composita e plurinazionale e nella predilezione per l'uno o per l'altro di essi si esprimevano infantilmente atteggiamenti di fondo nei confronti dello Spirito del Mondo: l'istintiva celebrazione delle grandi e potenti civiltà che, come quella tedesca fanno la grande storia, l'ammirazione romantica per le gesta di popoli ribelli, cavallereschi e avventurosi come i magiari oppure la simpatia per ciò che è minore e nascosto, per i piccoli popoli che, come gli slovacchi, restano a lungo un sostrato paziente e inosservato, una terra umile e feconda che attende per secoli il momento della fioritura >>
Per chi arriva a Bratislava, l'impatto con la città non è diverso da quello incontrato visitando altre metropoli. Autostrade, svincoli, ponti, palazzi di vetro e cristallo come ovunque. Il Novy Most (1967-1972) con la terrazza panoramica simile ad una astronave, supera in un balzo il Danubio e riversa centinaia di automobili in pieno centro storico. E' un lascito del vecchio regime comunista.
Ma i comunisti non c'entrano affatto con quanto si scorge sullo sfondo. I nuovi quartieri detti popolari ma che di popolare hanno ben poco, sono un immenso muro sicuramente adatto ad una copertina dei Pink Floyd. Chiudono l'orizzonte come una possente fortificazione e nulla hanno da invidiare alle costruzioni di casa nostra; anzi sono peggio ma debbono aver arricchito non poco i lobbisti del cemento più o meno armato.
La città come un campo di battaglia divora instancabilmente i campi di mais che ancora la cingono.
<< A Bratislava, città celebre nel passato per i suoi valenti artefici e collezionisti di orologi, si avverte l'imperiosa presenza di epoche intessute di conflitti. La capitale di uno dei più antichi popoli slavi è stata per due secoli, la capitale del regno d'Ungheria, quando quest'ultima, dopo la battaglia di Mohàcs del 1526 era stata occupata quasi interamente dai turchi; a Bratislava gli Asburgo venivano a cingere la corona di Santo Stefano.....
Nella città, allora, contava solo l'elemento dominante ungherese o, tutt'al più, quello austro-tedesco; al sostrato contadino slovacco non veniva riconosciuta dignità o rilevanza.>>
E' dal castello che si ha una visione d'insieme della città antica e moderna. Le nuvole che solcano veloci il cielo filtrando i raggi del sole mettono in evidenza i nuovi grattacieli ricoperti quasi interamente dai cartelloni pubblicitari.
<< Lo Hrad, il castello, s'inalza su Bratislava con i suoi torrioni possenti e la sua robusta simmetria, una fortezza massiccia che unisce una ruvida e incrollabile fedeltà di sentinella a una lontananza fiabesca......
Ma questi castelli sono altrove, in un'altra realtà che non è fatta dagli slovacchi. La maggior parte dei signori che abitavano queste dimore erano ungheresi. Per i contadini slovacchi c'erano le drevenice, le capanne o piccole case di assi di legno cementate da paglia e letame secco. >>
<< Girando per la città, fra incantevoli piazze barocche e angoli abbandonati, si ha l'impressione che la storia, passando, abbia dimenticato qua e là tante cose, ancora piene di vita, che riaffiorano. >>
Al ristorante "Perugia" apprezziamo l'ottimo tacchino ai funghi servito da una gentile cameriera che se la cava abbastanza bene con l'italiano. E' stato l'unico incontro che abbiamo avuto con gli slovacchi, troppo poco il tempo e troppa la fretta del viaggiatore moderno, più disponibile alla visita del palazzo e museo piuttosto che all'incontro con l'umanità che vi abita intorno.
Anche se come dice Magris, gli austriaci consideravano Bratislava un sobborgo di Vienna dove gustare dell'ottimo vino bianco, propendiamo per la birra, dato lo scetticismo tutto italiano dei due tonni che mi accompagnano anche in questo viaggio. E' calata la sera quando usciamo dal locale e c'incamminiamo per le vie del centro. Nella piazza adorna di luci c'è un piccolo concerto e la gente siede spensierata ai tavolini godendosi il tepore di questa serata d'agosto.
Poi è giunto il momento di rientrare e ci incamminiamo verso il Novy Most dove c'è il capolinea dei tram.
Attraversano il Danubio fuggevoli fantasmi...
e anche noi come spiriti passeggeri ci abbandoniamo stanchi sui sedili del tram che sferragliando sulle rotaie di questa Bratislava vissuta per un giorno, ci accompagnerà laggiù in periferia, nella città senz'anima.
Riferimenti letterari:
I testi in corsivo sono estratti dal libro "Danubio" di Claudio Magris. Ed. Garzanti.