" Caldonazzo chi è 'l che 'l sa
quanti ani che 'l ne gh'à?
Forsi, forsi quatromila:
de sicur l'è na gran fila.
De i Lunari 'ntra la giara
i a trova 'na gran manara,
vecia e grisa come i cuchi
(po i l'à persa da bauchi...)..."
L'inizio di questa poesia dialettale estratta dalla guida "Le Valli del Trentino" di Aldo Gorfer scrittore recentemente scomparso, ( Flavio Faganello il noto fotografo trentino ha collaborato con lui per le immagini del libro "Gli Eredi della Solitudine" ) si rifà ad un ritrovamento archeologico effettivamente avvenuto nei pressi della chiesa di S.Cristoforo costruita su una sommità rocciosa una volta penisola nel lago.
A ridosso del campanile trecentesco, a poca profondità fu ritrovata una grande quantità di ceneri, una falce, un pomo di spada, pezzi di lance, balestre ed una mannaia, come recita la poesia.
L'edificio sembra sia stato eretto al posto di un tempietto sacro a Diana e Nettuno. Nel 1703 la ricostruzione della chiesetta cancellò l'originario assetto romanico-gotico e le pitture a soggetto profano con scene di caccia di Diana e le Ninfe.
" Chi ere-'l mai che a doprà
sta manara a quel'età?
Zerto 'l è che quella zente
- e no'l digo, no per gnente
l'era istessa che a Vicenza
(così, almanco, dis la scienza);
e con quei de sant'Antoni
sen parenti propi boni:
veneti sen, e taliani
fin dai tempi pù lontani."
E' probabile che il poeta fosse un buon patriota anche se l'Italia più povera che mai, non fu certo terra di immigrazione per la gente della Valsugana. (Molti trentini di questa zona emigrarono nel Voralberg ed in altre zone dell'Impero Austro-Ungarico).
Poesia e storie a parte, i laghi come tutti gli specchi d'acqua sono un ottimo banco di prova per il fotografo ed il sottoscritto ha per loro una certa predisposizione......
Non è un "gran" grandangolo quello della Coolpix ma come si può vedere il risultato è aprezzabile.
Con un processo di mascheratura un tantino complicato ho ottenuto l'immagine che segue, forse la foto migliore; mi prefiggevo tra l'altro di conservare le tonalità del cielo....
Non prediligo la ripresa verticale ma in questo caso era importante eliminare alcuni particolari del paesaggio che potevano disturbare. L'acqua con la sua immobilità e superficie riflettente, permette di costruire questa come le altre immagini dove in tutti i casi, luminosità e gamma tonale, hanno un ruolo fondamentale . Il primo piano, il pontile nella prima foto ed i sassi nella seconda danno alle immagini la giusta profondità.
E con un salto sulla sponda opposta e con un taglio " magossiano " termina questa sequenza di immagini colte in una giornata d'inverno sulle sponde del lago di Caldonazzo.