Agosto 2011
Tornano in prima linea gli eroi del Sacro Monte di Varallo pronti per una nuova sfida.
Siamo in Valtellina e precisamente nella valle di Preda Rossa una laterale della Val Masino. L'obiettivo è quello di raggiungere il Rif. Ponti facile a dirsi ma molto faticoso a farsi.
La strada infatti a causa di una frana termina in basso a quota 1200 m. e impiegheremo più di 3 ore e mezza per raggiungere il rifugio. Gli zaini pesanti con corde, ramponi, piccozze e tutto il resto non facilitano il cammino degli intrepidi, indomiti ma " vecioti " scalatori.
A circa 2000 m. di quota c'è una bellissima torbiera, una piana dove il torrente che scende dal ghiacciaio del M.te Disgrazia disegna numerosi meandri. Si può dire di essere in pieno wilderness e il paesaggio è molto simile a quello del grande Nord.
Nella foto la cima del Disgrazia non compare, ma è visibile sulla sinistra la Sella di Pioda (3387 m.) la nostra meta per l'indomani.
Dal sentiero che sale rapidamente in quota, la Preda Rossa appare come un grandissimo prato; fanno da sfondo le Orobie che la linea Insubrica (che qui coincide con la Valtellina) divide dalle Alpi Retiche Occidentali, in pratica quelle che in territorio italiano sono comprese tra il P.so Spluga e il P.so Resia.
Appartengono a questo gruppo a partire da Ovest le cime Badile-Cengalo in Val Bregaglia - Masino, il Disgrazia e il Bernina in Valmalenco.
Il Rif.Ponti è costruito sulla destra orografica della valle ad una altitudine di 2559 m. Dal punto di vista geologico questa zona delimita il plutone granitico della Val Masino - Mello che è assente in Valmalenco dove affiorano imponenti bancate di ofioliti, l'antica crosta più o meno metamorfosata dell'Oceano Ligure - Piemontese.
Mentre in Val Masino si estraevano il Serizzo e il Ghiandone due tipologie di rocce simili al granito, nella vicina Val Malenco si estrae tuttora il Serpentino e la Pietra Ollare, la prima per realizzare pavimentazioni, coperture per i tetti e piastre per la cottura dette localmente piode, la seconda invece per un utilizzo più artistico data la grana uniforme e la facilita con cui si taglia e si lavora al tornio.
Rif.Ponti (m.2559)
Alla mattina saranno solo due dei partecipanti alla spedizione a incamminarsi lungo la via e si badi bene i più anziani! Sti zovini già veci!!!!
Il piede del ghiacciaio è raggiungibile percorrendo il crinale della lunghissima morena che taglia in due la valle. E' un gigantesco deposito di ghiaie, ciottoli e blocchi di rocce che il ghiacciaio ha accumulato nel corso di migliaia di anni, modificando la morfologia della valle.
Come si evince dalla foto di quel ghiacciaio è rimasto ben poco.
Le rocce rossastre sono ofioliti, ricche in questa zona di ferro per cui poco assomigliano alle serpentiniti di colore verde. Probabilmente il contatto tra il plutone di serizzo e il serpentino ha modificato non poco il contenuto e l'aspetto di queste rocce. Ciò dimostra ancora una volta che il riconoscimento e la classificazione delle rocce è un argomento complesso, molto complesso.
Ma ecco giunto il momento di infilare i ramponi:
Il tempo è variabile e la cordata un minuto dopo si perde nella nebbia:
La salita è ovviamente faticosa perchè anche se non sembra, la pendenza è notevole; durante le numerose soste causate dal secondo di cordata (notoriamente in stato di gravidanza permanente) approfitto per qualche scatto più o meno originale:
Ecco il nostro eroe alle prese con lo zaino da cui tenta di estrarre un panino al salame inesistente.....Poldo invece di Oscar sarebbe il nome più appropriato!
I Riccardo Cassin e mi riferisco in questo caso ai ramponi in primo piano sarebbe ora di mandarli in pensione giacchè legarli in modo corretto e stabile è un evento improbabile e la cosa è molto fastidiosa e anche rischiosa quando ci si trova nel bel mezzo di un ghiacciaio.
Ma eccoci giunti infine alla sella che collega la cima del M.te Pioda al Disgrazia:
Qui appaiono imponenti le bancate di Serizzo sospese come per miracolo sul ghiacciaio di Nord-Ovest del Disgrazia, quello di Chiareggio e della Valmalenco che sta molto più in basso; intensa è la sensazione di vertigine come forte è il dubbio sulla stabilità del crinale.
Il percorso di cresta è piuttosto tecnico ed esposto. L'eventuale presenza di neve alternata a roccia rende difficoltoso procedere con i ramponi. Dunque anche se le guide indicano la salita al Disgrazia come PD ( Poco Difficile ) la qual cosa non è da prendere sottogamba.
Difatti la nostra escursione ha avuto termine qui. La " pastaziutta " del rifugio, come dice Poldo, è un buon deterrente contro il rischio non ben calcolato.
Con il tempo non è andata troppo bene e la vista del M.te Rosa di cui ci ha parlato la custode del Rif. Ponti è rimasta nel libro dei sogni...ma ciò non toglie che è stato emozionante cimentarsi con il pur piccolo ghiacciaio di Preda Rossa.
NOTE di GEOLOGIA
Osservando la tavola si nota che in corrispondenza della Valle di Preda Rossa (a sx) termina il plutone granitico (MB) della Val Masino la cui emersione avvenne indicativamente 30 milioni di anni fa.
Nella mappa, le Orobie sono a Sud del fiume Adda e appartengono al complesso Sudalpino.
Il massiccio del Bernina appartiene sempre al margine continentale africano ma è associato alla falda Austroalpina; questa parte di Africa ha sormontato la placca europea in subduzione ma è anche stata erosa cosa che ha messo a nudo le unità ofiolitiche e sedimentarie dell'antico Oceano interposto tra le placche continentali; è la parte azzurro-cyano che compare nella Valmalenco.
Le sezioni A-A' e B B' della tavola precedente orientate in senso Nord-Sud sono esplicitate nella tavola seguente:
L'erosione ha asportato la serie di ricoprimenti che in passato collegavano il Pizzo Bernina con il M.te Foppa e così è successo anche per quelli inferiori. Rimane così scoperto il Sasso Nero e la zona di Lanzada dunque le unità ofiolitiche dell'antico Oceano Ligure-Piemontese e quelle della placca europea sottostante.