LA VIA DELLO SCHENARO
Via del Giubileo, via dei Re Magi o del solo Melchiorre smarritosi da queste parti?
Vista l'uscita del libro dello scrittore belumat Melchiorre Matteo e il successo di visitatori sull'antica via medioevale, direi che la dedica, passati oramai 20 anni dal Giubileo, potremo intitolarla a uno dei Re Magi secondo la tradizione todesca di K-M-B alias Kaspar Melchior e Baldazar.
I todeschi poi, aldilà del Pontét erano gli immigrati DOC del 1400, cançpi o minatori esperti, chiamati qui dal signore di Monguelfo per estrarre l'argento, il mercurio, il piombo e il ferro.
Il libro scritto nel 16 del nostro millennio parla con dovizia di questa strada - sentiero che fino a metà dell'800 era l'unica esistente che collegava il Primiero con Feltre.
Risale infatti all'epoca successiva al Negrelli Luigi da Fiera (1799-1858) l'Homo de Suez ed esattamente al 1882 l'apertura della nuova via nella gola del Cismon che prima da ste bande fluitava solo il legname e vi lavoravano i stuadori ( dal todesc stauen = arrestare l'acqua ) esperti costruttori di dighe temporanee che servivano per concentrare le bore.
Na bota alla stua e i tronchi scendevano precipitosamente a valle con disgraziatamente la compresenza dello stuadore come M. Corona insegna.
San Zenone a Zorzoi
E dunque il passo dal libro all'esplorazione sul campo è stato breve e mi sono messo in cammino nei primi di gennaio favorito dal bel tempo e dalle temperature oramai sempre più alte.
Da Fonzaso risaliamo la Valle del Cismon, superiamo il Ponte Serra con il bel Bar-Ristorante in ristrutturazione dove al ritorno addenteremo un ottimo panino al Brie-Speck, raggiungiamo il ponte di Gorna e saliamo fino a Zorzoi a quota 640 m.
La via Crucis di S. Zenone
A Zorzoi in questo periodo dell'anno è allestito il presepe lungole stradine del paese ma lo sguardo corre in alto verso la montagna dove è posta la bella chiesa di S.Zenone: da lassù il panorama è splendido e apppare inconfondibile la sagoma del M.te Grappa.
La via di cui parla il Matteo nasce in realtà a Feltre e dunque ben lontanto da Zorzoi; uno dei tanti sentieri saliva attraverso Pedavena fino al Passo di Croce d'Aune (m.1016), e si collegava a Zorzoi. Osservando la cartina Tabacco F.23 si nota che da Aune (m.891) esiste un sentiero che evita la strada asfaltata, ma per intanto in questo sabato 4 gennaio dedichiamo la nostre forze al tratto principale da Zorzoi alle Roe.
Cantine e stalle della Bettola
La < Bettola secondo Matteo > era luogo di scambio, una sorta di dogana tra primierotti e feltrini che qui si accordavano sulle merci. Quali? Da Nord scendeva il legname, nonchè i metalli estratti dalle miniere di Tonadico a ridosso della famosa faglia che da Sud-Ovest a Nord-Est interessa tutto il territorio di oltre le Vette dunque anche le miniere di California e Valle Imperina. Non mancavano poi sulle tavole veneziane i latticini, il pregiato butirro e la puina.
E da Sud quali merci transitavano? Uno sguardo alla cartina e ci accorgiamo che il Primiero e il Vanoi sono territori isolati dal resto del Trentino; il Passo Rolle (m.1980) era insuperabile in età medioevale come difficoltoso doveva essere anche il collegamento con il Tesino attraverso il P.so del Brocon (m.1615) pur essendo ad una quota più bassa. Anche la via verso Agordo e Belluno attraverso il P.so Cereda (m.1361) non doveva essere facile da affrontare...ci provarono sulo gli Unni che avevano un sacco di tempo a perdere.
L'unica strada percorribile anch'essa con difficoltà era quella verso Sud dunquein direzione di Feltre. La storia racconta che fino al 1786 le due popolazioni del Primiero e del Feltrino appartenevano alla stessa parrocchia ossia alla diocesi di Feltre. Successivamente il Primiero con Canal San Bovo passò alla diocesi di Trento separando ciò che la chiesa mediovale aveva unito.
Sorge ora la domanda su chi tra trentini e veneti fu più taccagno perchè pur lucrando entrambi grazie ai commerci nessuno voleva tirar fuor la lira o il soldo che dir si voglia, per mantenere agibile la via. Quando qualche commerciante lo fece ecco che la burocrazia demenziale quella dei veneziani impose ai privati di distruggere le migliorie fatte perchè la via d'importanza militare non fosse troppo comoda..............poreti nel zervelo gli uomini di tutti i tempi!
Tanto si fece che nessun carro passò mai oltre Zorzoi e in senso contrario a Sud di Pontet; Schener sta infatti per " schiena " se andava bene quella di un mulo unico animale a percorrere quei sentieri a precipizio sul Cismon.
Homo Schenaro
Superata la Bettola che nello slang alpino ricorda la locanda e di cui rimangono i resti suggestivi dei volti e delle cantine, si prosegue su un sentiero ancora comodo e largo.
