1958 ORIZZONTI DI GHIACCIO 1958

GIV: la montagna di luce

 

 

 

Opera davvero meritoria, il Club Alpino Italiano ha organizzato una serie di mostre dedicate a due imprese alpinistiche che hanno fatto storia: la conquista del K2 del 31 luglio 1954 e quella del GASHERBRUM IV del 6 agosto 1958.

Protagonista indiscusso di quelle imprese fu Walter Bonatti l'uomo montagna, un mito, un Dio come ebbe a dire il Maraini.

La prima mostra, quella dedicata alla conquista del Gasherbrum IV risale a settembre 2019 mentre quella dedicata al K2 che prevedeva diversi appuntamenti si è conclusa il 7 gennaio 2024, cosa abbastanza strana, visto che quest'anno ricorre il 70 esimo anniversario dell'impresa.

Da grande appassionato di montagna e di geografia quale mi considero, ho voluto effettuare diverse fotografie di quelle mostre che illustravano le salite sul tetto del mondo.

Nel reportage virtuale che segue parlo del Gasherbrum IV anche per onorare il mio anno di nascita; ho letto i due libri davvero avvincenti censiti a fine articolo e recuperato il film che narra quella impresa.

 

 

 

 

La vetta del Gasherbrum IV è stata raggiunta il 6 agosto 1958 quando avevo la bellezza di 21 giorni essendo nato il 16 luglio, giorno della Madonna del Carmelo di quell'anno e di tutti i successivi secondo il calendario mariano e di frate indovino. Dunque mentre mi cambiavano il pannolino di pezza come si usava allora, con gran rispetto della natura, un gruppo di fortissimi alpinisti in compagnia di un giornalista - fotografo - scrittore - traduttore - etnografo - scalatore - tuttologo del calibro di Fosco Maraini, si incamminava faticosamente sul ghiacciaio del Baltoro lungo appena una sessantina di chilometri.

Skardu dista dal Campo Base circa 210 km...uno scherzo per chi soffre di calli!

 

 

 

 

Baltoro è un nome evocativo per il sottoscritto che durante il periodo universitario l'unico svago che si permetteva era quello di vedere qualche proiezione al Film Festival della Montagna in quel di Trento. L'importante appuntamento esisteva già nel 1958 visto che Bonatti, Mauri e Cassin furono invitati a quella manifestazione nel settembre dello stesso anno.

Scopro inoltre leggendo il libro di Bonatti edito 60 anni dopo, ossia nel 2018, che una volta conclusa la spedizione non mancarono le polemiche con il principale protagonista.

Se il CAI per contratto poteva disporre di tutti i materiali inerenti la spedizione comprese le pellicole, le dichiarazioni alla stampa e la produzione americana del film la cui proprietà era passata alla SNIA VISCOSA, non coinvolsero il principale protagonista che chiuse allora i ponti con il sodalizio. Li riaprì 50 anni dopo, quando il CAI ammise che la salita al K2 senza di lui non sarebbe mai avvenuta...ma questa è un'altra storia.

Riguardo alla fabbrica di cui sopra che si occupava di fibre tessili artificiali, era la fornitrice di molti dei materiali della spedizione tra cui le corde di arrampicata, le tende, i materassini e pure i piumini. Interessante notare che l'Italia di allora era quella del boom economico ed era leader nel settore chimico basti pensare a Natta che nel 1963 ricevette il Nobel. Dunque le spedizioni si potevano fare non perchè le foraggiava il governo fascista o il re al tempo del Duca degli Abruzzi, ma perchè il paese era risorto dalla guerra e l'attività industriale poteva finanziare le spedizioni.

Come sappiamo il ritorno era quello pubblicitario e forse il Bonatti puro e limpido in quel caso avrebbe dovuto piegare la testa.

Negli anni 80 cominciò la corsa quasi di massa alle vette più alte del mondo, gli ottomila per intenderci, spesso senza l'ausilio dell'ossigeno. Nel 79 Messner salì con Dacher sul K2 e non so se quella impresa fu annoverata nella collezione dei 14 ottomila senza respiratore. Forse ripetè la salita in solitaria anche perché non ne aveva mai abbastanza!

