INTORNO ALLA CIMA DI CECE

 

 

 

Precisiamo: solo intorno alla Cima che di sentieri e rampe ce ne sono a sufficenza per spaccarse i zenoci!

Il percorso necessita di almeno 6 ore di cammino con circa 1000 metri di dislivello in salita. Come al solito si tratta di non esagerare e i 150 metri che mi mancavano per raggiungere la cima ( m.2754) li ho lasciati ai più allenati.

Il percorso tra il Bivacco Paolo e Nicola e la Forcella di Cece è infatti abbastanza lungo e impegnativo; ci vogliono due ore che diventano di più se come nel mio caso s'incontrano dei ripidi canaloni ancora coperti da neve,

Bisogna battere ben bene la pista altrimenti si raggiunge facilmente e velocemente il fondovalle e ....l'ex cimitero militare di Valmaggiore!

Partendo da Predazzo utilizzando la macchina in circa sei chilometri in parte su asfalto si arriva al Ponte di Valmaggiore .

<< Il custode del bosco che suona >> non c'è più sostituito da boscaioli muniti di motoseghe e quanto altro serve per liberare il bosco o quel che ne resta dalle migliaia di alberi divelti dall'uragano Vaia. Scavatori, trattori camion e altro ancora impiegheranno anni per asportare gli alberi caduti e sistemare il tutto.

 

 

Valmaggiore (m.1619)

 

Luglio, specie agli inizi del mese è ideale per osservare le specie vegetali presenti a queste quote e a quelle superiori, ragione per la quale mi trovo qui.

In realtà l'altra ragione è quella di osservare da vicino i Denti della Cima di Cece piazzati lì dal diavolo e visibili anche dalla strada del Grappa distante in linea d'aria circa 40 km.

Sono il distintivo di questa parte del Gruppo del Lagorai che con la cima raggiunge la massiva elevazione.

 

 

 

Cima d'Asta - Cima di Cece - Pale di S.Martino dalla strada del Grappa

 

 

 

Arnica (arnica montana)

Piroletta soldanina (Moneses uniflora)

 

 

Se l'arnica i cui fiori hanno proprietà antinfiammatorieantireumatiche e analgesiche ( ideale in questi tempi bui ) è osservabile abbastanza facilmente, così non è per quel strano fiore che è la Piroletta, strana anche nel nome. Come il rododendro appartiene alla famiglia delle Ericacee.

Caratteristica del Lagorai è la ricchezza d'acqua cosa che lo distingue dai vicini gruppi dolomitici. In questi ultimi la natura calcarea del suolo non permette lo scorrere delle acque superficiali che penetrando nel sottosuolo si nascondono alla vista.

Il Lagorai è costituito da duri e antichi porfidi non corrodibili dalle acque e dunque ecco torrenti, laghi, torbiere e stagni in ogni lunga valle laterale che dalla Val di Fiemme diparte verso i crinali del lungo massiccio.

A titolo d'informazione la catena parte dal passo Rolle e con andamento NE - SO termina intorno ai laghi di Piné agli inizi della Valsugana. Dunque ben 70 km con ovvie diramazioni e interruzioni specie in Val di Cembra.

 

 

 

Chiare e fresche acque elemento peculiare del Lagorai

 

 

 

Rododendro ferrugineo (Rhododendro ferrugineum)

 

 

Lasciata a destra la malga di Valmaggiore circondata da decine di abeti rossi divelti e per questo miracolata, si comincia a salire verso la sella omonima.

Tra le varie specie botaniche si nota il Veratro con i suoi splendidi fiori verdi e una ranuncolacea diciamo un po' disordinata: il piede di cornacchia bianca piuttosto che gialla colore caratteristico di questa famiglia.

 

 

 

Veratro comune (Veratrum album)

 

 

 

Ranuncolo a foglie di platano (Ranunculus platanifolius)

 

 

Saliamo di quota e incontriamo un relitto del tempo: un imponente larice spazzato via da una tempesta e rovesciato su un lato; assomiglia a un sauropede del Cretaceo.

 

 

 

 

Ora si sale per davvero e volgendosi indietro compare lontana la parte erbosa della Valmaggiore. In centro il Gruppo del Latemar e più a destra il Catinaccio.

