IVREA = OLIVETTI
Méta
irrinunciabile per chi vuol conoscere la storia industriale del nostro paese è
la visita di Ivrea e quindi della Premiatissima Ditta Olivetti.
Nel viaggio di trasferimento da Bolzano al Piemonte per pura coincidenza
Radio3
dedicava la puntata di << Tutta la città ne parla >> a Ivrea che
proprio in quei giorni otteneva l'ambito titolo di patrimonio industriale del XX
secolo bene Unesco (United
Nations Educational, Scientific and Cultural Organization ).
Punto di
riferimento per conoscere la storia dell'Olivetti che ha praticamente costruito
la città industriale di Ivrea è la Fondazione Olivetti il cui archivio è
ospitato a Villa Casana; l'appuntamento era fissato per le 9.30 di martedì 3
luglio e dapo una strenua lotta con i sensi unici della cittadina sulla Dora
Baltea varchiamo il cancello del parco pure in anticipo.
Ci attende il
gentilissimo Sig. Antonio Perazzo appartenente all'Associazione Archivio Storico
Olivetti che ci accompagnerà per l'intera mattinata negli spazi espositivi
dell'archivio.
" Villa Casana: archivio storico Olivetti "
Presumo che l'iter per la candidatura sia stato
davvero faticoso a va il mio plauso e quello di tutti per il risultato raggiunto
ma nel corso della visita sono molte le contraddizioni che saltano agli occhi
giacchè uno si aspetta che la nomina di bene Unesco presupponga che il bene in
questione sia perfettamente conservato e gestito,
Ma già dalla visita della Fondazione Olivetti con bel
giardino in parte incolto emergono dei dubbi; cosa si vuole tutelare? La storia?
Gli edifici industriali? L'esperienza unica e irripetibile di Adriano Olivetti?
Ovviamente tutto questo, ma per il visitatore di Ivrea il biglietto da
visita è la Fabbrica con tutti gli edifici di contorno dove a parer mio la
Storia viene conservata, documentata e spiegata ai visitatori.
Ebbene le cose non vanno così dato che gli edifici
non sono accessibili, alcuni non sono più di proprietà della Olivetti e per
visitare lo scalone dei Nuovi Uffici Olivetti ho chiesto gentile permesso ad un
custode accondiscendente.
Aldilà del progetto a cui va il giusto
riconoscimento, ci sarà moltissimo da lavorare a meno che la visita di Ivrea non
diventi solo quella dell'Archivio sicuramente fondamentale ma non
esaustiva specie per chi ha il pallino della fotografia come lo scrivente.
E' doveroso ricordare che la guida ci ha accompagnato
per ben tre ore e la visita è stata oltremodo interessante con un costo di 5
Euro cifra che non paga delle fatiche del relatore e non contribuisce alle casse
della Fondazione che abbisognerebbe di lauti finanziamenti.
Ma entriamo negli spazi dell'Archivio:
" Le prime macchine da scrivere "
Il fu Camillo ( 1868-1943) dopo un viaggio in America
non tanto di piacere ma per conoscere la realtà industriale di quel paese in
pieno boom economico, ebbe l'idea di produrre delle macchine da scrivere Made in
Italy e tanto fece grazie all'ingegno e alla tenacia che ovviamente ci riuscì.
" La prima lettera con la prima macchina da
scrivere Olivetti "
Percorrendo
gli spazi dell'archivio attirano l'attenzione del visitatore i manifesti dei prodotti che l'azienda metteva periodicamente sul mercato dopo
attenti studi e perfezionamenti non ultimi specie nei tempi dove la pubblicità
era fondamentale, quelli
legati al design.
La Lexikon fu progettata dall'architetto Nizzoli
nel 49 quando alla direzione dell'azienda subentrò Adriano (1901-1960).
" Lexikon "
Fu prodotta in circa 780.000
esemplari dal 1949 al 1959 e tanto per capire quanto il prodotto
avesse caratteristiche innovative venne
esposta nella collezione permanente del MOMA di New
York. E così fù per altri prodotti Olivetti.
