La Val Cimoliana si trova nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Il parco è compreso tra il corso del Piave e la Valle di Tramonti mentre in direzione Nord-Sud i confini sono delimitati dal corso del fiume Tagliamento e dalla fascia pedemontana costituita dai comuni di Cimolais, Claut, Andreis e Poffabro. Appartengono al parco anche i comuni di Tramonti di Sopra e di Forni di Sotto e di Sopra; infine Erto e Casso noti sopratutto per la frana del M.te Toc si trovano nella parte Ovest del parco, a ridosso della valle del Piave.
Poco distante dal parco c'è la Riserva Naturale Forra del Cellina di cui l'equivalente altoatesino fino a pochi anni fa era il tratto iniziale della Val d'Ega. Unica differenza: il torrente Ega ha scavato il suo corso nelle rocce della piattaforma porfirica permiana mentre il Cellina ha fatto la stesso nella dolomia triassica. Fortuna (non intenzione si badi bene) ha voluto che la nuova variante che conduce da Barcis a Montereale fosse costruita abbastanza lontano dalla vecchia statale che percorreva la forra, percorso questo divenuto una interessante meta turistica.
Il parco, poco conosciuto e frequentato perchè lontano dalle principali vie di comunicazione è da considerare a tutti gli effetti un'area selvaggia dove la protezione della flora e della fauna non costituisce un problema dato che questi luoghi non si prestano ad uno sfruttamento intensivo come quello che conosciamo nelle Dolomiti trentine, altoatesine e venete.
Se le Dolomiti sono diventate patrimonio dell'UNESCO questo ha senso almeno dal punto di vista del wilderness, per l'esistenza del parco friulano dove l'attività antropica è davvero ininfluente.
Dunque niente impianti di risalita in queste zone più adatte allo sci di fondo e a quello alpinistico dove bisogna mettere subito in conto la fatica.
La prima cosa che il visitatore nota, è che le Valli Cimoliana e Settimana poco distanti l'una dall'altra, sono molto lunghe (circa 15km) e caratterizzate da una pendenza molto lieve il che permette di percorrerle in MTB senza grandi fatiche. Si parte infatti dalla quota di circa 600m di Cimolais e Claut per arrivare al Rif.Pordenone e Pussa posti appena aldisopra dei mille metri. Ma la fatica vera arriva successivamente, quando ad esempio, dal Rif.Pordenone si risale la Val Montanaia lungo un erto e ripido sentiero dal fondo particolarmente accidentato. E questo è vero per tutte le escursioni in alta quota ragion per cui, ho coniato il detto << CASSO che ERTO! >>.
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La Val Cimoliana inizialmente larga, ricoperta da prati e impreziosita da poche costruzioni rurali, diventa dopo alcuni chilometri stretta, tortuosa e selvaggia, una vera forra dove è possibile osservare grazie al microclima umido e fresco, delle specie botaniche che altrove troviamo solo a quote molto più elevate. E' il caso dell'Arenaria huteri e di una bella specie come il Raponzolo chiomoso. Interessante è scoprire che l'Arenaria huteri porta questo nome in memoria di Rupert Huter parroco di Vipiteno che nel lontano 1872 intraprese insieme a Sebastiano Venzo un viaggio di esplorazione che da Forni di Sopra li condusse fino al M.te Cavallo a ridosso della pianura padana. La specie ricordata fu considerata inizialmente endemica del parco ma successivamente furono scoperte altre stazioni nel Bellunese e sorprendentemente sulla Croda Rossa in Alto Adige.
Arenaria huteri |
Phisoplexis comosa |
Altra specificità di queste zone sono i corsi d'acqua caratterizzati da un colore azzurro intenso dovuto probabilmente alla dolomia e al calcare, le uniche rocce affioranti da queste parti. I greti dei torrenti sono molto larghi è ghiaiosi e lo stesso dicasi dei conoidi alcuni davvero giganteschi specie quelli della Val Settimana. L'impressione è di un mondo in continuo movimento; quando piove ghiaie e ciottoli frutto della continua disgregazione operata dagli agenti atmosferici si muovono correndo a valle, provocando frane smottamenti e ingombrando le strade. Più di un escursionista ha dovuto suo malgrado pernottare in rifugio dopo un forte temporale, impossibilitato a tornare a valle con l'auto.
Il torrente Cimoliana |
Gli Spalti di Toro e il Gruppo dei Monfalconi |
La malga di Pian Pagnon sorge a circa mille metri di altitudine dove gli ultimi prati permettono l'allevamento di pochi ma fortunati capi di bestiame. Alla sera i camosci escono dal bosco e approfittano del sale messo a disposizione per le mucche.
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Poco più in alto ai piedi dei conoidi che scendono dalle valli laterali, si osservano altre specie botaniche. Il giglio giallo che s'incontra frequentemente nel parco l'ho osservato qui per la prima volta ed ho inizialmente pensato ad un fiore coltivato e qui riprodotto in seguito alla dispersione dei semi; ma non è così, è una specie spontanea delle Alpi Sudorientali caratterizzata da un areale molto discontinuo.
Dianthus monspessulanus |
Hemerocallis-lilio-asphodelo |
Raggiunto il Rif.Pordenone (m.1249) l'escursionista edotto dalle imprese dello scrittore Mauro Corona di Erto (soprannominato il mangiaturisti: impossibile osservare da vicino le sue sculture e tanto meno provare ad acquistarle) si avventura lungo la Val Montanaia per osservare da vicino il famoso campanile. E qui comincia come già dicevo la fatica; si sale lungo un ghiaione sconnesso dove l'appoggio è alquanto incerto, in compenso altri bellissimi fiori decorano rocce e ghiaioni:
Cerastium carinthiacum |
Aquilegia-einseleana |
Ma lo sguardo anela al Campanile di Val Montanaia (m.2178) e finalmente dopo l'ultima curva ecco apparire il monolite che si staglia imponente verso il cielo:
Ne raggiungiamo la base per ammirarlo da vicino e saliamo poco oltre il Bivacco Perugini.
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Lo cingono come a volerlo proteggere il Gruppo dei Monfalconi. A Sud lo sguardo spazia lungo tutta la valle fino al Col Nudo ultimo baluardo verso la pianura. Ad un tratto, udiamo il suono di una campana provenire dall'alto, è il segno che un gruppo di scalatori ha raggiunto la cima del campanile.
Il tempo non è molto stabile ed è opportuno scendere a valle per la stessa via; sarebbe possibile compiere un giro circolare salendo a Nord Est per la Forcella Cimoliana ma un conoscitore del luogo ce lo sconsiglia; il sentiero è ancor più brutto e franoso di quello appena percorso.
Tra i mughi rivolgiamo ancora lo sguardo al cielo, non tralasciando però i prati ricoperti dai fiori violetti della Polygola nicaensis carniolica mai vista prima pur essendo una specie diffusa nelle Prealpi, dal Piemonte alla Slovenia; solo che qui nel parco è particolarmente diffusa e dunque anche l'osservatore distratto può avere la fortuna di incrociarne lo sguardo.
Polygola nicaensis carniolica
Giunti a valle rivolgiamo ancora lo sguardo verso la corona di monti e con nostra sorpresa tra le nebbie della sera fa capolino il campanile che visto da quaggiù è ancora più impressionante: una enorme fiaccola sospesa tra le nuvole. Salutiamo così la Val Cimoliana.