CURVE....tra fotografia diretta e fotografia sperimentale

 

 

 

 

 

 

 

 

Alfred Stieglitz e Man Ray  sono ritenuti gli artisti che più contribuirono a rivoluzionare il linguaggio fotografico nel periodo tra le due guerre mondiali. Ad essi si ascrive la nascita della fotografia cosidetta "diretta"  e di quella sperimentale.

Per Stieglitz, la fotografia nel suo rapporto con il soggetto, doveva essere il più possibile pura, onesta, senza orpelli di sorta, quasi una trascrizione fedele della realtà. Questo nuovo modo di operare, nacque in polemica con la fotografia "artistica"  di fine ottocento, con il "pittorialismo"  che ricercava il momento unico e irripetibile costruendo scene, atmosfere e pose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le foto che accompagnano questi testi conducono però il discorso a Man Ray (1890-1976). Pittore e fotografo fu protagonista indiscusso delle avanguardie artistiche del novecento. Aderì al Dadaismo e al Surrealismo. Conobbe e fotografò i più famosi artisti dell'epoca come Duchamp, Breton, Ernst, Tzara e molti altri. Accanto ai ritratti che fece anche per guadagnarsi da vivere, fu artefice di una serie di esperimenti sia con la macchina fotografica sia "off-camera" che rivoluzionarono il linguaggio della fotografia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 I "rayographs" costituiscono un'opera fondamentale. L'obiettivo di Man Ray fu quello di usare la fotografia per allontanare l'oggetto familiare, alienarlo dal contesto in cui è posto e riscoprirlo sotto una nuova luce. Sarebbe meglio dire sotto una nuova ombra dato che nei "fotogrammi"  è l'ombra dell'oggetto a lasciare il proprio segno. In tutto ciò si riconosce la filosofia del "ready made", dell'oggetto comune elevato a forma d'arte e contemporaneamente dello stupore che si dovrebbe provare guardando con occhi nuovi la realtà quotidiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E il richiamo alle "ombre"  rinvia inimitabilmente al mito della caverna di Platone. L'uomo vede solamente le ombre e non la realtà. Quello che fece Man Ray, mettere in evidenza le ombre, fu un tentativo di avvicinare questa realtà. Rifarsi agli oggetti in quanto tali significava per lui, rifarsi alle apparenze. Interessarsi alle ombre di queste apparenze significava invece penetrare una parte della loro verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La tecnica "off-camera"  ha permesso di creare oggetti unici e irripetibili di cui non esiste il negativo. Se la discussione sulla fotografia che essendo riproducibile (e non unica come la pittura), porta a non considerarla come Arte, allora i "rayogrammi"  essendo unici sono un'opera d'arte. Man Ray da Dadaista perfetto quale si riteneva, avrebbe irriso a questa discussione.

"La fotografia non è arte"  appartiene ad uno dei suoi numerosi scritti .... 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

...ma quell'articolo fu unitamente ironico e polemico. Polemico con chi guardava l'opera d'arte con la lente di ingrandimento, cercando di scoprire "il come" , invece di adoperare il cervello per penetrarne "il perchè" . (omaggio a G.G.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'interesse del fotografo per "il come"  un'opera o una fotografia deve essere fatta, porta in sé il germe della ripetizione che fu caratteristica della pittura antica, quando i pittori annusavano uno i colori dell'altro... 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La pittura ha almeno diecimila anni, la fotografia meno di duecento e per lei sostiene sempre Man Ray c'è ancora speranza ....Cosa c'entra tutto questo con le "curve" ? Da innovatore quale egli si considerava, Man Ray forse non avrebbe disdegnato ad usare le curve di Photoshop per ottenere qualcosa di meglio, di quello che avete appena visto...

 

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