" Macchina portatile Valentine "
La <Valentine> è nata nel 1968 su progetto di
Ettore Sottsass e Perry A. King. Nel 1970 Sottsass vinse a riguardo il Premio Compasso
d'oro. Si trattava anche in questo caso di una delle icone fondamentali del design
industriale.
Ma gli Olivetti per aprire un parentesi lunga come la
storia non furono solo grandi industriali ma specie l'Adriano dei visionari che
oltre alla produzione avevano in mente un modello di società che oggi ce lo
possiamo solo sognare.
Se già padre Camillo era un filantropo e pensava
al bene degli operai, l'Adriano visse sulla propria pelle l'esperienza
della fabbrica e l'alienazione della catena di montaggio e coinvolse persino
degli psicologi per migliorare le condizioni di lavoro.
A parte questo costruì la Mensa, la Biblioteca,
l'Asilo Infantile, case per i quadri e gli operai:
" NON SIGILLA LA SUA UMANITA' NELLA TUTA DI LAVORO
"
Vediamo un po' come sta la biblioteca sul cui muro
d'ingresso è riposta la lastra in marmo di cui sopra:
Trattasi di edificio abbandonato con folta
vegetazione a piano terra e al piano superiore; unico aspetto positivo posso
salire di sopra e prendere d'infilata tutti i fabbricati di via
Guglielmo Jervis:
" La Nuova
Fabbrica fine anni 30 "
Nella biblioteca son transitati artisti
e intellettuali; molteplici furono le conferenze, le mostre e gli spettacoli organizzati
per la cittadinanza:
" Gasmann, Pasolini,
Moravia, Gaber ecc.ecc. "
" La vecchia
Fabbrica in mattoni rossi del 1908 "
" Pensieri di
A.Olivetti "
Mumble, mumble le perplessità di cui parlo all'inizio
emergono tutte; dove è andata a finire la cultura e la biblioteca suo necessario
contenitore?
Ma ritorniamo nell'archivio e lasciamoci
suggestionare dalla storia delle macchine ma anche da quella che è una filosofia
di vita:
Stiamo parlando di un mondo utopico che non siamo
neanche più capaci di immaginare; fortuna che esiste il materiale d'archivio!!!!
Chi interveniva nella trasmissione di Rai3 giudicava
inattuabile il progetto Olivetti e come non dargli ragione se riprendendo uno
dei pensieri di Adriano si parla di Comunità Ottima nel senso ne del troppo
grande ne del troppo piccolo.
Nel mondo globale il pensiero di comunità non esiste; i piccoli paesi, le cittadine di
provincia, le comunità di montagna sono lontani dai centri del potere
economico e politico, sono al margine e il capitale è concentrato nelle mani di
pochi ricchi mentre i poveri, una moltitudine è ricattata con lavori sempre meno
remunerativi e privi di garanzie per la salute e per il futuro.
Tra i vari macchinari come non stupirsi difronte alle
prime calcolatrici elettromeccaniche? Quei leveraggi che impensierirono
l'ingegnere Capellaro che si racconta, portò il lavoro a casa e quasi venne
arrestato sul portone della fabbrica per appropriazione indebita di leva di
calcolatrice, Lui che le progettava!!!
" Calcolatrice
anni 50 "
" Leveraggi "
L'Adriano che di futuro se ne intendeva era pronto
per il grande balzo che dalla meccanica avrebbe condotto all'elettronica
seppur con molte difficoltà.
Morì a 59 anni nel 1960 all'alba della nuova
rivoluzione che aveva visto la partecipazione dell'Olivetti alla realizzazione
dei primi calcolatori elettronici come l'Elea 9003; stiamo parlando di
grossi computer i cosidetti Mainframe acquistabili solo dalle grandi aziende e
centri di ricerca.
Chi succedette a Adriano Olivetti non rinunciò
comunque alla ricerca nel settore elettronico pur essendo condizionato dal
cosidetto Gruppo d'Intervento tra cui Mediobanca diretta da Enrico Cuccia,
la Fiat e la Pirelli gruppo che salvò
l'azienda acefala, senza un vero manager dal fallimento condizionando però le
scelte imprenditoriali. Bene la meccanica ma l'elettronica fu messa al bando.
