FOSSALTA del PIAVE
E LE MEMORIE DI HEMINGWAY
L'uomo non trionfa mai del tutto, ma anche quando la sconfitta è totale
quello che importa è lo sforzo per affrontare il destino,
e soltanto nella misura di questo sforzo si può raggiungere la vittoria nella sconfitta.
Per i montanari e per chi frequenta i luoghi del primo conflitto mondiale sulle Prealpi e le Dolomiti la guerra combattuta in pianura è sicuramente poco nota.
Dopo la visita del Museo di Ca' Erizzo a Bassano del Grappa, ho segnato nel taccuino di viaggio il paese di Fossalta del Piave che dista pochi chilometri da San Donà e dal mare Adriatico. Qui lo scrittore americano classe 1999 fu ferito nel 1918 e qui tornò negli anni 50 per sputare per terra e mandar via la paura che lo ossessionò dopo l'esperienza della Prima Guerra Mondiale.
" La guerra non è vinta con la vittoria "
Mi complimento con le associazioni locali e con quanti sanno valorizzare il nostro patrimonio storico e culturale. A Fossalta hanno realizzato un percorso di una decina di chilometri che si snoda in parte lungo l'ansa del fiume che costituì il confine invalicabile per i due eserciti che si contendevano la vittoria, quello asburgico che con la battaglia del Solstizio intendeva dare la spallata finale all'Italia e quello sabaudo che dopo la disfatta di Caporetto era deciso a resistere a oltranza sulle rive del Piave.
Che ci faceva qui Hemingway? Faceva parte del gruppo di spedizione della A.R.C. la croce rossa americana che si occupava ovviamente dei feriti ma anche del vettovagliamento delle truppe al fronte.
Fatto sta che la contiguità con la zona dei combattimenti costò la vita a più di un "infermiere " e guarda caso il ferimento dello stesso scrittore, episodio questo, che ha permesso all'autore americano di scrivere quel capolavoro che è " Addio alle armi ".
" I compagni dell'ARC: Hemingway è Thomas nella foto!!! "
L'argine del fiume presentava su entrambe le rive una successione ininterrotta di trincee scavate nel fango e nella sabbia; più arretrati nelle retrovie erano i pezzi di artiglieria pesante che non poterono essere traghettati dagli austriaci quando sferrarono l'attacco nel giugno del 18, motivo per cui furono alla fine ricacciati indietro e finirono per perdere la guerra per sfinimento.
Il percorso è segnato da una serie di cippi in ferro che riportano immagini e didascalie utili per la comprensione di questa guerra del mais a ridosso del fiume:
Qualche gruppo di combattenti " della squadra avversaria " come scrisse Hemingway, riuscì ad attraversare il fiume a costo di enormi perdite ma tutto si fermò pochi chilometri più avanti: li attendeva un nuovo campo trincerato come si può evincere dall'immagine e dalle spiegazioni riportate sopra.
" La squadra avversaria attraversa il Piave "
Dove ora c'è una vegetazione lussureggiante cento anni fa c'erano solo cavalli di frisia, filo spinato, bunker e nidi di mitragliatrice.
" L' ansa del Buso Buratto "
Nelle retrovie come dicevamo cresceva il mais che nessuno avrebbe mai raccolto se non le truppe affamate dell'esercito dall'aquila a due teste:
Le truppe italiane asseragliate nelle trincee in posizione di difesa ebbero come è logico minori perdite: aspettavano il nemico al varco.
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Oltre ai papaveri le rive sono ora abitate dall'animale più mansueto che si conosca:
" Pecore all'ombra del campanile di Fossalta "
Che dire delle condizioni dei combattenti? Come nel maggio del 2019 a cui risale questo reportage, anche allora le piogge primaverili avevano fatto salire il livello del fiume di un metro e le trincee si erano riempite d'acqua.
Che dire dei caduti insepolti? La guerra del solstizio causò la morte di 150.000 austriaci e 90.000 italiani....una carneficina....
In una situazione così tragica qualcuno ebbe il tempo di fare dell'ironia; come ebbe a dire lo scrittore gli eroi sono la gente più allegra che si possa mai incontrare, quella in grado di sputare sulla paura!
.... e sputò nel fiume.
Fu un lungo sputo e lo fece con intenzione.
<< Non ho potuto sputare quella notte e nenche dopo per un pezzo >>
da " La Tradotta del 6 giugno 1918 "
Il percorso fa tappa al cimitero di Fossalta dove sono sepolti i resti di cinquecento combattenti austriaci. Bisognerebbe scrivere agli amici di Vienna che si occupano dei caduti come riporta Paolo Rumiz nel libro " Come cavalli che dormono in piedi " di fare un salto qui per vedere se è il caso di sistemare meglio la lapide circondata com'è dalla confusione delle tombe civili. I veneti riescono a creare dei casini anche nei loro cimiteri oltre che nella piana intorno!
Abbiamo fatto quasi tre quarti del percorso e il crocevia Monastier - Capo d'Argine è ricordato da una targa in marmo: la Brigata Sassari onnipresente su ogni fronte ha combattuto pure qui....magari c'è passato pure il grande Emilio Lussu.....
Peccato che dell'edicola del santo Antonio padoan non esista traccia....ha resistito agli assalti e alle cannonate e hanno pensato ( male!!! ) i posteri a toglierlo dai piedi! Ammazza che rispetto della memoria ......
E siamo giunti al centro di Fossalta dove alla fine del 18 campanile e chiesa erano ridotti così:
Ma il percorso si chiude sull'argine; qui lungo l'attuale Via dei Ragazzi del 99 Hemingway lasciava la bicicletta per raggiungere le prime linee:
" Il battistero della pace in memoria dei Ragazzi del 99 sull'argine del fiume Piave "
" La curva del Buso Burato "
Ero un maledetto idiota quando andai a fare l'ultima guerra, pensavo solo ricordo,
che noi fossimo la squadra di casa e gli austro-ungarici la squadra ospite.
Ernest Hemingway (1899-1961)
Ora va bene, pensò. Merda, denaro e sangue; guarda come cresce l'erba e
nella terra c'è il ferro, con la gamba di Gino, due gambe di Randolfo, e il mio ginocchio destro.
E' un monumento magnifico.
da DI LA' DAL FIUME E TRA GLI ALBERI (1950)