Tornando agli anni 50 stiamo parlando di un mondo che è scomparso come feci notare a Dacia Maraini intervenuta alla conclusione della mostra:

 

 

 

Dacia Maraini al Trevi: 14/12 /2019

 

 

Scomparso letteralmente, con in più tutta una serie di problemi legati all'invasione di alpinisti o presunti tali, provenienti da tutti i continenti e desiderosi di cimentarsi con gli 8000 senza la giusta preparazione e con tutti i rischi del caso. A quanto dicono le cronache, ne muoiono parecchi e dopo aver sborsato 50.000$ per il loro sogno d'alta quota.

Le spedizioni odierne ( già a partire dagli anni 90 ) sono organizzate da varie agenzie dove il motto è: " Tu paghi e al resto pensiamo noi .... forse torni vivo ".

Non c'è dubbio che chi sale un ottomila ha più di un minimo di preparazione atletica e alpinistica, ma stiamo parlando di altezze e difficoltà dove anche con l'ossigeno rischi la pelle per edema polmonare, assideramento, sfinimento e visioni mistiche sui cigli dei baratri e sotto i seracchi. Le cronache, i film e i libri come Everest 96 raccontano con dovizia i particolari di queste imprese spesso suicide.

Pare che la stagione 2023 abbia segnato il record di decessi complice il cambiamento climatico e dunque qualche valanga in più che ha travolto un intero campo base.

Dato che ognuno è responsabile di se stesso e dunque le scelte alla fine le paga di tasca propria almeno in parte ( spesso sono morti pure gli accompagnatori ), l'altro problema ben più grave è quello ambientale nel senso che le missioni in Himalaya, durano mesi e servono tonnellate di materiali. Se da un lato i portatori, gli sherpa hanno trovato di che vivere, dall'altra i ghiacciai sono stracolmi di immondizie e solo negli ultimi anni le agenzie che organizzano tali tour hanno l'obbligo di portare il materiale a valle ripulendo i ghiacciai.

Ma torniamo al 1958:

 

 

 

Ponte  " jula"  e portatori baltì

 

In quell'impresa furono impiegati ben 450 portatori che con 30 kg a testa si suddivisero un carico di più di 10 tonnellate di materiale.

La folla dei baltì esiste ancora? L'impatto con la civiltà occidentale è stato devastante a dirla tutta fin dai tempi dell'homo habilis forse il primo ominide a costruire manufatti e dunque a usarli anche contro i propri simili. Già nel 79 le foto di Messner sul Baltoro rivelano che le calzature di cuoio erano diventate delle scarpe da ginnastica Adidas e ora come è nella natura delle cose, i portatori vestono Salewa come gli alpinisti che accompagnano.

Sai che foto interessante faresti ora?

 

Baltì

 

 

Fosco Maraini negli anni 50 oltre alla salita alla montagna poteva documentare gli usi, i costumi e la lingua degli abitanti del Karakorum; oggi ce lo possiamo scordare.

E qui sorge il dubbio amletico (ed inutile ) se questi viaggi abbiano un senso. Bello è conoscere ma a che prezzo? La globalizzazione delle merci e il turismo di massa quanto costa al pianeta?

In Internet i baltì sono equiparati ai popoli baltici, poi c'è una gnocca tale Franca Baltì amica di Bob, e una città della Moldava con lo stesso nome...dunque sono scomparsi da Wikipedia!

Forse nell'enciclopedia i Popoli della Terra nella casa paterna e risalente agli anni 70  se ne parla. Comunque a titolo d'informazione i baltì abitano il Baltistan il " Piccolo Tibet " come lo chiama Bonatti ubicato nella parte Nord - Est del Pakistan dove scorre l'Indo. " Stan " sta per paese e dunque Baltistan è il paese dei baltì.

Bonatti affermava: "E' una vera riserva terrestre, esente dal progresso e dalla cattiveria " .

 

 

 

 

L'Indo in blu e il percorso a piedi in rosso

 

 

 

La capitale del Baltistan è Skardu che i nostri eroi raggiunsero a bordo di un Dakota tenuto insieme col filo di ferro salpando da Rawalpindi e superando il Nanga Parbat che costringe l'Indo ad un lungo giro. Le antiche carovane impiegavano circa 20 giorni per superare quella distanza.

 

 

 

 

La spedizione del 58 fu organizzata in modo diverso da quella di quattro anni prima sul K2 presieduta militarmente dall'Ardito Desio Geografo; qui non c'era un capo ( che liquidò il povero Cassin per dissidi interni ) ma un gruppo di persone che condivisero tutte le difficoltà di quell'impresa a volte discutendo animosamente ma coscienti che le difficoltà bisognava superarle insieme.

