Il Sentiero Glaciologico

 della Val Martello

 

 

La testata della Val Martello con le cime principali (Cartina Compass n.72)

 

Le tappe del sentiero glaciologico in dettaglio

 

Cambio di programma per quanto riguarda il corso di scienze naturali: da Lasa a causa della impraticabilità della strada si torna indietro e si risale la Val Martello fino al parcheggio del Rif. Genziana. Da qui parte un sentiero circolare che permette di osservare le principali emergenze geologiche dell'alta Val Martello.

Zaino in spalla e le impavide maestre il nucleo grosso della spedizione si dirigono verso il Rif. Nino Corsi.

 

 

Rif. Nino Corsi (m.2266)

 

 

 

 

La chiesa con sullo sfondo il Cevedale

 

Mi affaccio sullo sperone di roccia su cui sorge il rifugio e impugno questa volta il cellulare; lo uso solamente per le panoramiche dove questo dispositivo tecnologico si rivela davvero prezioso vista la facilità con cui ricostruisce l'immagine panoramica.

 

Panorama verso il lago Gioveretto dal Rif. Nino Corsi

 

 

Rocce montonate e masso erratico sulla sx

 

La prima evidenza geologica sono le rocce montonate sopra il rifugio dovute all'azione abrasiva della lingua glaciale che arrivava fin qui, durante uno dei vari periodi glaciali che si sono succeduti nell'ultimo milione di anni. La didascalia riporta una data stimata di 7000 anni.

Salendo fino ai 2350 metri di quota si raggiunge la diga di pietra un manufatto costruito nell'ultimo decennio dell'Ottocento che aveva lo scopo di contenere le piene del Rio Plima.

 

 

 

La diga di pietra il " BAU "

 

 

Il Cevedale (m.3769)

 

Come si evince dalle immagini il manufatto è oggi inutile visto lo stato del ghiacciaio la cui fronte è ora ben aldisopra dei 2700 m. Il dipinto di metà Ottocento

evidenzia in particolare l'imponenza della lingua glaciale che scendeva dalle Venezie le cime sulla destra orografica della valle.

Il Cevedale nel dipinto quasi non si vede ed è totalmente ricoperto dai ghiacci. (Sigh & Sob per chi lo osserva oggi! )

 

La testata della Val Martello in un dipinto di metà Ottocento

 

 

La diga di pietra vista dal lato opposto

 

 

 

La cascata

La parete di marmo

 

 

 

 

Quota m.2550

 

Dal terrazzo superiore si osservano alune lingue moreniche; dietro compare il Gran Zebrù (m.3857).

 

 

A Sud c'è quel che resta del ghiacciaio delle Tre Venezie:

 

Le Vedrette Ultima a sx e Alta a dx

 

Superata la morena e volgendo indietro lo sguardo appare questa grande piana dal torrente che origina la cascata delle immagini precedenti; sembra di essere nel parco nazionale del Teide a Tenerife tanto è brullo e selvaggio questo lembo di terra. La  monumentale piramide in centro nella foto è la Cima Rossa di Martello (m.3001).

 

 

Proseguendo verso l'agognato Rif.Martello s'incontra un piccolo pianoro con un bel masso erratico; quando fu portato lì dal ghiacciaio? Probabilmente di recente visto che c'è ancora del permafrost sotto ai suoi piedi. L'unica o quasi specie botanica che si osserva a questa altezza è la Silene Acaule.

 

Masso erratico e morene glaciali

 

Silene acaule (Silene acaulis)

 

Il Gran Zebrù (m.3857) con la parete Est

 

 

Panoramica con il Rif: Martello (m.2610)

 

Ed eccoci finalmente al Rif.Martello dove ci aspetta una birra fresca e spumeggiante; le maestre affamate si tuffano sullo smorn spazzolando via tutto...come assaggino per lo scrivente una prugna bruciacchiata.

Pori putei...pare che Corolla & Pistilla le maestre, si approprino indebitamente delle merendine industriali dei bimbi minacciandoli con montagne di compiti!!!!

Scendiamo a valle e in prossimità della diga diamo un'occhiata alle marmitte di erosione dell'originale corso del rio Plima.

Il canyon è piccolo ma interessante visto il microclima e la presenza di alcune specie botaniche che normalmente fioriscono a luglio.

 

Il canyon

Erioforo (Eriophorum angustifolium)

 

C'è anche un bell'esemplare di Semprevivo dei monti:

Semprevivo dei monti (Sempervivum montanum)

 

Nel mio archivio recupero una cartolina degli anni 80 con il Rif.Corsi e le tre Venezie sul fondo; è possibile fare un confronto di come era il ghiacciaio di 40 anni fa anche se il punto di ripresa è leggermente diverso. Le cime tutte sopra i 3000 m. sono oggi scoperte e la Vedretta Ultima occupa solo la sella interna.

 

I ghiacci di ieri e oggi

 

 

Lo stesso dicasi del Cevedale qui in una diapositiva dello stesso anno, ripreso dalla Cima Beltovo (m.3324) raggiungibile risalendo la valle del Madriccio:

 

Il Cevedale nel 1983

 

Appare bianco e immacolato anche in una successiva immagine digitale del settembre 2004:

 

Il Cevedale nel 2004

 

L'immagine del 2019 non lascia spazio ai dubbi: se il trend delle temperature è questo, tra meno di 10 anni questa vedretta e molti dei ghiacciai delle Alpi scompariranno.

Notizia del giorno: si stanno celebrando i funerali del ghiacciaio Pizol in Svizzera e del ghiacciaio Okjokull  in Islanda come dire che del sentiero glaciologico della Val Martello tra non molto rimarrà il solo sentiero ma si avrà solo memoria del ghiacciaio che contorna le cime.

Il mondo non ha bisogno ne di Tramperi ne di Bolsonari, ne di negazionisti del clima, ne di cementificatori, trivellatori, plastificatori, tetrapaccatori, piromani, costruttori di suv, di armi, di TAV, di inquinatori, di distruttori del paesaggio, costruttori di sciovie, funivie, di areoporti di ladri e lobbisti e paraculi simili a cui l'ambiente non frega nulla.

Come scrisse una volta Indro Montanelli parlando in quel caso specifico dei Valtellinesi, essi vivono di uva e onestà; se la vite è una peculiarità delle coste soleggiate e ripide della Valtellina, l'onesta è quella di tutti, quella che non permette al benestante di diventare ricco e al povero di diventare miserabile.

Dopo cinque ore di cammino stanchi ma felici raggiungiamo il parcheggio attraversando la forra del Rio Plima tra ponti tibetani e todeschi.

Il pulman bolso e fumigante ci attende e solo facendo gli scongiuri dopo un paio di soste non previste ci porta vivi a casa!

 

 

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