MONOGRAFIA BALDENSE
Cartografia
Mi sono accorto che nel sito, attivo dal 2003 non compare nessun articolo dedicato al Monte Baldo e voglio quindi correre ai ripari.
Su questo spettacolare gruppo montuoso ci sono stato almeno una decina di volte e in tutte le stagioni; non dico di conoscerlo perfettamente ma ho percorso in lungo e in largo i principali sentieri di questa montagna.
Il Monte Baldo a differenza di altri gruppi montuosi si estende in senso longitudinale ossia da SSO a NNE e separa la faglia occupata dal lago di Garda da quella attraversata dal fiume Adige. Già questo aspetto suscita gli interessi dei geologi dato che le spinte tettoniche che hanno dato origine alle Alpi hanno direzione prevalente Sud - Nord. La figura che segue è un tentativo di spiegare l'anomalia di questo gruppo montuoso:
In pratica la presenza di due gruppi massivi a Ovest quello granitico dell'Adamello e a Est quello di Cima d'Asta, ha prodotto un cuneo di spinta che nella fattispecie ha sollevato la catena baldense con i corrugamenti visibili in figura: una lunga anticlinale costituita dalla catena principale seguita da una conca o sinclinale quella di Ferrara di M. Baldo più in basso e da una successiva anticlinale che precipita sulla valle dell'Adige ed è stata demolita dall'erosione indotta dai ghiacciai quaternari e dal fiume stesso.
Le cose non sono ovviamente così semplici se si pensa che la parte trentina del Baldo costituita dall'Altissimo di Nago non è in perfetta continuità con la parte veronese....ma qui c'entra come al solito l'autonomia speciale...
L'anticlinale del Baldo veronese
L'immagine sopra è stata scattata nei pressi di Spiazzi(m.862) dopo essere saliti da Brentino passando dal Santuario della Madonna della Corona, una piccola perla abbarbicata sulle pareti di dolomia triassica a precipizio sulla valle dell'Adige,
Il Santuario della Madonna della Corona
E' chiaro dunque che la visita dell'Arcibaldo può essere fatta da molti versanti; da Est come nel caso sopra o da Sud-Ovest partendo da Prada e risalendo la dorsale del Forte di Naole fino al Rif.Chierego (m.1911).
Il Rif.Chierego fu la prima méta baldense circa una quarantina di anni fa, agli inizi della mia carriera di fotografo-esploratore.
Monte Baldo 1983: diapositive Kodacrome 64 ISO
Allora si utilizzavano le diapositive e per la Kodachrome si doveva aspettare quasi un mese prima di conoscere con un po' di trepidazione i risultati dato che l'unico laboratorio esistente in Italia era quello di Milano; magnifica la resa calda dei colori di quelle generazione di pellicole.
A parte le sei immagini di cui sopra, in questa monografia pubblico solo immagini digitali; le più antiche del 2004 risalgono agli inizi dell'era digitale leggi Nikon Coolpix 885 da 3.2Megapixel.
Questa montagna è interessante anche per le vicissitudini quaternarie dato che le parti sommitali della catena rimasero libere dai ghiacci e permisero la conservazione di parte della flora del terziario che altrimenti sarebbe stata spazzata via. Altra immagine illuminante è la seguente:
I ghiacciai quaternari
I ghiacciai ( è d'obbligo il plurale perchè di periodi glaciali ce ne sono stati più di uno ) hanno modellato il paesaggio a Sud del lago di Garda e quello oltre la stretta di Ceraino formando due anfiteatri morenici rispettivamente del Garda e di Rivoli che si sono in parte sovrapposti esattamente come accade nell'interferenza tra onde prodotte in un liquido generate in punti differenti.
Unico neo: i veneti maghi nella distruzione di casa loro, sono riusciti a rovinare anche questa zona piazzando due turboeliche a Sud della Chiusa......ammazza che senso estetico cianno sti veneti eredi del Veronese, del Tiziano e del Giorgione...... iè piasse la Tempesta agli amministratori lungimiranti!
Questa montagna è nota in tutta Europa proprio per la presenza di moltissime specie botaniche; magari non è così ricca come la contigua zona del Passo di Crocedomini
(Filippo Prosser eminente botanico trentino afferma invece l'opposto ossia che la grande variabilità climatica del M. Baldo permette di superare nettamente la ricchezza floristica di Passo Crocedomini, nonostante la maggior diversità geologica di quest'ultimo ) ma unisce alla flora un panorama unico:
Il lago di Garda verso Sud con il Rif.Telegrafo
Verso Nord con le cime principali Telegrafo, Pettorina e Valdritta
E visto che ci siamo quali fiori si potrebbero osservare qui a 2000 metri? Stelle alpine, campanule, camedri, astri e molto altro ancora.