La giornata è splendida.

 

 

 

 

Ancora uno sforzo e arriviamo alla forcella:

 

 

Panoramica dalla forcella a quota 2180 m.

 

 

Verso Sud Cima d'Asta merita un scatto col tele; la forcella ben visibile alla sua sinistra è quella di Val Regana percorsa nel 2019.

Cima d'Asta è un plutone granitico che emerge tra i porfidi. La salita lungo la Val Regana non mi ha entusiasmato particolarmente, poche le evidenze botaniche e risulta oltremodo faticoso raggiungere da quel lato il Rifugio Ottone Brentari.

 

 

 

Forcella Regana e Cima d'Asta (m. 2847)

 

Sosta obbligatoria al bivacco per un panino e foto al seguito:

Sassifraga delle rocce (Saxifraga paniculata)

 

Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

 

 

Riprendendo la via s'incontrano numerosi gruppi di Genziana punteggiata:

 

Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

 

Saliamo in direzione Nord lungo un sentiero costituito da blocchi di porfido che dapprima raggiunge i piedi dei Corni di Cece e poi svolta in direzione Ovest per girare intorno alle propaggini della cima maggiore. Sono diversi i cunicoli visibili a ricordare che qui come in altre zone del Lagorai si svolsero diversi combattimenti nei primi anni della Grande Guerra.

 

 

I Corni di Cece

 

 

Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

 

Ecco alcuni specie botaniche delle alte quote: una primulacea ed una rosacea.

 

Primula vischiosa (Primula glutinosa)

 

Ambretta strisciante (Geum reptans)

 

Superiamo i Denti del Diavolo non senza timore che se cade un sasso da lassù mentre ci passi sotto ( e i sassi di solito qualche volta cadono ) ti ritrovano spiaccicato nella prossima era geologica ma non riconoscono la specie.

 

Il Dente del Diavolo

 

E al cospetto del maligno ecco la specie clou:

 

Ranuncolo glaciale (Ranunculus glacialis)

 

Dallo stesso luogo il panorama è stupendo: le altre cime del Lagorai appaiono più in basso perchè qui abbiamo superato i 2600 metri di quota:

 

Cima d'Asta e la lunga catena del Lagorai con la Valle del Vanoi

 

Altre specie si adattano ai rigori di queste quote:

 

Eritrichio (Eritrichium nanum)

 

Senecio dysiunctus

 

Gentiana brachyphylla

 

 

Sulla destra la Cima di Cece (m.2754) la più alta del gruppo

 

Siamo a metà strada tra le due forcelle, al tornante per capirci e sembra che il più sia fatto ma il sentiero leggermente più comodo inganna. Quei 40 minuti sono i più pericolosi perchè il versante di NE è ancora innevato.

 

 

 

Coston dei Slavaci e Cime di Ceremana

 

Laggiù c'è il passo Rolle e il gruppo delle Pale di S.Martino ma qui a destra c'è un ripido nevaio da attraversare; buono che ho le stecche al mio fianco.

Estraggo la Canon per l'ennesimo scatto di una splendida fioritura di primule che a quanto pare amano il fresco.

 

Primula vischiosa (Primula glutinosa)

 

La Forcella di Cece ( m.2380 )

 

La forcella pare irragiungibile .... ma poi finalmente la lasciamo alle spalle scivolando con attenzione sul nevaio dove la pendenza è minore. Sotto il manto scorre l'acqua e non vorrei caderci dentro cosa che puntualmente è capitata.

 

Neve sotto la forcella di Cece visibile in alto a destra

 

L'acqua cristallina del lago di Cadorina

 

Sono esausto e non vorrei fare la stessa fine di questo altro relitto:

 

Relitti del tempo

 

Ci vogliono altri 40 minuti per raggiungere il bel lago di Cece:

 

Lago di Cece (m.1880)

 

Da qui in poi ricompaiono i segni dell'uragano e le energie sono solo quelle che bastano per arrivare al Ponte di Valmaggiore...la Canon surriscaldata è stata riposta finalmente nello zaino.

 

Nota:

Gita effettuata nel luglio 2020.....quest'anno il tempo nello stesso periodo è stato inclemente!

 

 

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