ALEXANDER von HUMBOLDT L'ARCHETIPO del VIAGGIATORE

 

                Da Les Voyageurs du XIX siècle, 1880

“I risultati dei viaggi di Humboldt sono tali da permettere di definirlo l’autentico scopritore dell’America equatoriale. Prima di lui, questa terra veniva sfruttata senza conoscerla ed una quantità innumerevole delle ricchezze da essa prodotte veniva assolutamente ignorata. Occorre dirlo chiaramente: nessun viaggiatore aveva mai fatto compiere un tale progresso alla geografia fisica e a tutte le scienze ad essa correlate. Humboldt è l’archetipo del Viaggiatore, nel senso più ampio e completo del termine.”

                                                                                                                                              Jules Verne

 

Humboldt nel suo studio a Berlino

 

“Il viaggiatore che percorre il globo, proprio come lo storico che risale il corso dei secoli, ha davanti a sé sempre lo stesso quadro desolante dei conflitti della specie umana. Ecco perché, testimone dei permanenti dissensi tra i popoli, l’uomo che aspira alle gioie pacifiche dell’anima ama volgere il proprio sguardo alla tranquilla vita dei vegetali e alle energie misteriose della forza fecondante della Natura; oppure, abbandonandosi a quell’ istinto innato che abita il suo cuore, l’uomo, colto da un’intuizione sacra, eleva i propri occhi verso il firmamento ove gli astri proseguono le loro evoluzioni eterne, governate da un’inalterabile armonia”

                                                                                                                                            A. von Humboldt

 

Per farla breve il pensiero di Humboldt è il mio pensiero e venderei l'anima e tutto il resto per vivere la sua esperienza, facendo un bel salto all'indietro di 200 anni. Unico neo non esisteva ancora la fotografia ma ...pazienza mi sarei dilettato con la pittura.

Partendo da questo desiderio impossibile da realizzare, sono giunto a Tenerife con un disagevole volo intorno alle 3 di mattina nel corrente millennio. Viaggio insonne con intermezzo di un paio d'ore nell'aereoporto internazionale di Madrid, un gioiello di architettura non comparabile con quello milanese di Malpensa, ormai vecchiotto.

Dopo un mattino di tribolazioni trascorso nella hall del Sol de Tenerife, causa incomprensioni varie col sbalestrato direttore tale Garcia Cayetano Ramon Perez Che Ie Piasse Un Accidente, nel tardo pomeriggio abbiamo percorso la passeggiata di Playa Americas ridente borgo di cemento più o meno armato frequentato tutto l'anno da frotte di turisti (definizione questa ormai carica di negatività) .

Ero ben consapevole che gli insediamenti costieri della più grande isola delle Canarie lasciassero molto a desiderare per cui mi ero messo l'anima in pace, sicuro che l'interno e le zone meno accessibili dell'isola avessero qualcosa da raccontare, esattamente come ai tempi del nostro Alexander... e così è stato.

Noleggiata la macchina abbiamo percorso in una settimana circa 1000 km allontanandoci precipitosamente dalla costa Sud dal paesaggio brullo e arido e caratterizzata dalla presenza di estese coltivazioni in serra. Niente da fotografare dunque.

Se la cava un po' meglio la costa Nord, ma le serre molto poco estetiche fanno anche qui la loro comparsa come a punta Teno, dove il faro e le coste precipiti de Los Gigantes costituirebbero da sole un bellissimo scenario.

Meglio ancora è la punta Est dell'isola dove partendo dalla Playa de Las Teresitas, dopo una ventina di chilometri di strada tortuosa si raggiunge Camorga. Da lì un sentiero immerso nel verde conduce al Faro e lo spettacolo e l'emozione sono garantiti. Lungo il cammino tra le fioriture degli asfodeli  si possono osservare esemplari unici di semprevivi delle Canarie. Appartenenti al genere Aeonium sono delle piante succulente, della grande famiglia delle Crassulacee. Sono definiti i parenti ‘esotici’ (ovvero amanti del clima caldo) del genere Sempervivum (che al contrario prediligono i monti italiani ed euro-asiatici) e si differenziano in centinaia di specie al che la classificazione risulta assai complicata.