Nel 1978 l'azienda viene presa in consegna
dall'ingegner De Benedetti che la rivolta come un calzino. I manager dell'epoca
olivettiana vengono quasi tutti pensionati, i vice diventano i nuovi dirigenti.
Alle
ore 8.00 lor signori devono essere presenti nei rispettivi uffici!
Deve essere stato uno vero shock per un'azienda
che riposava sugli allori e stava seduta su una montagna di debiti e non faceva
profitti.
Parliamo in
pratica di due Italie anzi di tre; quella della ricostruzione dell'Adriano con
tutte le prospettive anche utopiche che si potevano perseguire, quella
intermedia dove almeno per l'Olivetti si vivacchiava con le macchine da scrivere
elettromeccaniche senza darsi tanti pensieri e
quella della fine degli anni 70 con l'inflazione alle stelle, il costo delle
materie prime pure e un'alta conflittualità all'interno delle
grandi fabbriche.
Ricordiamo che l'ingegner Carlo nel 1976 lavorò
per 100 giorni alla Fiat di Torino dove propose una riduzione del personale di
40.000 dicasi di quarantamila unità. Alchè il Gianni Avvocato che era per la concertazione
rispose picche e l'ingegnere inflessibile si ritirò a vita privata.
Con questi antecedenti qualche timore si manifestò
certamente quando divenne amministratore delegato nonchè azionista della fabbrica di Ivrea;
la rivoluzione elettronica e informatica con l'avvento dei primi computer
avrebbe comportato due effetti contrastanti, una riduzione della manodopera a
causa dell'automazione industriale cosa che si verificò in tutti i gruppi
industriali (IBM , DEC, Bull etc) e fortunatamente un incremento provvidenziale
degli utili della fabbrica d'Ivrea.
La collaborazione con l'impresa americana AT&T
permetterà all'Olivetti di immettere sul mercato statunitense tra il 1985 al 1988
più di 500.000 PC. In quel periodo fu una tra le prime aziende
produttrici di computer al livello mondiale.
" M24 "
Riporto qui le note di Wikipedia:
A differenza del PC
IBM, che adottava il processore Intel 8088 con clock a 4,7 MHz, l'M24 adottava
il più potente Intel 8086, con la velocità di clock di 8 o 10 MHz (nella
versione SP), un bus dati a 16 bit e la possibilità di incrementarne le
prestazioni diminuendo la velocità di refresh della memoria via software.
Prodotto a partire dal 1983, costava circa sei milioni di lire alla data del
gennaio 1986 equivalenti a circa 6.600 € del 2008.
Ma l'azienda come se la cavava allora? Ho acquistato
presso la fondazione un libro che riassume la storia dell'Olivetti dal 1908 al
2000.
Vediamo qualche cifra:
1961: i dipendenti in Italia sono 22.000 mentre
all'estero sono 25.000 totale 47.000
1971: i dipendenti in Italia sono 34.500 mentre
all'estero sono 74.000 totale 108.500
1981: i dipendenti in Italia sono 27.200 mentre
all'estero sono 53.500 totale 80.700
1991: i dipendenti in Italia sono 22.400 mentre
all'estero sono 47.000 totale 69.400
1998: i dipendenti in Italia sono 13.700 mentre
all'estero sono 16.700 totale 30.400
In pratica con la cura De Benedetti somministrata a
partire dal
1978 in cui l'Olivetti cambia veste e
si concentra sull'informatica abbiamo una progressiva riduzione della mano d'opera.
Il settore elettronico ha una caratteristica
fondamentale: il rinnovamento è continuo, i costi di produzione hardware si
riducono progressivamente mentre cresce quello relativo al software in pratica
in mano alla Microsoft di Bill Gates. La concorrenza è spietata, sul mercato dei PC a farla da
padroni sono le macchine assemblate, i ricavi si riducono sempre più specie per
le aziende strutturate come l'Olivetti.
Gli anni 90 sono per l'Italia quelli della
recessione, della cassa integrazione, dei prepensionamenti unitamente a quelli
di Tangentopoli, a quelli della manovra Amato con la patrimoniale del 6 per
mille sui depositi bancari, del debito al 105% rispetto al PIL quando nel 1982
era al 64%.......
