SIEGLINDE TATZ BORGOGNO

 

 

 

Percorrendo il sentiero che da Baita Garba conduce fino al paese di Pochi di Salorno, lo sguardo va naturalmente al fondovalle dove i frutteti in veste invernale costruiscono perfette e rettilinee geometrie.

 

 

Ma appena al di sotto della chiesa di Pochi la retta lascia spazio alla curva; sempre di geometria si tratta ma l'ultima perfettamente gratuita non ha alcun fine pratico se non quello di catturare lo sguardo sulla bellezza e armonia delle forme generate dalla mano dell'artista.

 

 

Dalla neve che ricopre questa parte del monte Corno - dove il sole non fa sentir ancor i suoi raggi - spuntano numerose sculture in bronzo la cui autrice è l'artista sudtirolese Sieglinde Tatz Borgogno. Il parco tematico è in un luogo non particolarmente indovinato perchè il bosco è un po' troppo ripido e si ha una certa difficoltà ad ammirare le sculture, ma l'ambiente naturale, il silenzio e i pochi raggi di sole che filtrano tra i rami dei tassi, rendono alcune prospettive affascinanti.

 

 

Le sculture rispecchiano i conflitti interiori e le esperienze di vita dell'artista; le donne scolpite, dapprima piccole e tozze diventano via via più grandi, si liberano nello spazio e trovano lì nel bosco e nella vita la loro indipendenza.

La mia attenzione s'è concentrata soprattutto sulle sculture più piccole perchè è possibile isolarle dal contesto, immerse e quasi sepolte dalla neve come di fatto erano.

 

 

 

 

Donne sole, dee madri dai fianchi maestosamente ampi, calme figure solitarie protagoniste uniche di un rapporto privilegiato con la madre terra.

Poco innanzi l'orizzonte cambia e con le coppie di amanti fa il suo ingresso anche la figura maschile:

 

 

In queste sculture la donna è comunque sempre protagonista, avvolge nelle sue marcate formosità l'esile compagno:

 

 

I volti divengono poi smisuratamente piccoli, le forme dei corpi dominanti:

 

 

E l'artista per ultimo sviluppa forme stilizzate in cui i sessi si confondono per rimarcare la più completa armonia:

 

 

 

 

 

Nella ricerca della sintesi l'artista si spinge ancora più in la, rimangono allora le sole tracce dei corpi, le loro impronte nello spazio, una presenza cosciente della nudità dell'essere nella dimensione infinita dello spazio-tempo:

 

 

 

 

 

L'artista Siglinde Tatz Borgogno

 

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