 

Aeonium canariense(?)

 

Ma veniamo al clou, al Teide con l'omonimo parco nazionale istituito nel 1954. Qui il clima è totalmente diverso dalla costa, le nuvole solcano il cielo già dalle prime ore del mattino e nelle ore più calde del giorno è una fortuna scorgere la cima del vulcano. Se va bene "El monte " ricomparirà nel tardo pomeriggio, se va male scenderà una nebbia da non vederci nulla.

 

 

“Sono pronto a fare i primi passi attraverso il mondo, senza guide e da uomo libero.......Non sarò

impedito da alcun forte  legame passionale. Argomenti seri e lo studio della Natura saranno uno

scudo contro la sensualità!”

                                                                                                    A. von Humboldt (1795)

 

Mercoledì 25 febbraio alla buonora partiamo alla volta di Santiago del Teide e poco prima del paese una strada di una quarantina di km conduce con pochi tornanti nella Canadas, l'antica caldera posta a quota 2000m. La cingono le montagne del bordo che si elevano fino ai 2500m. e più o meno in mezzo c'è il picco del Teide che non par vero raggiunga la considerevole altezza di 3715m.

La prima sosta ai piedi del bordo esterno della caldera garantisce da subito lo spettacolo, ed è quello della pineta, dove il Pino delle Canarie (Pinus canariensis C. Smith) stupisce per la capacità di adattamento e colonizzazione del terreno lavico.

 

 

“Tra poche ore salperemo......Che felicità di fronte a me! Quale tesoro di osservazioni potrò compiere per arricchire il mio lavoro sulla costituzione della Terra. Intendo raccogliere fossili e piante e fare un’analisi chimica dell’atmosfera. Farò anche osservazioni astronomiche, la mia attenzione sarà sempre volta all’osservazione dell’armonia delle forze naturali e dell’influenza esercitata dalla creazione inanimata sui regni vegetale ed animale. L’uomo deve aspirare al Bene e alle cose grandi! Il resto dipende del destino”

   A. von Humboldt (1798)

 

 

 

Pini solitari crescono tra le colate laviche alcune trasformate dall'erosione in finissima sabbia nera, altre costituite da rocce appuntite e taglienti dove camminare è un'impresa. Si alternano poi i colori della lava più recente di solito grigio cenere con quella più antica ossidata, di colore rossastro.

 

 

 

 

Mirabile spettacolo quello del pino che cresce nel fondo della colata dove misteriose vene d'acqua, condensata durante le notti umide del Teide, permettono una difficile esistenza.

 

La sua passione per la storia naturale e, più in generale, per le scienze

lo avvicina a Goethe, con il quale Alexander ritrova delle “affinità elettive”.

 

L'incontro tra Goethe, Schiller e i fratelli Humboldt

 

Ma saliamo, saliamo, perchè altre sorprese ed altri panorami sono lì ad attenderci. Varcato il  bordo della caldera si fa innanzi " el Pico Viejo ", il Monte Vecchio che presenta una visibile ferita sul lato meridionale. Da quella ferita è uscita una delle ultime colate laviche dell'isola quella del 1798.  Qui la lava denominata in spagnolo "malpais" assume forme irregolari; la roccia è contorta, spigolosa, tagliente ed è pericoloso camminarci sopra anche con gli scarponi.

 

 

 

 

Il 19 giugno vedono di fronte a sé uno dei più bei vulcani della Terra, il Teide (3715 m. slm), nell’arcipelago delle Canarie.

