NEL PARCO DELL'UCCELLINA

 

 

Mappa del Parco con il percorso di San Rabano

 

L'ultima volta che sono stato da queste parti risale alla bellezza o bruttezza a seconda dei punti di vista dell'U.d.C. (Unita' di Coscienza ) a 40 anni fa. Era il giugno del 1984 e a maggio avevo appena ultimato la carriera militare. Congedato come soldato semplice perché non adatto al comando, ho avuto la mia prima esperienza come insegnante presso L'I.T.I. di Bolzano dove sostituivo l'Ing. Covi insegnante di Elettrotecnica. A giugno a porte scolastiche chiuse salii a bordo della mitica Ritmo e mi < fiondai > fino in Sicilia sulle tracce del Gran Tour.

Prima tappa fu proprio il parco dell'Uccellina e dormimmo a Sud di Talamone in campeggio, vicino alla spiaggia dell'Osa dove scattai queste immemorabili diapositive, alias un classico tramonto da pivello fotografo:

 

 

La costa di Talamone (Dias 1984)

 

 

Maltauro in versione Fahrenheit 1984

 

Talamone non fa parte del parco e oggi non è certo paragonabile a quella di allora; nuove costruzioni sono sorte ovunque e probabilmente anche sulla spiaggia di Osa anche se non ho indagato in modo approfondito. Sono passato per Talamone giusto il tempo per salire alla rocca, scattare qualche foto da lassù e proseguire poi il mio viaggio verso la laguna di Orbetello.

Ai tempi che furono, questa tappa fu scelta sulle orme dell'eroe dei due mondi il Garibaldi che ivi sostò per imbarcare volontari ed armi di seconda mano per la grande avventura dei Mille checché ne dica quel pirla del Giordà che lo considera un avventuriero. Che cercasse l'avventura sulle tracce di Sandokan, ( che siamo precisi non era ancora stato scritto ) alias per chi guardava la TV nel 76 Kabir Bedi, è cosa buona e giusta ma che l'Italia sarebbe diventata una e trina senza di lui col c.....che i savoiardi hanno in parte, solo incassato il bottino facendo in seguito solo danni, intimandogli l'Obbedisco a piè sospinto anche a fucilate in quel di Aspromonte che erano invidiosi dei suoi successi e lo vedevano come fumo negli occhi.

Comunque la storia mi frega sempre, peggio la geografia....che ho difficoltà a fare il callo dato che il mio concetto di fotografia del paesaggio si basa su principi estetici spazzati quasi sempre via dalla realtà contingente.

 

 

 

Dalla rocca di Talamone verso l'Argentario e l'isola del Giglio

 

 

Nel 1984 due immagini ricordano che transitammo per la parte alta del parco lì dove le vacche maremmane dalle caratteristiche corna pascolano allo stato semibrado:

 

 

Nei pressi di Marina di Alberese (Dias 1984)

 

Oggi a bordo camper pare non sia possibile raggiungere il mare neanche pagando il biglietto; l'unica possibilità è quella di noleggiare le biciclette. In alternativa siamo arrivati col mezzo fino alla foce dell'Ombrone ma a parte il fiume abbiamo visto ben poco.

 

 

 

La foce dell'Ombrone

 

Vacche a parte qualche giorno dopo nei campi della Tuscia ho visto i famosi aironi guardabuoi che accompagnano come da consuetudine sia le greggi che il bestiame più grosso, in questa zona di confine tra Maremma e Tuscia. Sti maleducati si piazzano sulle schiene delle pecore:

 

Greggi e aironi guardabuoi tra Maremma e Tuscia

 

Ricapitolando da Alberese abbiamo effettuato un giro a piedi che ci ha permesso di raggiungere le rovine dell'abbazia di San Rabano; un giro circolare in senso orario che conduce comunque alla costa dove sono piazzate in modo scenografico le torri di guardia. Nei tempi che furono i pirati si spingevano anche all'interno per procurarsi schiavi, ovviamente donne in minigonna e beni più o meno preziosi. La lunga serie di torri lungo la costa maremmana aveva la funzione di avvistare i pirati e dare l'allarme generale.

 

 

 

L'inizio del percorso presso Alberese

 

 

Abbandonante le coltivazioni di olivo ci s'inoltra in leggera salita nella macchia mediterranea:

 

 

 

 

Poche le specie di fiori osservabili in questo fine aprile:

 

Asfodelo

Ginestra

 

Cistus monspeliensis

Lavandula stoechas

 

Tra le specie arboree abbiamo la quercia da sughero albero resistente alla siccità e agli incendi:

 

Quercus suber

 

Dopo una breve salita che costeggia la collina si raggiunge l'abbazia immersa in un bosco silenzioso di lecci.

Risale al 1100, tempo in cui la diocesi era ubicata a Roselle antica città etrusca e poi romana dato che Grosseto era agli albori della sua storia.

L'abbazia di forme romaniche era in pratica una fortezza con una torre di avvistamento aggiunta nel 1300; fu abbandonata nel XVI secolo.

 

 

 

 

 

San Rabano

 

Superata la sella dopo un centinaio di metri è possibile scorgere il mare e la costa:

 

Cala di Forno

 

L'Argentario

 

Il sentiero che fino a qui sarebbe stato percorribile anche con una bike si fa più disagevole anche a causa della pioggia che ha prodotto dei solchi profondi. Si arriva poi ad una specie di paradiso costituito da quello che ho definito l'orto degli ulivi, esattamente l'Oliveto di Collelungo:

 

 

Il prato dove crescono è di un verde intenso visto l'inizio della stagione:

 

 

 

In pochi minuti è possibile scendere fino alla Torre di Collelungo:

 

La Torre di Collelungo

 

Il Paludetto

 

La Pineta Granducale

 

La Torre di Castelmarino

 

In pratica ci troviamo nel posto più panoramico del Parco e con un po' di tempo ed energia a disposizione sarebbe stato possibile scendere al mare. Siamo però a metà percorso e dunque ci accontentiamo del magnifico panorama:

 

Le due torri in una veduta d'insieme

 

Riprendendo il cammino è' stato possibile osservare altre specie vegetali:

 

Cistus creticus

Teucrium fruticans

 

Sul cisto rosa, un temibile ragno tenta l'agguato ad un insetto ben più grande di lui; il teucrium invece è un fiore assai strano con petali di un azzurro chiaro e lunghi stami bianchi che pendono dall'alto.

Lungo il cammino abbiamo osservato anche due specie faunistiche che abitano il parco:

 

 

 

Testuggine di terra (Testudo Hermani)

 

 

 

 

Daino

 

 

Partiti alle ore 9.00 da Alberese abbiamo chiuso il giro alle ore 16.00 con tutte le soste del caso. Un bel tuffo nel Tirreno non sarebbe stato male...ma la temperatura non era proprio adatta alla specie bipede che ha realizzato questo reportage. Arrivederci al 2064.

 

 

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