Nel 1995 in piena crisi l'Ingegnere sente puzza di
bruciato e viene contestato sui giornali; la ricerca di un punto di equilibrio
tra informatica e telecomunicazioni è spasmodica. Nel 1994 nasce Omnitel la prima azienda
privata di telecomunicazioni concorrente dell'allora gestore unico costituito dalla
Sip ora
Telecom.
Ominitel che era comunque autonoma rispetto alla
Olivetti sanziona un altro successo dell'imprenditore De Benedetti solo che
......gli occupati nell'azienda di Ivrea sono ridotti a 30.000, la produzione di
manufatti va via scemando, aumentano le dismissioni e il bilancio è comunque
negativo per 440 miliardi.
Il 4 settembre 1996 l'ingegnere lascia la presidenza
della società, dopo 18 anni di conduzione. In ogni caso grazie a Omnitel e alla
vendita di quote azionarie sul mercato internazionale la Olivetti appianerà i
propri debiti.
Il peggio per l'azienda di Ivrea arriverà però
qualche anno dopo, con il nuovo amministratore delegato Roberto Colannino.
Tramite la controllata Tecnost, in
febbraio Olivetti lancia un' Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) del
valore di 61.000 miliardi per acquisire il controllo di Telecom Italia.
L'OPAS si conclude positivamente con l'acquisizione del 52,12% del
capitale ordinario di Telecom. L'operazione è finanziata con la cessione a
Mannesmann delle partecipazioni in Omnitel e Infostrada e con il ricorso a
prestiti e aumenti di capitale. Telecom Italia entra così nel perimetro del
bilancio consolidato del Gruppo Olivetti, il cui fatturato sale a 54.616
miliardi; i dipendenti nel mondo sono 129.063.
Notiamo subito l'effetto della globalizzazione: non si distingue più tra dipendenti italiani e stranieri ma il numero di
129.000 unità sembra uscito dalla lotteria visto che due anni prima il totale
dei dipendenti era di 30.000. Effetto Telecom???
Il fatturato sale a 55.000 miliardi di
euro ma il bilancio è solo in pareggio e non è chiaro se il debito per l'OPA su
Telecom sia già stato appianato o meno.
L'Olivetti controlla il 52% del capitale
totale di Telecom Italia, il 100% di Olivetti Tecnost e Multiservices, il 50% di
Webegg e il 20% di Lottomatica.
Per riassumere il settore produttivo è ridotto al
minimo con Olivetti Tecnost che si occupa di stampanti ink-jet, fotocopiatrici e
telefoni. Multiservices si occupa della gestione immobiliare, ovviamente Telecom
delle tecnologie legate alla telefonia fissa e mobile mentre Webegg e
Lottomatica della gestione delle scommesse e dei giochi in rete. ( L'avesse
saputo all' Adriano iè piava un secondo colpo da morto!!!! ).
Il libro termina nel 2000 ma navigando sul web è
possibile capire
cosa sia successo dopo; è sicuro che dell'Olivetti originaria è rimasto ben poco e gli edifici
costruiti dall'azienda e sparsi in tutto il mondo sono oggigiorno vuoti, crollati o passati
di mano. In breve:
2001 - A fine luglio
la Pirelli SpA, d'intesa con Edizione Holding, si accorda con Bell S.A. per
acquistare il 23% circa del capitale ordinario Olivetti.
L'operazione è condotta attraverso una nuova società, Olimpia. A fine ottobre,
quando l'operazione si perfeziona, Olimpia, partecipata da Pirelli, Edizioni
Holding, Unicredit e Banca Intesa, possiede il 27,7% di Olivetti. Il
cambiamento dell'assetto proprietario e dei vertici aziendali conduce a un'ampia
riorganizzazione e all'avvio di una politica di dismissioni per un valore
previsto di 6 miliardi di euro in 24 mesi. DISMISSIONE!!!!!
2003 - Gli azionisti approvano un progetto di fusione per
incorporazione di Telecom Italia in Olivetti, previa l'acquisizione mediante
un' OPA sul flottante (GLU, GLU) del 100% di Telecom Italia. A seguito della fusione,
divenuta efficace dal 4 agosto, Olivetti cambia oggetto sociale e assume
quello di Telecom Italia, di cui acquisisce anche la denominazione sociale.
