Lunedì 15 febbraio siamo atterrati ad Arrecife, nell'isola di Lanzarote. Rispetto a Tenerife è molto più piccola e la settimana che abbiamo a disposizione è più che sufficiente per una visita accurata dell'isola più a Nord e più a Est dell'arcipelago delle Canarie.
Le guide indicano Lanzarote come la meglio conservata, ma l'esperienza insegna che quanto è riportato è spesso fumo negli occhi; le guide sono scritte a uso delle agenzie di viaggio e le notizie riportate sono come ovvio di parte.
Anche la fotografia è bene ricordarlo non è mai obiettiva, anche se questo è considerato vero da molti. Il taglio e l'esperienza del fotografo hanno un peso fondamentale.
Spesso l'inquadratura scelta dal fotografo è tale da escludere quello che è avulso dal paesaggio naturale che si accinge a immortalare. E' un difetto diciamo estetizzante; la lettura dei romantici, la pittura di paesaggio spingono in quella direzione e la lotta è spesso impari con le brutture che solcano l'intero pianeta, Lanzarote compresa.
Così come le guide vanno prese per quello che sono, anche le foto vanno prese con le pinze a meno che il fotografo non riporti accanto alle foto qualche appunto personale ed è quello che mi accingo a fare anche questa volta.
La serie di foto allegate descrive alcuni dei luoghi più significativi che abbiamo visitato nel nostro viaggio.
Cominciamo da El Golfo che si trova nel lato Sud-Occidentale dell'isola. E' in pratica un antico vulcano spento a ridosso dell'Oceano Atlantico. Crolli ed erosioni hanno asportato metà del cratere e le onde s'infrangono sulla sabbia nera che separa dal mare un piccolo stagno di colore verde.
El Golfo è il nome anche del paese posto a Nord del cratere. La visita può essere fatta sia dal lato Nord che da quello Sud. In questo caso bisogna aggirare con l'auto la parte del vulcano ancora emergente.
El Golfo è un luogo sicuramente spettacolare, lo giustifica il fatto che ci siamo stati due volte; nella prima visita il mare era talmente arrabbiato che la spuma sollevata dall'infrangersi delle onde rendeva quasi inservibili le lenti della macchina fotografica e gli stessi occhiali.
Il paese è piccolo e ben tenuto, le case sono tutte bianche tratto questo, caratteristico dell'isola. Numerosi i ristoranti, ma qui non possiamo confermare la bontà e l'economicità dei piatti serviti, cosa che abbiamo invece appurato a Famara, a Orzola e alla Salinas de Janubio.
Altra tappa fondamentale per l'escursionista è la Geria, la zona coltivata a vite dell'isola. L'accorgimento sorprendente degli agricoltori locali è stato quello di costruire delle buche più o meno circolari nella cenere vulcanica, all'interno dei quali far crescere la vite. La cenere vulcanica funge da condensatore per l'umidità notturna e contemporaneamente da ottimo fertilizzante. Le piante sono protette dal vento grazie ai muretti a secco che cingono questi particolari contenitori.
Anche questo paesaggio con poche e piccole fattorie bianche che contrastano con la terra nera vulcanica è ben conservato; desta oltre allo stupore di chi lo contempla, l'ammirazione per quei contadini che per generazioni hanno saputo coltivare la vite in un luogo dove le precipitazioni sono scarse ed il vento soffia incessantemente.
A proposito di precipitazioni le guide riportano che a Lanzarote non piove mai; ebbene nella settimana trascorsa sull'isola ha piovuto ad intervalli piuttosto frequenti per ben tre giorni. La pioggia è arrivata ad allagare le stanze e la hall dell'albergo; da queste parti non sono affatto preparati per affrontare i cambiamenti climatici che dobbiamo aspettarci per il futuro. I maldicenti sostengono che lo scrivente sia causa attiva nella questione dato che le nuvolette di fantozziana memoria lo seguono in più di un'occasione; la colpa invece è di quello iettatore di Oscar!.
Nella parte Nord dell'isola sono due i luoghi che meritano una visita: il Mirador del Rio nell'estrema punta Est e la Caleta di Famara qualche chilometro più a Ovest. Mi limiterò a Famara dove la spiaggià è spazzata dai venti forti dell'Atlantico.
E' frequentata dai surfisti e sarebbe davvero spettacolare con le coste ripide a strapiombo sul mare ed il piccolo borgo di pescatori se non fosse....