Lontano appaiono le bianche cime del Lagorai mentre la maggior parte della forra del Cismon è immersa nell'oscurità.
Ai Bur c'è il capitello dei Tuu che secondo quanto indica il cartello pericolante, dovrebbe indicare la presenza da qualche parte di tufo che non è chiaro se di origine vulcanica o sedimentaria.
Capitello " I Tuu "
Il bosco è stato colpito anche qui dal cataclisma del 2018 ossia da Vaia noto ad alcuni ma non a tutti, che gli impianti tra Cortina e Ortisei sono un'occasione da non perdere per le Olimpiadi invernali del 2026. Alè schei buttadi al vent e in tasca a quei del cement!
A titolo d'informazione per coprire 1 ettaro di piste con 30 cm di neve occorrono 1 milione di litri d'acqua per cui considerando un consumo medio di 100l per abitante questo significa prelevare l'acqua utilizzata in un giorno da una cittadina media di 10.000 abitanti.
Ritiro dei ghiacciai e lunghi periodi di siccità e vediamo se è il caso di berci la pista....
Dunque per il 2026 tagliamo ancora qualche albero, scartavetriamo la montagna, asfaltiamo i laghi, saldiamo le funivie tra loro e ....... come dice il noto proverbio abruzzese " La montagna ce la mettiamo tutti in canna " con buona pace del bene Unesco e zone limitrofe che insofferenti della ricchezza di alcuni vorrebbero fare altrettanto (vedi Alto Comelico).
Del castello di Schener presidio militare dell'antica via rimangono labili tracce di fondamenta:
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Il percorso prosegue in discesa per raggiungere la Val Rosna dove dal M.te Tavernazzo scende fresca e limpida acqua. In alto dovrebbe esserci una malga ma è forse dal Col dei Mich che conviene raggiungerla. Tra le specie arboree che colonizzano la profonda gola oltre ai faggi, ci sono numerosi tassi che qui come in Alto Adige sono relegati negli anfratti più freddi e remoti. La Sassifraga colonizza invece le rocce calcaree esposte al sole:
Luci e Ombre dello Schener
Sentiero ora strettissimo con baratri profondi; il letto del Cismon è duecento metri più in basso ed è opportuno controllare il passo per non finire laggiù dove l'uomo di Villabruna risalente al paleolitico superiore ( 12.000 a.C) è stato sepolto in piedi.....un salto perfetto con arrivo per l'appunto in punta di piedi!
Prima delle Roe un'altra fontana è invasa dalla vegetazione: col disgelo spero che i passanti si premurino di pulirla che altrimenti ci cresceranno dentro pure gli alberi.
Il capitello delle Roe se la passa meglio di quello dei Tuu dato che è stato restaurato una trentina di anni fa esattamente 100 anni dopo la sua costruzione risalente al 1890. Chi se ne fece carico? Ma guarda caso un cromero, un ambulante forse di immagini sacre prodotte dai Remondini di Bassano.
Il difficile mondo alpino non era chiuso affatto costretto dall'ambiente inospitale a scambi di merci e di uomini.
Il capitello delle Roe
Pochi decenni dopo passarano di qui gli Austriaci che con la rotta di Caporetto invasero il Veneto. La strada in basso anche se già esisteva fu resa probabilmente inagibile dalle truppe italiane in ritirata. Ecco dunque che l'antica via mediovale ritornò in auge; dubito comunque che ci passarono gli obici anche se sappiamo che nella guerra in montagna le armi pesanti furono trascinate fin su l'Adamello!
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Ed eccoci infine alle Roe o meglio i resti di questo insediamento dell'800' aggrappato alla montagna come molti altri delle Prealpi Venete; un'unica casa di cui una parte in spasmodica attesa di crollare:
Bene fece il vecchio proprietario a non chiudere la porta col chiavistello che i vandali l'avrebbero sfondata; entro con il dovuto rispetto che questi spazi della memoria mi incuriosiscono da sempre:
Apro delicatamente la finestra per avere un po' di luce; è ancora tutto in ordine e una fotografia fa bella mostra di sé sulla credenza:
Foto giusta per chiudere con questa parte della Via dello Schenaro; più in basso il Vanoi incontra il Cismon, più in sù a destra appare la diga di Pontet. Ora il sentiero è ostacolato dai molti alberi divelti dall'uragano; le reti paramassi fanno lo stesso e non rendono facile il cammino.
Questo tratto della via non è particolarmente affascinante e decidiamo dunque di tornare indietro.
La prossima volta perlustreremo la stretta gola per poi raggiungere e visitare il Primiero. a partire dalla chiesetta di S.Silvestro alta sul Totoga a controllo dell'antica via per Imer.
Da un vecchio proverbio primierotto-feltrino:
<< La Brenta non sarìa la Brenta sel 'l Cismòn non ghe dés na spénta >>
Bibliografia:
Aldo Gorfer: le Valli del Trentino 1977 Ed. Manfrini
Matteo Melchiorre: la Via dello Schener 2016 Ed. Marsilio
Willy Dondio: La Regione Atesina nella Preistoria 1995 Ed Raetia