Con Bonpland, Humboldt scala la montagna e si cala nel cratere dove “il calore brucia le suole delle scarpe”. Durante il soggiorno a Tenerife, che offre al naturalista la varietà di specie tipica di quelle regioni climatiche, Humboldt misura, erborizza e percorre la magnifica valle dell’Orotava dove osserva e disegna uno dei più antichi testimoni vegetali sulla faccia del globo “una Dracaena di 45 piedi di circonferenza che 400 anni fa doveva essere già quasi grande come oggi” Il 25 giugno scrive: “Ah, me ne vado quasi piangendo, se solo tu potessi vedere la campagna, le foreste di alberi di lauro secolari, le vigne, i roseti! Qui ingrassano i maiali con le albicocche e le strade brulicano di cammelli!

 

 

La Dracena dell'Orotava dal diametro alla base di 14m.

 

La strada corre ora, verso Sud-Est e taglia in due la colata; le montagne della caldera sullo sfondo chiudono la Boca del Tauce.

 

 

 

 

Ma andiamo avanti verso il Llano de Ucanca, l'altopiano che conduce al centro del parco. Pochi cespugli, crescono tra ciotoli e sabbia vulcanica. Forse quando la neve e le piogge abbondano questa piana si riempie di un sottile velo d'acqua ma non vorrei dire una sciocchezza.

 

 

 

Il tempo volge al peggio e percorriamo il sentiero della Montana de Roque sotto un pioggerella fine quasi minuta grandine. La pioggia e il vento hanno scolpito la roccia e neri cordoni di lava scura si snodano più in basso. Si tratta di un altro tipo di lava conosciuta come " pahoe-hoe ", tipica dei vulcani Hawaiani, è quasi liscia e anche scalzi non si corre alcun rischio a camminarci soprai.

 

 

 

I resti delle fioriture del tajinaste rojo (Echium wildpretii) si elevano solitarie dal caos di cespugli e ginestre. Pianta endemica di Tenerife cresce all'interno del Parco del Teide dove fiorisce a partire dalla tarda primavera fino a fine estate. Rosso è il suo fiore, come il sangue che scorre nelle vene della montagna.

 

 

Se potessi abbandonarmi ai ricordi dei miei viaggi ormai lontani ricorderei, tra le più suggestive scene della natura, la calma sublime di una notte tropicale, quando le stelle, non sfavillanti come nei nostri cieli nordici, versano la loro luce delicata e planetaria sull’oceano che appena palpita; […] oppure descriverei la cima del Picco di Tenerife, quando uno strato orizzontale di nuvole, abbagliante di chiarore, separa il cono di ceneri dalla piana sottostante, e improvvisamente una corrente ascendente squarcia il velo di nuvole, così che l’occhio del viaggiatore può spaziare dall’orlo del cratere, lungo i pendii dei vigneti di Orotava, fino ai giardini di aranci e di banane che orlano le spiagge.

                                                                                                                                                                    A. von Humboldt

 

200 anni dopo la visita di Humboldt,  i giardini di banane e aranci sono oramai nascosti dalle "colate" di cemento, lassù però il Teide è ancora inaccessibile agli uomini e conserva lo stesso fascino e la stessa bellezza di un tempo, bellezza che si scopre muovendosi a piedi in quel paesaggio senza tempo, dove il baratro e la vertigine separano le ere geologiche dal tempo della storia, in fondo piccola cosa di sei - settemila anni di presunta civiltà e dove l'attore inconsapevole si muove a tentoni e fatica ad armonizzare la sua esistenza con quella del cosmo che lo avvolge.

Dunque il Teide e non l'isola di Tenerife è la metà del visitatore curioso. Egli lascia dietro sè il caos, i rumori della costa, il cemento e l'asfalto per immergersi nel silenzio della natura primordiale della Canadas, tra lave nere e rosse, tra nuvole e sole, attento a percepire l'unicità di quel paesaggio.

 

 

Sopra una conchiglia fossile

Sul chiuso quaderno

dei vati famosi

dal musco materno

lontano riposi

riposi marmorea

dell'onde già figlia

ritorta conchiglia....

Riflesso nel seno

de' ceruli piani

ardeva il baleno

di cento vulcani....

                                            

Giacomo Zanella

 

 

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