...se non fosse che a ridosso delle dune esiste un numero imprecisato di villette che ovviamente deturpano la spiaggia. I cementificatori spagnoli parenti strettissimi, nella ricerca dell'orrore, ma l'ho già ribadito per Tenerife, hanno fatto del loro meglio per rovinare le coste di quasi tutte le isole Canarie e qui a Famara hanno raggiunto in questo campo risultati ragguardevoli. Ho potuto constatare personalmente e mi riferisco a quell'assurdo agglomerato che è Playa Blanca nella punta Sud-Occidentale di Lanzarote che i lottizzatori non demordono e i villini si arrampicano sulle pendici del vulcano; tutto questo in memoria e nel rispetto dello spirito di Cesar Manrique, l'isolano che ha speso parte della sua vita, per tutelare il patrimonio naturale e culturale dell'isola. Unica nota positiva per gli incauti acquirenti di Caleta Famara: sono e saranno obbligati ad un costante esercizio fisico, quello di spalare la sabbia che ricopre allegramente e speriamo inesorabilmente i giardini, i viali e le villette. Aspettp oscuro nella questione è che a Lanzarote non esistono sorgenti di acqua dolce; come faranno a provvedere per l'acqua i nostri indomiti costruttori? Mistero!
E veniamo al clou di questo viaggio ai confini dei tropici. Parliamo di vulcani, dei costruttori ma anche distruttori di queste terre. Le Canarie raccontano i geologi, si sono formate in seguito a delle fratture della crosta oceanica. L'isola più antica ha qualche milione di anni ma il vulcanesimo non ha mai avuto termine; l'ultima eruzione a Las Palmas e del 1971. Per Lanzarote invece la data fatidica fu il 1730 anno in cui iniziò una catastrofica attività vulcanica. La parte Nord-Occidentale dell'isola porta evidenti i segni di questa attività che durò ben sei anni, e distrusse buona parte dei paesi e campi di quella che un tempo era la parte più ricca e florida dell'isola. La lava arrivò fino al mare ricoprì più di un quarto del territorio dell'isola.
Il magma fu eruttato da numerose bocche, disposte su una linea tettonica con direzione Sud-Ovest Nord-Est. Alcune di queste bocche si trovano a Ovest nel Parco Nazionale di Timanfaya; sono le Montanas del Fuego, le altre più a Est e si raggiungono percorrendo la strada che dalla Geria conduce a Mancha Blanca.
E' qui lo spettacolo e non nel parco di Timanfaya; ancora una volta l'organizzazione turistica va a discapito di chi vuol provare l'ebbrezza di salire e percorrere un cratere spento in un paesaggio mozzafiato dove non esiste altro che cenere, coni vulcanici, nuvole e cielo.
Ebbene a Timanfaya si pagano 15 Euro, si scende dalla macchina, si sale in pullman, non si scende mai e tanti saluti a chi vuol fotografare e godersi il paesaggio.
L'impossibilità di effettuare una gita a piedi all'interno delle Montanas de Fuego è davvero frustrante; laggiù tra le montagne di cenere rossastra ricca di materiale ferroso c'è una strada, quella percorsa da un pullman che in mezz'ora conclude la vostra visita.
A destra in alto invece c'è El Cuevo, il Corvo uno dei primi vulcani a sputar fuoco e fiamme nel 1730. Ai suoi piedi emergono tra la cenere durissime rocce di peridotite che inglobano brillanti minerali di olivina. Un percorso di tre ore a piedi vi porta sulla sommità del cratere, vi permette di percorrerne la circonferenza di base e di entrare nella bocca del vulcano. In quella visita il tempo non sembra scorrere mai e l'emozione sarà per sempre. Oltre al Cuevo, altri itinerari a piedi sono possibili lungo i confini del Parco di Timanfaya, la Montana Blanca con il suo enorme cratere e quella Colorada, dal colore rosso della ruggine; gite ed escursioni memorabili.
Le nuvole in questa settimana trascorsa sull'isola più di Lanzarote, non hanno mai dato tregua, spesso coprivano il sole spegnendo i colori, altre volte scaricavano l'acqua accumulata nel loro viaggio atlantico, ma qui ai piedi del Cuevo in questo mondo a parte, completano mirabilmente uno degli spettacoli più emozionanti della natura.