QUI ABBIAMO L'INVERSIONE DELLE PARTI.....MAGA
MAGU' PENSACI TU!!
2004 - Olivetti
Tecnost controllata al 100% da Telecom assicura la continuità del marchio
(???????) rinnova la gamma dei fax multifunzionali a tecnologia ink-jet per i
mercati business e consumer. La controllata Olivetti I-Jet introduce una nuova
famiglia di sensori di pressione: sono dispositivi basati sulla tecnologia MEMS
(Micro-Electrical-Mechanical Systems).
I dipendenti sono circa 1.800; la società è attiva nel settore dei
prodotti per la casa e per l’ufficio, nelle applicazioni specializzate nel campo
bancario e retail e nei sistemi informatici per l’automazione di giochi a
pronostico, lotterie e sistemi elettorali.
Che fine avranno fatto i 127.000
mancanti? Assorbiti da Telecom nello scambio delle parti?
2008 - Viene nominata
Amministratore Delegato Patrizia Grieco che avvia il rilancio dell'azienda
incassando lei milioni di Euro in una ditta con 30 milioni di debiti....Ammazzate
sta dirigenza! Artro giro ne la tomba dell'Adriano!
A ottobre nella
ricorrenza del centenario della fondazione della Società Olivetti viene
organizzata a Ivrea una grande mostra celebrativa intitolata "Olivetti
1908-2008. Il progetto industriale". Qui stiamo storicizzando perchè
l'azienda oramai non c'è più.
2012 - Olivetti chiude il polo
di ricerca situato in Svizzera, l'Olivetti Engineering SA, che si
occupava della progettazione hardware e software dei suoi prodotti. Nello stesso
mese Olivetti e Telecom hanno deciso la chiusura dello stabilimento valdostano
di Arnad dove la controllata Olivetti I-Jet sviluppava e produceva
testine per stampanti e fax. In compenso il FAI gestisce il negozio Olivetti di
Piazza S.Marco.
Dal fatto Quotidiano dell'8
giugno 2015
Il suicidio:
l’addio a nanotecnologie e prodotti proprietari per tentare la fortuna coi
tablet
Un decennio. Tanto è bastato a Pirelli e Telecom per azzerare il valore di
un’azienda e di un marchio centenari. La crisi, lunghissima, è diventata
terminale quando Patrizia Grieco ha scelto per “creare valore” di abbandonare le
nanotecnologie, l’unica ancora posseduta da Olivetti, e di non investire più nei
pochi prodotti proprietari rimasti: stampanti specializzate bancarie,
registratori di cassa e terminali per il gioco.
Su quei business, oggi, si
arricchisce la concorrenza. La nuova mission di Olivetti, per Grieco, è questa:
rientrare nel mercato dei pc, dove era già fallita l’ex Personal Computer
Olivetti, e lanciarsi in quello dei tablet (Apple, Lenovo e
Samsung sono pronte a fare spazio!!!!) comprando prodotti in Corea & Far
East per rivenderli col marchio di Ivrea.
Ecco la reazione del fatturato: 352
milioni nel 2008, 285 nel 2013, 227 l’anno scorso; 180 milioni di perdite
consolidate tra il 2008 e il 2013. Nell’aprile 2014 Patrizia Grieco è stata
nominata da Renzi presidente di Enel:
un premio per i risultati, evidentemente.
Niente premi, invece, per i lavoratori
rimasti in 570 di cui 332 esuberi: a cento, duecento per volta, gli esuberi
Olivetti sono stati ricollocati in aziende-satellite destinate a essere
svendute, in call center e altre attività di cosiddetto caring come
Agile-Eutelia,
Op Computer, Telis.
Un esempio di come va a finire: ai 154
finiti in Innovis (oggi gruppo Comdata) a luglio scade il contratto di
solidarietà. La soluzione dell’azienda prevede mobilità volontaria per 50-60
persone e salario ridotto per gli altri.
COME DISSE QUALCUNO ABBIAMO I MANAGER CHE CI MERITIAMO!!!!!