Se invece alziamo lo sguardo sullo sfondo compare il massiccio dell'Adamello con il Carè Alto e la Presanella a destra.
Duemila metri più in basso c'è ovviamente il lago di Garda il più grande serbatoio d'acqua dolce italiano che concorre a creare un clima unico da cui derivano fascie vegetazionali molto diversificate: dall'olivo e leccio fino al pino mugo.
Il massiccio intrusivo dell'Adamello
Circo glaciale verso il lago di Garda
Quei ghiaioni sono frequentati in autunno dai camosci che osservano impassibili i distratti escursionisti:
Dalla cima del Telegrafo è possibile scendere fino al Rif Novezzina (m1255):
La piana erbosa utilizzata a pascolo ospita qualche antica casera con il classico camino a emiciclo:
Una gita al P.so di Cerbiolo (m.1379) permette di scoprire altre specie floristiche tra le quali ne va menzionata una: quel diavolo di Giusquiamo che pare voglia abbracciarci mortalmente:
Giusquiamo nero (Hyoscyamus niger)
Pianta tossica come recita Actaplantarum:
Fin dal Medio Evo è noto l'utilizzo del Giusquiamo come
"pianta magica". Le sue proprietà infatti ne facevano una droga ideale per
facilitare le più disparate facoltà dell'occulto, dalla profezia allo
sdoppiamento psichico, dalle proiezioni astrali fino al colloquio con i morti.
Nel XV secolo questa pianta veniva utilizzata come narcotico e analgesico nel
corso delle operazioni chirurgiche.
Aggiungo io che qualcuno passava direttamente nell'aldilà durante l'operazione...però.... la proiezione astrale mica male..i nostri politicanti dovrebbero approfondire..
Casera nella sinclinale baldense
Proseguendo verso Nord si può prendere la strada verso il lago di Pra della Stua per poi risalire al P.so di San Valentino (m.1314) luogo di partenza ideale per tutte le escursioni sul Baldo trentino.
Corne di Bes, Corna Piana e Altissimo
La flora intorno al passo è spesso ospitata nel sottobosco di faggio:
In Trentino le malghe sono state restaurate e la loro copertura è realizzata in lastre calcaree:
Dal P.so San Valentino inizia una delle gite più consigliate visto che si può osservare la flora della Riserva naturale della Corna Piana:
Il pezzo forte è sicuramente la Peonia:
Peonia selvatica (Paeonia officinalis)
Volgendo lo sguardo a Sud ecco ben visibile la Colma di Malcesine, il profilo del Baldo veronese e in basso i Pra dell'Alpesina:
Fioriture di peonia officinale a giugno sulle Corna di Bes
La gita prosegue fino al Rif.Graziani al P.so della Canaletta (m.1617). Qualche bell'esemplare di faggio resiste ai tormenti dell'inverno e alla siccità dell'estate.
Il terreno calcareo è permeabile all'acqua ed è presente solo in qualche pozza argillosa a uso e consumo del bestiame:
Da qui la strada militare intitolata al generale Graziani ma scavata dagli zappatori che gli auguravano sicuramente tanta salute, s'inerpica fin sull'Altissimo di Nago (m.2080). Ovviamente si possono osservare altre specie botaniche sia sui prati che sui dirupi:
La strada Graziani la Corna Piana e la Polsa con gli impianti di sci
Meritano un ingrandimento le foto delle tre specie che possiamo osservare sui prati dell'Altissimo:
Anemone del M.te Baldo (Anemonoides baldensis)
Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris)
Dafne rosea (Daphne striata)
Riporto per gli appasionati i due itinerari principali con i tempi di percorrenza:
Da San Valentino al Rif.Damiano Chiesa
Dalla Colma di Malcesine al Rif.Telegrafo
Concludo dicendo che il prossimo obiettivo baldense è quello di salire sull'Altissimo con la Ebike................facendo le debite proiezioni astrali....
Bibliografia:
STORIA GEOLOGICA D'ITALIA: Alfonso Bosellini Editore Zanichelli 2005
SUI SENTIERI DEL MONTE BALDO: Giuseppe Corrà Editore Club Alpino Italiano Comitato Scientifico 1983