Dalla Valle del Savio alle Vene del Tevere: tra storia e geografia

 

La pieve di Santa Maria di Montesorbo sorge su un colle a pochi chilometri da Mercato Saraceno.

La pieve fu fondata presumibilmente nel VIII° sec ma è probabile che il luogo ospitasse in passato un tempio consacrato alla dea Cerere che nella religione romana era considerata la dea della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, dei fiori, dei frutti e di tutti gli esseri viventi.

 

 

 

 

A qualche secolo prima risale l'evangelizzazione del territorio ad opera di S.Vicinio, ritenuto il primo vescovo di Sarsina.

La tradizione attribuisce al santo miracoli e prodigi tesi a liberare gli ossessi dal diavolo. Il termine cerritus che significa "invaso dallo spirito di Cerere " può significare allo stesso modo "posseduto dal demonio "  per cui sembra esistere contiguità tra il mondo pagano e quello paleocristiano, sia per quanto riguarda gli edifici religiosi sia per lo stesso culto.

 

 

 

 

L'importanza della pieve durante il medioevo era legata al fatto che la valle del Savio veniva percorsa dai Romei, i pellegrini che si recavano a Roma.

L'aspetto esterno della pieve è alquanto modesto e costituito da materiali poveri, quali il laterizio e la pietra d'arenaria, impreziositi però da antichi marmi di recupero.

 

 

 

Santa Maria Annunziata e' l'unica chiesa del territorio ad avere una pianta a croce greca. Per circa metà della sua lunghezza, e' ad una sola navata, poi si allarga a tre, suddivise da cinque colonne marmoree, sormontate da capitelli corinzi scolpiti con foglie di acanto. Nel muro sono inglobate altre colonne alcune in marmo ed altre in laterizio. Particolare è il ciborio, posto su quattro colonnine paleocristiane su cui e' incisa la croce del calvario.

Il reperto artistico più singolare si trova però nel lapidario ed è una pietra lavorata che riporta incise una mano, un volto e una croce. Si fa l' ipotesi che sia un' antesignano dei nostri cartelli stradali: indicava ai pellegrini un luogo di preghiera e di ristoro.

 

 

 

 

Sarsina è un paese dalle importanti vestigia romane. Lungo il fiume Savio sono venuti alla luce numerosi mausolei oggi trasferiti nel museo archeologico cittadino.

Ha dato i natali a Tito Maccio Plauto (nato a Sarsina nel 251 a.C e morto a Roma nel 184 a.C.) il più famoso commediografo romano di cui rimangono ben 21 commedie.

Nella piazza principale del borgo si trova la cattedrale romanica costruita intorno al Mille che conserva le relique e la "catena " di S.Vicinio.


 


 

La "catena " è in pratica un collare in ferro, che secondo la tradizione apparteneva al Santo: nei momenti di preghiera e meditazione, egli si appesantiva il collo con una grande pietra. La tela attribuita allo Scarsellino (1550ca-1620), principale pittore estense vissuto tra Cinque e Seicento, raffigura il Santo  in veste eremitica che riceve dal Bambino seduto sulle ginocchia di Maria, la "catena " miracolosa. 

 

 

 

Lo stesso simbolo viene utilizzato oggi per indicare il cammino di S.Vicinio un percorso circolare lungo la valle del Savio, che parte ed arriva a Cesena:

 

 

 

 

Un'altra costruzione importante, simbolo anch'esso di continuità storica e culturale è l'arena Plautina, un teatro all'aperto con più di mille posti a sedere. Fanno da quinta scenica i monti e il piccolo borgo medioevale di Calbano.

 

 

 

Ripresa la strada lungo la valle del Savio, all'altezza del lago di Quarto abbiamo deviato verso Sud in direzione del M.te Fumaiolo (m.1268). Il paesaggio è brullo e selvaggio, numerose sono le cave di pietra e altrettanto numerosi sono i piccoli paesi abbandonati come Castel d'Alfero un pezzo di medioevo pietrificato.

 

 

 

La nebbia come un manto invisibile avvolge la china dei monti. Il vento muove adagio le foglie e i faggi secolari sono tetri fantasmi quasi creature fantastiche:

 

 

Poi d'un tratto appare l'aquila imperiale ad indicare che qui, ha simbolicamente inizio il corso del Tevere (km.405) il terzo fiume d'Italia dopo l'Adige (km.410) e il Po (km.652).

 

 

Ma è solo un attimo ed il segno dell'uomo scompare nella quiete del bosco.

 

 

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