Che poi fu Walter Bonatti insieme a Carlo Mauri a raggiungere la vetta lo decisero tutti insieme, valutando le forze in campo. Mentre Cassin pur trattandosi di un Riccardo era quasi cinquantenne i due protagonisti ne avevano solo 28 di anni, praticamente imberbi ma con alle spalle le salite più difficili dei quattro continenti.

 

 

 

Fosco Maraini

 

 

I componenti della spedizione del 1958: A.K. Dar el pakistan, Giuseppe Oberto, Donato Zeni, Walter Bonatti, Toni Gobbi, Fosco Maraini

Seduti: Bepi De Francesch, Riccardo Cassin, Carlo Mauri

 

 

La foto ritrae nove persone; il nono è l'accompagnatore militare pakistano del controspionaggio con manie di persecuzione che remava spesso contro, spilorciando su tutto; fatto sta che da 300 i portatori aumentarono a 450 e con essi le spese.

Nella foto c'è Cassin il pù vec nonché capo teorico della spedizione, il Fosco sorridente, il Mauri con il maglione blu e il Bonatti con un sorriso a 40 denti.

Il gruppo come si legge, era composto da alpinisti provenienti da tutto l'arco alpino; alcuni di loro non si erano probabilmente mai visti prima ....e impararono durante quella lunga marcia a conoscersi e rispettarsi.

 

 

 

La spedizione del 1958

 

 

Che fossero necessarie tonnellate di materiale risulta chiaro dalle date riportate e dai chilometri percorsi; i nostri sono partiti a maggio e tornati a settembre eclissandosi per ben 4 mesi. Acclimatazione garantita che a momenti si trasformavano in baltì essi stessi. Askole dista da Skardu solo 130 km e da qui proseguendo sempre a piedi sul Ghiacciaio del Baltoro si raggiunge dopo altri 80 km il Circo Concordia (m.4600) dove il ghiacciaio si divide in due: il Godwin Austen a Nord verso il K2 per intenderci e l'Alto Baltoro verso Sud-Est.

Oggi le spedizioni risparmiano 130 km dato che esiste una pista per mezzi motorizzati che unisce Skardu con Askole. Poi i bollywoodiani prenotano l'elicottero per atterrare al Concordia rischiando un bel edema polmonare. Ma qui siamo nel nuovo mondo...

 

 

 

 

Maraini da scrittore affermato qual'è non si concentra come Bonatti sulla sola scalata, ma parla di tutto e di più. Una pagina futurista del suo libro è ambientata nel 2058 dove il turismo ha preso piede sul Baltoro, ci si muove con auto a motore atomico e a Liligo sulla terrazza panoramica del Gran Hotel si ammirano le granitiche cattedrali di Trango e le curve delle turiste in topless:

 

 

 

Le cattedrali di Trango da Liligo

 

 

Diciamo che ha in parte cannato anche se il turismo hollywodiano ha sicuramente invaso quei luoghi.

 

 

 

 

Dunque il Circo Concordia sta ad una altezza comparabile con quella del Monte Bianco....minchia! Ecco qui di seguito una foto che avrei potuto scattare fossi arrivato vivo ma non in fasce da quelle bande:

 

La parete Ovest del Gasherbrum IV (m.7925)

 

Impareggiabile bianco e nero! Ruotando il busto in senso antiorario di 90 ° avrei scattato anche la foto seguente:

 

Il K2 (m.8611)

 

Quel provino da mezzo formato del Fosco, riporta il taglio che in seguito avrebbe fatto per la pubblicazione sul web...macchè web, sulla Domenica del Corriere o su Epoca e le altre riviste semipatinate dell'epoca, per l'appunto.

 

 

 

 

 

Per salire alla vetta i nostri eroi hanno svoltato a destra e seguito l'Alto Baltoro ( Ghiacciaio Duca degli Abruzzi nel libro di Maraini ) fino a raggiungere i 5000 metri di altitudine ai piedi del Ghiacciaio Gasherbrum Sud dove hanno montato il campo base. Sulla cartina sembra una banalità ma sono altri 15 km che magari il ghiacciaio non era asfaltato perfettamente. Da lì in poi iniziarono le difficoltà alpinistiche.

 

Da Urdukass al Campo 2

 

 

 

Campo II: Quota 6748 metri

 

 

 

 

Il Gasherbrum I (Hidden Peak ) m.8068

 

E pensare che l'Hidden era la vetta che gli italiani volevano scalare ma gli americani come al solito, pagarono di più e fu solo grazie all'intercessione dell'individuo Fosco se fu permesso loro di salire sul IV. Come dire di accontentarsi di un 7925 metri, impresa comunque talmente ardua che quella cima fu scalata per la seconda volta ben 30 anni dopo!

