ORTIGARA 2018
Un fine settimana sull'altopiano di Asiago è appena sufficiente per visitare alcuni luoghi della Grande Guerra, in particolare la zona dell'Ortigara e Asiago con il Monumento ai Caduti. E' anche l'occasione per incavolarsi nuovamente visto che nessun monumento del territorio italico è immune all'incuria.
E parliamo proprio dell'Ossario dove la zona sommitale con l'Ara della Pace non è accessibile per infiltrazioni d'acqua. Ricordo: siamo nel 2018 a 100 anni esatti dalla fine della Prima Guerra Mondiale e un paese che rispetti la memoria deve fare le pulizie di primavera, estate, autunno e pure d'inverno prima delle scadenze riportate sul calendario patrio.
Al diavolo direbbe Kit Carson per non dire di peggio!
Per chi proviene da Enego poco prima di Gallio parte sulla destra una strada in parte asfaltata che supera Campomulo, si addentra nell'altipiano e lasciando sulla destra la piana della Marcesina, permette di raggiungere il piazzale Lozze dove parcheggiamo la macchina.
Sono circa 15 km un po' disagevoli ma comunque percorribili facendo attenzione agli ammortizzatori.
A sorpresa scopriamo che il Gruppo Alpini di Gries (BZ) trascorrerà il fine settimana al Rif. Ceschin ( Rifugio??? ) per dare una sistemata ai sentieri e alle trincee di Punta Campanella e dintorni.
Oggi ai comuni rimangono le briciole per cui risulta difficoltoso se non impossibile fare un'adeguata manutenzione del territorio.
Il paese si salva solo con il volontariato di cui ho esperienza diretta in quel di Caupo; la strada della Guizza la puliscono i suoi abitanti di cui pochi resisdenti.
La memoria va alle case cantoniere abbandonate, abitate un tempo dagli addetti ANAS che avevano tra i loro compiti quello di ripulire dalle erbacce i tratti di strada di loro competenza. Stiamo parlando dei tempi d'oro della prima repubblica...forse non proprio d'oro almeno pieni di speranza.
Sacello e chiesa del Lozze
A circa mezz'ora dal parcheggio si raggiunge la chiesa del Lozze e il piccolo sacello che raccoglie le spoglie mortali dei soldati; ancor oggi la terra restituisce le ossa dei combattenti o qualche residuato bellico non ancora consumato dalla ruggine.
Sopra la chiesa c'è la colonna con la statua della Madonna, un punto panoramico da dove è possibile individuare le cime, teatro della battaglia del giugno 1917.
Per riassumere ci troviamo nelle propaggini Nord-Orientali dell'altopiano; guardando la foto, tutte le cime a sinistra dell'Ortigara erano saldamente in pugno ai Kaiserjager e solo il Campanaro, la Caldiera e ovviamente il Lozze erano in mano italiana.
Tra le varie missioni suicide di cui è costellata ogni guerra, in quella di cento anni fa c'era la conquista dell'Ortigara che ipoteticamente avrebbe permmesso all'esercito italiano di impadronirsi di tutto l'Altipiano e della Valsugana da cui scendere trionfalmente nella città irredenta di Trento.
Bah...Cadorna e i suoi generali abusavano già allora di potenti allucinogeni e si divertivano a giocare ai soldatini che purtroppo cadevano a frotte nella totale indifferenza dei comandi.
Soldati italiani
La realtà era quella solita di un esercito di contadini mal equipaggiati che alla guerra proprio non ci credevano. Li guidava da vicino qualche buon capitano coraggioso e pure convinto di stare dalla parte giusta. Gli ordini però arrivavano da chi si teneva a debita distanza e osservava col binocolo i soldati che si immolavano davanti al filo spinato spazzato dalle mitragliatrici.
Soldati austriaci
Dopo mezz'ora di cammino si arriva a Baita Ortigara la " no flay zone " di allora, la terra di nessuno dove le mitragliatrici austriache puntavano sul nemico italiano che si apprestava ad attaccare. Chi voleva salire sull'Ortigara da Ovest doveva passare di qui; la zona era anche sotto il tiro delle postazioni del Corno di Campo Bianco molto più a Ovest; gli austriaci in posizione dominante vedevano e controllava tutto.