Nella foto che segue ci troviamo negli ex spazi della Nuova ICO
(Ingegner Camillo Olivetti) progettata
da Figini e Pollini ora ristorante con adiacente sala fittness....prima se fa
ginnastica e poi se magna in un ciclo perpetuo che giustamente arrichisce il
buon gestore a cui va comunque il merito di essersi inventato qualcosa
riutilizzando degli edifici storici a rischio di crollo.....
" Ex ICO "
Qualche anno addietro....
La ICO (Ingegnere Camillo Olivetti)
La riconversione merita il nostro plauso; rimangono
le tracce del passato:
e il design è sempre di alto livello come quello
voluto da Olivetti:
La storia è molto più lunga e articolata di quanto è
possibile riportare in questo articolo e passiamo allora alle conclusioni
facendo una capatina negli ex Nuovi Uffici dove mi sono abusivamente
intruffolato al termine della giornata:
" Lo scalone centrale "
Puntiamo sul lucernario in vetro di Burano, puntiamo
verso la luce di un futuro incerto che la storia, quella di un'azienda che ha
funzionato per 100 anni appartiene oramai agli archivi.
" Il lucernario "
Auguro al Sig. Perazzo un buon lavoro.....l'azienda Olivetti
che ora non esiste più, merita sicuramente di essere conosciuta e studiata come
esempio illuminante di azienda che nata in pieno fordismo ha attraversato
tutti i cambiamenti sociali, tecnologici e politici che si sono verificati nella
seconda metà del 900.
" Operai in pausa nella mensa aziendale Olivetti
"
AL TEATRO CRISTALLO DI BOLZANO CONFERENZA E SPETTACOLO
TEATRALE:
15 NOVEMBRE 2018:
Centro Culturale Cristallo
Ritratto di Adriano Olivetti: un libro
e un film di Michele Fasano
P.S.
Nel 2021 mi è capitato tra le mani un libro di Ottiero Ottieri, un romanzo che è
in realtà una cronaca quasi giornalistica degli avvenimenti nella fabbrica di
macchine calcolatrici impiantata da Olivetti a Pozzuoli nella provincia di
Napoli. Riporto qui alcuni pensieri di Adriano Olivetti in occasione di una
cerimonia avvenuta nello stabilimento.
Vi furono molti applausi e poi un silenzio. In esso il nostro presidente
(Adriano Olivetti) si levò a ringraziare. Gli uscì la sua vove flebile e fredda;
una voce ancora di silenzio.
Alcuni in fondo alla sala nemmeno lo udivano.Senza fogli davanti, pareva al
solito che leggesse, senza mai agitare il braccio; la testa e gli occhi celesti
erano fermi e le sue frasi suonavano nuove. Espose i motivi per cui la fabbrica
quaggiù era stata costruita, l'andamento ottimo della produzione, le grandi
capacità degòli operai meridionali e i problemi che uno stabilimento risolveva
ma anche quelii che creava in una zona non industriale.
Disse che uno stabilimento non può avere il suo fine in sé stesso. Gli
uomini gli stavano a cuore......
Lo sentimmo dire: <<.....i figli dell'uomo troveranno l'elemento
essenziale dell'amore della terra natia nello spazio naturale che avranno
percorso nella loro infanzia e l'elemento concreto di una fratellanza fatta di
solidarietà nella comunanza di tradizioni e di vicende. Le attuali strutture
elementari della nostra società non determinano una tale unità di sentimenti e
rendono perciò difficile lo stabilirsi di una tangibile solidarietà umana. >>
le sue frasi precise e mistiche sfuggivano qualche metro più in alto delle frasi
già dette.
<< Né si tema dal nuovo spirito un umanitarsimo inconsisitente o compreso
di debolezze che niente è più forte e violento, nei giusti, che il risentimento
contro l'ingiustizia.>>
Così chiuse.
BIBLIOGRAFIA:
Quaderni dell'Archivio Storico Olivetti: 1908-2000 (Associazione Archivio
Storico-Associazione Spille d'Oro) 2001
L'Olivetti dell'Ingegnere di Paolo Bricco (il Mulino) 2014
Ottiero Ottieri: " Donnarumma all'assalto " Garzanti - Elefanti " 2004
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