La foto che segue da una qualche idea del Montagna Bonatti una specie di intersezione tra uomo e roccia:

 

 

 

Sul Gasgherbrumm IV

 

Non mi è chiaro chi scattò quella foto a 7200 metri circa, che lassù arrivarono in molti; mi sono preso la briga di capire da dove sia stata fatta con l'ottimo software todesc che utilizzo abitualmente per le passeggiate sulle montagne di casa:

 

Da quota 7200 metri circa

 

Siamo lungo la cresta di Nord - Est e mancano circa 800 metri alla vetta e ben tre 8000 appaiono in fila sulla destra: i due Broad Peak e dietro il K2. Interessante è lo schizzo riportato da Maraini sul suo libro che evidenzia le difficoltà dell'ultimo tratto di salita: un IV° e V° misto su roccia e ghiaccio:

 

 

 

 

 

Dal Campo III al Campo V

 

 

 

Campo V: m.7200

 

 

 

Il 5 agosto, dopo lo snervante su e giù, Gobbi, De Franceschi e Zeni arriveranno con gli ultimi viveri e le ultime corde fino a quota 7550 m. dove era già stata piantata la tenda del Campo VI demolendo una cornice di neve vista l'eseguità dello spazio disponibile.

Notare che fino a questa quota Bonatti e Mauri erano già arrivati il 14 luglio ma il peggioramento del tempo li aveva costretti a scendere fino al campo base per recuperare le forze.

Non si persero d'animo e a tavolino tutti insieme organizzarono la spedizione dei viveri e del materiale fino al Campo VI a cui parteciparono anche i portatori d'alta quota...fu un continuo e snervante sali scendi.

E poi arrivò il momento fatidico, quel 6 agosto del 1958 dove ( non lo dicono, ma le bestemmie si perdevano nell'aria rarefatta e non erano udibili ) i due eroi superato il percorso di cresta con tempo incerto e con la minaccia del monsone, raggiunsero l'agognata e malefica vetta prima la Punta Nord e poi attraverso la " Conca Lucente " quella Sud.

 

 

 

 

Lungo la parte sommitale

 

 

 

 

La Punta Nord e Carlo Mauri sulla vetta

 

In realtà dice il Bonatti che non era chiaro quale fosse esattamente la cima dato il continuo saliscendi lungo la parte superiore; i denti aguzzi come cocci di bottiglia  si susseguivano tutti con la stessa altezza.

 

 

 

6 agosto 1958 ore 12.30 : Bonatti in vetta e il Baltoro con il Circo Concordia ai suoi piedi

 

Quella fu leggenda, tutto il resto è storia ma la leggenda senza la Condoretta Ferrania Galileo di Walter Bonatti a far da testimone sarebbe rimasta tale.

 

 

Uomini di un altro mondo

 

Ferrania Condoretta Officine Galileo del 1951

 

 

" IL GASHERBRUM E' SPADA E CIGNI, EROI, CAVALLI, URLO D'AMORE "

 

CONCLUSIONI

Altri sarebbero gli spunti da riportare in questo reportage ma non ho voluto appesantire ulteriormente il testo che come dice il Trifoni Dantesco, su Facebucco 104 caratteristi sono già troppi e qui mi leggerò da solo. I protagonisti di questa storia sono scomparsi da tempo ma non il loro ricordo. La Snia Viscosa è fallita da decenni e come è tipico, di questo paese di disastrati e delinquenti a piede libero, hanno lavorato a regime avvocati e tribunali sia per i danni ambientali prodotti al territorio che per le varie falsificazioni dei bilanci  a opera dei soliti amministratori onesti.

Fuori campo, lontano, nel blu dipinto di blu ( D. Modugno 1958 ) svetta, dalla profondità dei tempi geologici, il GIV la montagna lucente.

 

BIBLIOGRAFIA

< La montagna scintillante > Walter Bonatti  Museo della Montagna CAI - Torino Ed. Solferino 2018

< Gasherbrum IV : la splendida cima >  Fosco Maraini  Ed.Vivalda 1996................................Un capolavoro!

< Gasherbrum IV : montagna di luce > DVD della Gazzetta dello Sport-Corriere della Sera ( Le leggende dell'Alpinismo 2015 )

 

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