Postazione italiana Gen. Di Giorgio. A sinistra la Baita Ortigara, a destra quota 2101
I numeri non fanno altro che confermare quanto scritto; le perdite italiane in quei giorni di fine primavera furono più del doppio di quelle austriache. Il tutto si concluse con una bella ritirata sulle posizioni di partenza addossate al Campanaro e Cima Caldiera.
Intanto nel Vallone dell'Agnella e affini gli " Agnelli " sacrificali raggiungevano la pace eterna ridotti in poltiglia. Gli austriaci in una ventina di giorni usarono più di 200 tonnellate di piombo!
Ortigara (m.2106)
Dalla cima dell'Ortigara si osservano le postazioni italiane di cui rimangono visibili le trincee che tagliano il Campanaro e la Cima Caldiera quasi orizzontalmente:
Campanaro, Osservatorio Torino e Cima Caldiera dall'Ortigara
Ortigara (m.2106): panorama verso Ovest
Volgendo lo sguardo verso Sud si vedono Cima Campanella, il Lozze, lontano gli splendidi prati della Marcesina paradiso dei fondisti e dietro ancora, il massiccio del Grappa.
Ma cambiamo argomento e per tirarci su il morale diamo un'occhiata ai fiori che crescono tra quelle che furono un tempo le trincee dei Kaiserjager; al solito madre natura anche se rimase ferita per decenni con due terzi dei boschi andati perduti si rimboccò lentamente le maniche stendendo un velo di verde e di colori sul passato insulso degli uomini:
Stella Alpina (Leontopodium alpinum)
Non poteva mancare la stella alpina fiore simbolo delle dolomiti e del calcare ma molte altre specie vegliano sulla memoria dei caduti:
Rododendro peloso (Rhododendron hirsutum)
Potentilla persicina (Potentilla nitida)
Miosotide alpina (Myosotis alpestris)
Silene rupestre (Silene acaulis)
Proprio dei macereti è il doronico:
Doronico dei macereti (Doronicum grandiflorum)
Sassifraga autunnale (Saxifraga aizoides)
Dalla Cima dell'Ortigara scendiamo verso il Passo dell'Agnella che si affaccia direttamente sulla Valsugana; la galleria Biancardi ospitava sicuramente un nido di mitragliatrici austriache e venne conquistata dagli italiani ma persa qualche giorno dopo:
La campanula che cresce sulla spaccatura della roccia ha come sfondo il Lagorai; la Valsugana con la piana di Strigno è 2000 metri più in basso.
Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia )
Silene alpestre (Silene alpestris)
In qualche piccola conca dove l'umidità è maggiore cresce la parnassia:
Parnassia palustre (parnassia palustris)
Sulla via del ritorno abbiamo raggiunto il Pozzo Scala sotto la Cima del Campanaro; da qui partiva una rete di trincee, alcune verso il Passo dell'Agnella, altre verso l'osservatorio Di Giorgi, quella da noi seguita da cui è stato possibile scendere al Baito dell'Ortigara e ritornare al Rif.Ceschin giusto in tempo per evitare il classico acquazzone con tuoni e fulmini al seguito.
D'estate è opportuno visitare la sommità dell'altipiano alla mattina presto; l'insolazione pomeridiana da origine a cumuli e nembi per cui la probabilità di temporali è sempre elevata.
Soldati italiani sul Campanaro
Ho visitato questi luoghi anche nel lontano 2007; allora eravamo partiti dalla Marcesina in MTB e dal piazzale Lozze percorrendo il sentiero in alto eravamo giunti sulle trincee del Campanaro e della Caldiera. Parcheggiata la bici tra i mughi eravamo saliti a piedi sull'Ortigara.
L'altipiano è talmente vasto e pieno di sorprese che sarebbe necessaria più di una settimana per visitarlo tutto. Senza contare che uno dei più importanti scrittori del secondo novecento è vissuto qui e ha ambientato una buona parte dei suoi romanzi proprio in questi luoghi. (Omaggio a M.R. Stern )
E se un tempo risalivano dalla piana della Marcesina i soldati italiani destinati a immolarsi per la patria, ora fortunatamente arriva solo qualche escursionista e qualche docile gregge che si accontenta dei magri pascoli dell'altopiano.
<< Sette volte bosco, sette volte prato, poi tutto ritornerà com'era stato >>